Lettera di Paolo Flores d’Arcais e Barbara Spinelli ai parlamentari Pd, M5S, Sel

Lettera di Paolo Flores d’Arcais e Barbara Spinelli ai parlamentari Pd, M5S, Sel


Cari parlamentari della coalizione Pd-Sel e del M5S, siamo due cittadini che alle recenti elezioni politiche hanno votato in modo diverso: chi per la coalizione Pd-Sel e chi per il M5S. Eppure ci troviamo spessissimo d’accordo non solo sui principi fondamentali dell’agire etico-politico ma anche sulle scelte contingenti, e non di rado anche “tattiche”: sulle leggi cui dare la priorità, sui nomi da auspicare per determinati incarichi, ecc.
Siamo anche convinti che tale circostanza (aver votato due schieramenti diversi eppure condividere la maggior parte delle opinioni politiche e delle scelte di impegno e cittadinanza attiva) non costituisca affatto un’eccezione, ma sia anzi largamente diffusa tra i 18.737.266 cittadini (10.047.808 per Pd-Sel e 8.698.458 per M5S) che hanno votato analogamente a noi per la Camera dei Deputati.
Visto che, anche se con accenti diversi, durante la campagna elettorale avete tutti sottolineato come sia necessario che venga colmato il baratro che separa elettori ed eletti (Beppe Grillo è arrivato ad esigere che gli eletti siano i “dipendenti” di noi cittadini), e che dunque i parlamentari dialoghino con coloro che devono rappresentare, siano aperti alle loro ragioni, ascoltino e valutino con attenzione i loro suggerimenti e le loro critiche, abbiamo deciso di provare a stabilire con tutti voi  un dialogo, addirittura con frequenza quotidiana, almeno per il periodo cruciale che ci separa dalla elezione del Presidente della Repubblica…
 


Cari parlamentari della coalizione Pd-Sel e del M5S, siamo due cittadini che alle recenti elezioni politiche hanno votato in modo diverso: chi per la coalizione Pd-Sel e chi per il M5S. Eppure ci troviamo spessissimo d’accordo non solo sui principi fondamentali dell’agire etico-politico ma anche sulle scelte contingenti, e non di rado anche “tattiche”: sulle leggi cui dare la priorità, sui nomi da auspicare per determinati incarichi, ecc.
Siamo anche convinti che tale circostanza (aver votato due schieramenti diversi eppure condividere la maggior parte delle opinioni politiche e delle scelte di impegno e cittadinanza attiva) non costituisca affatto un’eccezione, ma sia anzi largamente diffusa tra i 18.737.266 cittadini (10.047.808 per Pd-Sel e 8.698.458 per M5S) che hanno votato analogamente a noi per la Camera dei Deputati.
Visto che, anche se con accenti diversi, durante la campagna elettorale avete tutti sottolineato come sia necessario che venga colmato il baratro che separa elettori ed eletti (Beppe Grillo è arrivato ad esigere che gli eletti siano i “dipendenti” di noi cittadini), e che dunque i parlamentari dialoghino con coloro che devono rappresentare, siano aperti alle loro ragioni, ascoltino e valutino con attenzione i loro suggerimenti e le loro critiche, abbiamo deciso di provare a stabilire con tutti voi  un dialogo, addirittura con frequenza quotidiana, almeno per il periodo cruciale che ci separa dalla elezione del Presidente della Repubblica.
Rappresentiamo solo un decimilionesimo dei cittadini che vi hanno scelti, molti probabilmente vi hanno votato con motivazioni diverse dalle nostre, eppure in tanti blog e siti, o lettere ai giornali e interventi di ascoltatori nelle trasmissioni radio, sentiamo ancora più spesso accenti simili ai nostri, e dunque speriamo che il nostro contributo di riflessioni possa esservi utile.
Oggi vorremmo concentrarci su un tema che ci stupisce addirittura debba esistere: l’immediato avvio dei lavori parlamentari. A noi, forse ingenuamente, sembrava che tale urgenza andasse da sé. Il tempo è denaro, si dice, e se si vogliono ridurre i costi della politica, e porre le basi per una diversa politica economica, da difendere anche a Bruxelles, bisogna intanto non dissipare il tempo della possibile attività parlamentare. Ci è sembrato perciò ovvio che i gruppi del M5S e Sel chiedessero ai Presidenti dei due rami di nominare immediatamente le Commissioni con cui cominciare ad agire “a tambur battente” nel lavoro legislativo. Siamo rimasti invece alquanto stupiti che fin qui solo alcuni isolati parlamentari del Pd abbiamo fatto altrettanto.
Perché mai, per attivare le Commissioni e dunque l’attività legislativa, bisogna aspettare la formazione di un nuovo governo? La divisione dei poteri è stata abrogata? Il legislativo deve auto-ibernarsi fino a che l’esecutivo non funzioni a pieno regime? E’ vero che ci sono due Commissioni il cui Presidente spetta all’opposizione, e fino a che non c’è un voto di fiducia non si saprà chi è all’opposizione e chi al governo, ma tutte le altre possono eleggere intanto i loro presidenti e lavorare a ritmo sostenuto. Anche le Commissioni di garanzia possono dotarsi di un presidente provvisorio secondo anzianità.
I provvedimenti di cui c’è urgenza sono infatti molti. Ogni giorno di ritardo è un piccolo (e non sempre piccolo) insulto al Paese, una sorta di disprezzo per i tantissimi cittadini e lavoratori delle più diverse professioni che stanno vivendo una situazione di penosa e crescente sofferenza, causata proprio dal troppo malgoverno di troppi anni. Le Commissioni che riguardano attività produttive, economia, finanza, potrebbero operare subito per la lotta all’evasione fiscale, il conseguente rilancio dell’economia, la discussione sul salario di cittadinanza, la rinuncia alla Tav, la ridefinizione della politica economica, da discutere in sede di Unione europea senza subalternità. La Commissione “Affari costituzionali” potrebbe lavorare sulla sostituzione del “Porcellum” (visto che il Mattarellum non era affatto meglio) con una legge che utilizzi in ogni collegio quanto avviene per i sindaci (doppio turno con ballottaggio tra i due più votati): legge che i cittadini hanno dimostrato di apprezzare ormai da un quarto di secolo, e che ha consentito in molte città vere ondate di rinnovamento, anche assai di recente.
E infine, dovrebbe assumersi subito le sue responsabilità la “Giunta delle elezioni”, che al Senato ha il dovere di affrontare i ricorsi già inviati dai cittadini della circoscrizione del Molise sulla ineleggibilità di Silvio Berlusconi (che per quel Collegio ha optato), decidendo immediatamente per il sì o per il no, “perché il di più viene dal demonio” (Matteo, 5,37), direbbe un credente, e certamente costituisce un disprezzo per la sovranità dei cittadini, che devono sapere se la presenza di Berlusconi in Senato è abusiva (come noi riteniamo sulla base della legge 361 del 1957). Alcuni esponenti della coalizione Pd-Sel si sono pronunciati per il rispetto della legge, e dunque per la ineleggibilità di Berlusconi, in sintonia con i parlamentari del M5S, in primo luogo il capogruppo del Pd al Senato Luigi Zanda. Vi accontenterete che questa posizione resti una “testimonianza” politicamente innocua, o intendete battervi perché diventi la posizione di tutta la coalizione, chiudendo così la parentesi buia del quasi ventennio del Caimano?
 
Ringraziandovi per l’attenzione
Paolo Flores d’Arcais e Barbara Spinelli