La sanità non può essere figlia dell’aritmetica

La sanità non può essere figlia dell’aritmetica

Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
 
Al via il confronto tra le Regioni per il riparto del Fondo Sanitario Nazionale 2011. Un budget che per l’anno in corso ammonta a oltre 106 miliardi di euro.
La battaglia si gioca tutta sulle modalità da adottare per la ripartizione. Il Nord punta sull’anzianità della popolazione, certo così di poter tutelare i suoi territori. Il Sud martoriato dalla disoccupazione e dalla conseguente povertà sociale, vorrebbe che si tenesse conto soprattutto di questo. Ma allo stato attuale rischia di farne le spese…..
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Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
 
Al via il confronto tra le Regioni per il riparto del Fondo Sanitario Nazionale 2011. Un budget che per l’anno in corso ammonta a oltre 106 miliardi di euro.
La battaglia si gioca tutta sulle modalità da adottare per la ripartizione. Il Nord punta sull’anzianità della popolazione, certo così di poter tutelare i suoi territori. Il Sud martoriato dalla disoccupazione e dalla conseguente povertà sociale, vorrebbe che si tenesse conto soprattutto di questo. Ma allo stato attuale rischia di farne le spese.
Per quel che riguarda i criteri da utilizzare per ripartire le risorse, è giusto oltre che solidaristico, che gli stessi criteri vengano rivisti tenendo conto delle condizioni socio-economiche più sfavorevoli.
Il cosiddetto “indice di deprivazione” è richiesto a gran voce da tutte le regioni meridionali, ma vede fermamente contrarie quelle del nord, economicamente più floride come: Liguria, Veneto, Piemonte, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna…
Comincia così un braccio di ferro che inevitabilmente contribuirà a creare acredine tra l’Italia del Nord e quella del Sud.
In un momento storico così delicato, a causa di un’economia che vacilla per la crisi ed infierisce su quei territori già deboli per problemi strutturali atavici, non ascoltare le richieste delle regioni del Sud rischia di creare una situazione insanabile.
Là dove la popolazione è anziana c’è maggior bisogno di salute. Allo stesso tempo là dove c’è povertà, nonostante il minor tasso di anzianità, la domanda di salute è di gran lunga più alta.
Uno stile di vita corretto, sereno, consente ai cittadini di conservare la salute anche negli anni che avanzano. Uno stile di vita precario, connotato da povertà, non consente al cittadino una vita serena, tutelata, orientata alla prevenzione e finisce per farlo ammalare nonostante la giovane età.
Per questo motivo la sanità non può essere figlia dell’aritmetica. Non può rispondere ad assiomi che abbiano lo stesso imprescindibile valore per tutti.
E’ opportuno che le decisioni in sanità si prendano col cuore oltre che con la testa e si tenga conto del bisogno di salute di tutti, indipendentemente dalla collocazione geografica.
Sarebbe auspicabile che i Presidenti delle Regioni del Nord e quelli delle Regioni del Sud trovino un accordo che metta al centro di ogni decisione il cittadino e non l’abitante di questo o quel territorio.