Per far ripartire il lavoro non basta discutere l’art. 18

Per far ripartire il lavoro non basta discutere l’art. 18

Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
In Italia è necessaria una riforma del mercato del lavoro. Questo non significa limitarsi a mettere in discussione l’articolo 18.
Se si facilitano i licenziamenti e nel contempo le assunzioni, avremo messo in pratica il principio dei vasi comunicanti.
Imprese, sindacati e lavoratori devono trovare il modo di far ripartire il mondo del lavoro, senza penalizzare l’anello più debole della catena. Vanno cercate garanzie per imprenditori ed operai, gli uni non esistono senza gli altri.  
La crisi e la recessione sono tutt’altro che passate. Ogni azione di riforma deve contemplare un’esigenza ben più complessa di quanto non si possa immaginare guardando al proprio ‘orticello’….

Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
In Italia è necessaria una riforma del mercato del lavoro. Questo non significa limitarsi a mettere in discussione l’articolo 18.
Se si facilitano i licenziamenti e nel contempo le assunzioni, avremo messo in pratica il principio dei vasi comunicanti.
Imprese, sindacati e lavoratori devono trovare il modo di far ripartire il mondo del lavoro, senza penalizzare l’anello più debole della catena. Vanno cercate garanzie per imprenditori ed operai, gli uni non esistono senza gli altri.  
La crisi e la recessione sono tutt’altro che passate. Ogni azione di riforma deve contemplare un’esigenza ben più complessa di quanto non si possa immaginare guardando al proprio ‘orticello’.
Che il precariato sia un fenomeno deprecabile, da combattere, è sacrosanto, ma possiamo farlo con le armi che abbiamo a disposizione. Ogni strategia politica deve partire dal dato reale, non ideale, o avremo fatto soltanto demagogia. Di questo al momento nessuno ha bisogno.
La disoccupazione, oggi, possiamo combatterla solo con la flessibilità, che se ben strutturata, attraverso una riforma del mercato del lavoro e dei contratti, può funzionare, può dare garanzie.
I lavoratori e le imprese italiane devono misurarsi col mondo globalizzato che avanza: esportazioni cinesi, indonesiane, coreane che hanno prezzi più bassi e si presentano anche tecnologicamente più avanzate.
Bisogna imparare a nuotare in mare aperto, non è più possibile sentirsi sicuri, restando a riva.
Viviamo in una società allargata. Non possiamo pensare di preservare il mondo del lavoro chiudendoci. Possiamo, invece, competere, aumentando professionalità e qualità, puntando sul Made in Italy, che resta un’icona di prestigio in tutto il mondo.