Il parere del Gruppo Parlamentare PD al DPEF

Il parere del Gruppo Parlamentare PD al DPEF

Il parere del Gruppo Parlamentare PD al DPEF

             Roma 2 luglio 2008  

La Commissione  XII della Camera dei Deputati

esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica (DPEF) per gli anni 2009-2013;

premesso che,  

il Dpef 2009-2013 è presentato congiuntamente al decreto legge n. 112, del 25 giugno 2008, recante "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione delle finanza pubblica e la perequazione tributaria”….. 

Il parere del Gruppo Parlamentare PD al DPEF

                               Roma 2 luglio 2008  

La Commissione  XII della Camera dei Deputati

esaminato il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica (DPEF) per gli anni 2009-2013;

premesso che,  

il Dpef 2009-2013 è presentato congiuntamente al decreto legge n. 112, del 25 giugno 2008, recante "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione delle finanza pubblica e la perequazione tributaria” 

a legislazione invariata e a regolamenti parlamentari vigenti, la sessione di bilancio ha regole ben precise, nei tempi e nei modi, prevedendo che:

1.      entro il 30 giugno sia presentato: il DPEF (che indica gli andamenti tendenziali e programmatici) e il DDL di assestamento di bilancio per l’anno in corso.

2.      entro il successivo 30 settembre siano presentati il DDL di bilancio e contestualmente il DDL finanziaria, nonché la Relazione previsionale e programmatica e l’eventuale nota di aggiornamento al DPEF.

l’approvazione da parte delle Camere del DPEF, mediante una risoluzione con cui si impegna il Governo sui saldi ed, eventualmente, sui contenuti della manovra, non rappresenta un atto formale a carattere meramente programmatico, ma costituisce l’atto di codeterminazione di decisioni vincolanti per la fase di bilancio che, di norma, è successiva;

paradossalmente, stavolta la tempistica viene invertita: è la manovra che anticipa e vincola il DPEF e non il contrario. È una grave violazione delle prerogative del Parlamento, cui la Costituzione attribuisce con l’articolo 81 una funzione di indirizzo e controllo in ordine alla destinazione e allocazione delle risorse pubbliche in relazione ai fini da perseguire nell’interesse della collettività;

 considerato che

la politica economica del Governo, illustrata dal DPEF 2009-2013, non è all’altezza dei problemi del Paese ed è controproducente ai fini dell’aggiustamento della finanza pubblica. Essa non affronta le vere priorità: l’anemia della produttività e la perdita di potere d’acquisto dei redditi da lavoro e pensione;

l’assenza di interventi significativi per lo sviluppo e per il sostegno al potere d’acquisto delle famiglie è riflessa dalle previsioni sull’andamento della produttività e del Pil nell’arco temporale della legislatura: anche per l’ultimo anno della previsione (2013), l’aumento della produttività è inferiore all’1% e permane un significativo differenziale di crescita con i Paesi dell’area-euro;

sull’andamento dei redditi da lavoro e, conseguentemente, della domanda interna, pesa l’obiettivo di inflazione programmata. Il Governo ha indicato un’inflazione programmata dell’1,7% per l’anno in corso e del 1,5% dal 2009 in poi, un livello troppo basso per essere credibile che potrebbe generare conflittualità, incertezze, ritardi nella negoziazione e, inevitabilmente, effetti negativi sugli investimenti e sui consumi;

per quanto riguarda la finanza pubblica, la correzione per il 2009 avverrà attraverso un aumento della pressione fiscale, che nel quadro programmatico rimane significativamente al di sopra degli andamenti tendenziali, e una riduzione delle spese per gli investimenti, nonostante l’enorme deficit infrastrutturale di cui soffre il Paese, esattamente il contrario di ciò che sarebbe necessario per rilanciare l’economia;

infatti, nonostante l’ipotizzata riduzione della spesa per 35 miliardi, l’impegno di riportare il bilancio in pareggio nel 2011 non avviene attraverso riduzioni di imposte che anzi vengono aumentate per oltre 5 miliardi a partire dal 2009;

l’azione correttiva si concentrerà principalmente sulla spesa pubblica. Oltre ai previsti risparmi di spesa per le Amministrazioni Centrali per un ammontare pari a circa 14,5 miliardi nel triennio, di cui circa 5 miliardi nel 2009, il DPEF prevede misure specifiche, con un effetto di recupero pari nel triennio a circa 20 miliardi, che si concentreranno in particolare nei settori del pubblico impiego, della finanza decentrata, dalla quale dovranno provenire 9,2 miliardi di euro di risparmi nel triennio, di cui un terzo nel 2009, della sanità, che dovrà fornire risparmi per 3 miliardi dal 2010 e della previdenza;

essendo molti servizi sociali forniti dagli enti territoriali questo si tradurrà in una riduzione dei servizi e delle garanzie sociali essenziali;

