LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO – Si è vero, ci vorrebbe un Moro

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO – Si è vero, ci vorrebbe un Moro

                                                                                            La Gazzetta del Mezzogiorno
                                                                                          
                                                                                            SI, E’ VERO, CI VORREBBE UN MORO
 
di Gero Grassi
 

Giovedi 7 marzo ottimo editoriale del Direttore Giuseppe De Tomaso dal titolo “Ci vorrebbe un Moro…”.
Riconosco nell’articolo visione perfetta della storia di ieri e della speranza di domani.
Ogni volta che parlo di Moro, affermo sempre le due principali caratteristiche del leader pugliese: esaltazione della centralità della persona, capacità e volontà di inclusione dei cittadini nella gestione dello Stato.
Tutto l’impegno politico e culturale di Moro si sviluppa intorno a queste due direttrici.
La prima permea la Costituzione e pone le basi di uno Stato che riconosce alla persona ogni diritto con la spiegazione di Moro ai lavori costituenti che i diritti non sono concessi dalla Costituzione, come pure molti autorevoli giuristi sostengono al Costituente, ma riconosciuti. La differenza, sostiene Moro, sta nel fatto che i diritti concessi possono essere revocati, quelli riconosciuti no perché nascono addirittura prima dello Stato e sono connessi alla persona…

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                                                                                            SI, E’ VERO, CI VORREBBE UN MORO
 
di Gero Grassi
 

Giovedi 7 marzo ottimo editoriale del Direttore Giuseppe De Tomaso dal titolo “Ci vorrebbe un Moro…”.
Riconosco nell’articolo visione perfetta della storia di ieri e della speranza di domani.
Ogni volta che parlo di Moro, affermo sempre le due principali caratteristiche del leader pugliese: esaltazione della centralità della persona, capacità e volontà di inclusione dei cittadini nella gestione dello Stato.
Tutto l’impegno politico e culturale di Moro si sviluppa intorno a queste due direttrici.
La prima permea la Costituzione e pone le basi di uno Stato che riconosce alla persona ogni diritto con la spiegazione di Moro ai lavori costituenti che i diritti non sono concessi dalla Costituzione, come pure molti autorevoli giuristi sostengono al Costituente, ma riconosciuti. La differenza, sostiene Moro, sta nel fatto che i diritti concessi possono essere revocati, quelli riconosciuti no perché nascono addirittura prima dello Stato e sono connessi alla persona, in quanto tale.
La seconda si sviluppa quando Moro, terminato l’unico vero centrismo politico e sociale mai realizzato in Italia, quello degasperiano che si esplicita nella consapevolezza che la maggioranza elettorale non deve trasformarsi sic et simpliciter in maggioranza di Governo, dovendo questa, invece, essere molto più larga, studia, ipotizza e realizza il centrosinistra con i socialisti.
Cosa è il centrosinistra con i socialisti?
Moro lo spiega dicendo che è necessario, rispetto alle novità dell’Italia degli anni sessanta e ai problemi che la società vive, allargare maggiormente l’area della responsabilità di Governo del Paese. Non per una alchimia politica, ma per realizzare le convergenze parallele di soggetti politici diversi che hanno, però, un obiettivo comune: migliorare le condizioni della persona e dello Stato.
Il Centrosinistra di Moro, che andrebbe studiato maggiormente, è innovatore e lo ricordo, in sintesi, per due grandissime riforme della società italiana: il varo di quella della scuola, la prima dopo quella del Regno d’Italia, che fissa l’obbligo della scuola media. Per Moro vuole dire attenzione alla cultura e alla scolarizzazione, ma anche evitare che l’istruzione e la possibilità di crescita sociale sia collegata solo alla redditualità delle famiglie. La riforma della scuola consente che, soprattutto nelle famiglie dei ‘cafoni’ del Sud, il merito e non il reddito consentano il proseguimento della scuola dopo i cinque anni di elementare.
Accanto a questa, la grande innovazione della nazionalizzazione della energia elettrica, fino ad allora gestita da tantissimi piccoli proprietari che determinano privilegi e annientano la capacità di sviluppo e di rilancio economico della società.
Per la Storia va ricordato che queste innovazioni le vollero e realizzarono due uomini, apparentemente diversi tra loro: il democristiano Aldo Moro ed il socialista Pietro Nenni.
Ancora l’inclusione ed il senso dello Stato sono alla base di quello chiamato Governo della non sfiducia che fa entrare nell’area di Governo il Partito Comunista, forte del consenso di oltre il 30% degli italiani.
Nel 1976 ci sono le elezioni politiche e si registrano due vincitori, osserva Aldo Moro. Incombe il terrorismo e una grave crisi economica.
Moro fa prevalere gli interessi dello Stato, auspica che altri partiti si assumano la responsabilità di superare il gravissimo momento pur nelle sostanziali differenze esistenti.
Trova in Enrico Berlinguer un leader capace di anteporre gli interessi generali a quelli di parte e di riconoscere il valore dello Stato democratico anche assumendo posizioni contrarie al ‘fratello sovietico’.
 
LA GAZZETTA DEL MEZZIOGIORNO
DOMENICA 17 MARZO 2013
PAG. 18