Vecchiaia e non autosufficienza : una stagione della vita da valorizzare

Vecchiaia e non autosufficienza : una stagione della vita da valorizzare

Vecchiaia e non autosufficienza : una stagione della vita da valorizzare
di Gero Grassi
Vicepresidente della Commissione Affari Sociali – Camera dei Deputati
 
Le stagioni della vita rappresentano una certezza che ogni essere umano inevitabilmente deve affrontare.
In riferimento alla condizione dell’Italia rispetto al fenomeno invecchiamento della popolazione e non autosufficienza, mi piace ricordare Kierkegaard quando scrive “La vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti.”
In ogni momento della nostra esistenza, facciamo tesoro delle esperienze del passato per migliorare le condizioni del presente e del futuro….

Vecchiaia e non autosufficienza : una stagione della vita da valorizzare
di Gero Grassi
Vicepresidente della Commissione Affari Sociali – Camera dei Deputati
 
Le stagioni della vita rappresentano una certezza che ogni essere umano inevitabilmente deve affrontare.
In riferimento alla condizione dell’Italia rispetto al fenomeno invecchiamento della popolazione e non autosufficienza, mi piace ricordare Kierkegaard quando scrive “La vita si può capire solo all’indietro, ma si vive in avanti.”
In ogni momento della nostra esistenza, facciamo tesoro delle esperienze del passato per migliorare le condizioni del presente e del futuro. Arriva il momento in cui, se la vita non è clemente, lo sguardo in avanti diventa difficile e tortuoso.
L’Italia, tra i suoi sessanta milioni di abitanti, annovera oltre il 20% con più di 65 anni, quasi 6 milioni di italiani hanno tagliato il traguardo dei 75 e in 17 mila sono ormai oltre i 100.
Un dato positivo valutando l’aumento significativo di longevità di massa ma preoccupante rispetto alla richiesta di sostegno e assistenza esistente e che spesso non si riesce a soddisfare.
Nella terza età cresce il trend della non autosufficienza e le proiezioni future del Censis ritengono che i 2.731.419 anziani non autosufficienti del 2010, nel 2015 diventeranno 3.267.421 e nel 2025 saranno 3.569.210.
Un dato in aumento che ci consente di organizzare e migliorare i servizi necessari per questa fascia di popolazione.
Il Governo Prodi con la legge finanziaria 2007 istituì un fondo per la non autosufficienza. Uno strumento importante ma indebolito dalle oscillazioni dell’economia e dagli orientamenti politici. Si pensi che il governo Berlusconi nel 2011 lo ha completamente azzerato.
Ma l’assistenza dei familiari delle persone non autosufficienti non può seguire le paturnie dei gruppi politici. Per le fasce deboli della popolazione la fatica e la sofferenza che la condizione di non autosufficienza arreca non hanno differenze di ordine politico.
Ad oggi, per chi ne ha diritto, esiste l’indennità di accompagnamento (legge 18/1980), pari a 492 euro mensili. Ne usufruisce circa un milione e mezzo di persone, per il 75 per cento con più di 65 anni. Una somma uguale per tutti che non riconosce la diversità di patologie e quindi di assistenza. E’inevitabile che gli anziani più fortunati gravano sul bilancio familiare di figli, nipoti e anche qui sono sotto gli occhi di tutti le condizioni in cui la stragrande maggioranza degli italiani versa.
E’ mortificante per un pater familias dover decidere alla terza settimana del mese se spendere soldi per far mangiare la sua famiglia o per acquistare farmaci per un anziano.
Sono entrambe priorità da tutelare.
La politica di welfare italiana non può privare gli uomini della dignità di vivere una stagione della vita in modo sereno.
L’Italia, rispetto all’Europa, offre solo l’indennità di accompagnamento non considerando i diversi gradi di dipendenza e delle diverse tipologie di intervento necessarie per soddisfare bisogni assistenziali complessi, così come non considera le differenti condizioni familiari ed ambientali che ruotano intorno ad ogni persona non autosufficiente.
La Germania organizza i suoi interventi di supporto alla non autosufficienza suddividendo quattro livelli di gravità cui corrispondono interventi differenziati il cui costo varia dai 205 ai 1688 euro al mese. Il diritto alle prestazioni è frutto di valutazioni mediche e non fa riferimento al reddito, anche per evitare che la non autosufficienza determini un peggioramento delle condizioni economiche e sociali delle famiglie.
La Francia invece considera le condizioni reddituali dove le prestazioni, anche qui commisurate alla gravità delle condizioni psicofisiche, variano per costo dai 344 ai 1.107 euro mensili. In ambedue i sistemi priorità assoluta hanno gli interventi a domicilio, puntando principalmente al sostegno economico destinato alle reti familiari e territoriali, su buoni servizio, per ridimensionare i ricoveri in strutture residenziali sociosanitarie.
Ritengo che se il Fondo per le non autosufficienza assumesse valore e centralità anche nel nostro Paese si potrebbe attivare un sistema articolato di assistenza in un contetso dinamico di prestazioni formali ed informali, nell’ambito di una sussidiarietà orizzontale e verticale prevista dal nostro ordinamento. Una varietà di prestazioni, differenziate sulla base di tre livelli di gravità e di dipendenza e della situazione reddituale familiare, che potranno prevedere trasferimenti monetari, buoni servizio, assistenza domiciliare, rimborso della quota sociale per il ricovero in RSA. Un siffatto Fondo, oltre che migliorare la tutela sociosanitaria delle persone disabili o anziane non autosufficienti. può contribuire a riequilibrare l’intero sistema di welfare determinando consistenti risparmi su altre voci di spesa pubblica, in particolare sulla sanità.
I risvolti sarebbero positivi in più settori. Si creerebbe nuova occupazione non sommersa con le badanti o assistenti domiciliari che generalmente oggi lavorano a nero; si abbatterebbero i costi della spesa sanitaria pubblica, riducendo i ricoveri impropri in strutture sociosanitarie con un recupero teorico stimato pari a 8 miliardi.
Pertanto è opportuno che il Governo introduca il tema non autosufficienza nell’ambito dell’avviata concertazione tra le parti sociali per una ridefinizione di oneri fiscali e contributivi, ferie e nuovi diritti sociali. Al contempo sarebbe altrettanto importante l’avvio in Parlamento della discussione delle proposte di legge in materia di non autosufficienza, prima fra tutte quella di iniziativa popolare promossa da CGIL, CISL, UIL, per la costituzione di un Fondo che faccia fronte ai pesanti e complessi bisogni assistenziali della disabilità e della terza età, che sostenga le famiglie nelle loro responsabilità verso i soggetti più deboli. Un Fondo che determini la necessaria svolta, la risposta più efficace al quadro negativo determinato dalle risposte sbagliate alla crisi che hanno caratterizzato il precedente governo.
Pertanto la proposta di Istituzione del Fondo per le non autosufficienze in linea con i bisogni del momento e con lo sguardo al futuro si pone come obiettivo la tutela e la salvaguardia di una fascia di popolazione che senza responsabilità autonoma vive una condizione di disagio e che merita la stessa attenzione di ogni altro cittadino italiano.
L’agire politico non può dimenticare la tutela dell’essere umano e la parità di ogni cittadino rispetto a diritti di assistenza che ogni stagione della vita richiede.