In Svizzera 10.000, biologi e fisici italiani, sono giovani e soprattutto donne

In Svizzera 10.000, biologi e fisici italiani, sono giovani e soprattutto donne

 


Ansa – Le provette hanno preso il posto delle valigie di cartone degli anni ’60, quando dall’Italia partivano in tanti per lavorare in Svizzera. Oggi partono i ricercatori, soprattutto laureati in biologia e fisica, pronti ad adattarsi ad un sistema in cui la ricerca, e la formazione in genere, sono organizzati molto diversamente rispetto all’Italia e dove, per esempio, è altissimo il valore che si dà agli aspetti più pratici della conoscenza.
”Dopo l’ondata migratoria di manodopera non qualificata dall’Italia degli anni ’60, oggi è in atto una seconda ondata, questa volta di manodopera qualificata”, ha detto il segretario di Stato della Confederazione svizzera per la Formazione, la Ricerca e l’Innovazione, Mauro Dell’Ambrogio, nell’ambito del viaggio per i media sui temi della formazione e della ricerca organizzato dall’Ambasciata svizzera in Italia e dal Dipartimento Esteri della Confederazione. Si calcola che i ricercatori italiani in Svizzera siano almeno 10.000, sommando coloro che lavorano nelle strutture federali e nel privato.
In generale gli italiani in Svizzera sono circa 299.000: i più numerosi fra gli stranieri presenti nella Confederazione (15,4%), seguiti dai tedeschi (15,2%). Considerando solo il settore pubblico, i dati più recenti dell’Ufficio Federale di Statistica indicano che i ricercatori che arrivano dall’Italia sono aumentati dai 2.599 del 2012 ai 2.896 del 2013.
”Mentre molti dei figli degli italiani immigrati mezzo secolo fa non vogliono più imparare l’italiano a scuola, la seconda ondata è orgogliosa di parlare italiano e c’è chi sogna di poter tornare in Italia”, ha aggiunto Dell’Ambrogio. I nuovi immigrati dall’Italia ”sono soprattutto donne, hanno fra 25 e 30 anni, sono laureati soprattutto e in Biologia e in Fisica e sono molto flessibili, al punto di adattarsi molto facilmente al nuovo ambiente di lavoro. Sanno parlare inglese e nell’arco di sei mesi parlano anche francese e tedesco, inserendosi perfettamente all’interno delle strutture di ricerca”.
Fisica, ricerca biomedica e biotecnologie sono i settori nei quali sono più presenti, ha osservato Geraldine Savary, Consigliera di Stato e presidente della Commissione scienza, educazione e cultura del Consiglio degli Stati (Csec-S).”Ogni anno – ha aggiunto – arrivano tanti ricercatori da Italia, Germania e Francia. Siamo felici di averli e di avere le loro competenze al servizio della Svizzera, ma l’augurio che posso fare loro è di poter tornare e mettere a disposizione del loro Paese le competenze che hanno acquisito qui”. Per l’Italia, ha concluso, ”il consiglio migliore che mi sento di dare è di riuscire a collegare l’economia alla formazione, attivando un trasferimento di competenze fra questi due ambiti”.