sul piano della crescita economica, le stime del DPEF vanno dallo 0,9% del 2009 all’1,5% del 2011, con una media nel triennio dell'1,2%, una crescita così bassa che rivela implicitamente lo scetticismo dello stesso Governo circa l’efficienza della manovra a favore dello sviluppo e tale da far sembrare irrealizzabili gli obiettivi di finanza pubblica, primo fra tutti il pareggio di bilancio nel 2011;

sono completamente assenti misure di rilancio dei consumi interni mediante un incremento del reddito disponibile della famiglie;

 ritenuto che, nelle materie di propria competenza,  

la manovra di bilancio rimette in discussione il Patto per la salute siglato tra lo Stato e le regioni nel 2006 e interrompe quel percorso di condivisione, collaborazione e responsabilità tra Stato e Regioni che aveva come fine ultimo quello di garantire un governo integrato del Servizio sanitario nazionale da parte di tutti i soggetti interessati, prefigurando un assetto in cui, a fianco dell’autonomia gestionale e della responsabilità di bilancio delle regioni, lo Stato avrebbe svolto un ruolo, essenziale per l’unitarietà del sistema, di coordinamento degli obiettivi di salute, di promozione dell’appropriatezza delle prestazioni e di rigore finanziario ;

 

alla sanità è assegnato il compito di assicurare ulteriori risparmi rispetto al tendenziale che dovrebbero assommare a 2 miliardi di euro per il 2010 e a 3 miliardi per il 2011, senza tener conto che il settore ha già contribuito al riequlibrio dei conti pubblici nel 2007 grazie alla diminuzione del tasso d’incremento pari ora allo 0,9 per cento nonché ad una riduzione del rapporto tra spesa sanitaria pubblica e Pil che è passato dal 6,85 per cento nel 2006 al 6,66 per cento nel 2007;

 

il recupero del controllo della spesa sanitaria è il frutto di quel “Patto per la salute” che ora,  unilateralmente, si vuole modificare, in quanto ha colmato il disavanzo sanitario apertosi nel periodo 2000 – 2006 combinando un adeguamento ex ante delle risorse a disposizione del Servizio sanitario nazionale e la loro stabilizzazione in quota di Pil con un insieme di misure di riduzione delle spese e soprattutto con un rafforzamento dei vincoli di bilancio regionali in termini di copertura di spese non programmate e automatismi fiscali a carico delle regioni;

 

rilevato che i finanziamenti al Servizio sanitario nazionale a cui concorre lo Stato per gli anni 2010 e 2011 aggiuntivi a quelli previsti per il 2009 sono condizionati alla sottoscrizione di una nuova intesa Stato – regioni entro il 31 luglio prossimo, determinando quindi tensioni tra i due soggetti interessati nonché una probabile una rottura della strategia di “governo condiviso” che ha consentito nell’ultimo anno il recupero della spesa sanitaria;

 

non vengono individuate le risorse necessarie pari a 843 milioni di euro annui per la proroga della sospensione del ticket di 10 euro sull'assistenza ambulatoriale specialistica che vedrà la sua scadenza il 31 dicembre 2008;

 

non vengono individuate risorse aggiuntive rispetto ai 23 miliardi di euro complessivi previsti dal precedente Governo Prodi per il rilancio degli investimenti strutturali nell’edilizia sanitaria per l’ammodernamento delle strutture sanitarie, per la costruzione di nuovi ospedali e servizi territoriali, per il rinnovo delle tecnologie mediche, per la messa in sicurezza delle strutture e la realizzazione di residenze per anziani, ma si prevede quale unico momento di ammodernamento l’attuazione del “Progetto Tessera Sanitaria” ed in particolare il collegamento telematico in rete dei medici e la ricetta elettronica, per altro già individuata dalla legge 24 novembre 2003, n. 326;

 valutato che nel Dpef  

manca una politica di salvaguardia della perdita del potere d’acquisto dei redditi da lavoro e da pensione e non vi è complessivamente alcuna politica di tutela dei ceti meno abbienti ma solo l’istituzione di un Fondo speciale destinato al soddisfacimento delle esigenze di natura alimentare ed energetiche dei cittadini i quali potranno beneficiare di questi finanziamenti attraverso il rilascio di una carta per l’acquisto di tali beni e servizi;

 

manca qualsiasi previsione di finanziamento di una politica di tutela delle persone con disabilità, ma addirittura nel decreto legge collegato si prevede il venir meno del certificato di ottemperanza per di datori di lavori previsto dalla legge 68 del 1999 sul collocamento obbligatorio e la rimoduzione delle modalità di fruizione dei permessi previsti dalla legge 104 prevedendo che da ora in poi potranno essere richiesti solo in ore e non più alternativamente in ore e giorni

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