CITTA’ DOMANI – L’amministrazione tratta la nostra comunità con arroganza

CITTA’ DOMANI – L’amministrazione tratta la nostra comunità con arroganza

a cura di Carmela Bellisario

Michele Grassi svolge l’attività di dirigente di una società operante nei comparii della ricerca e della formazione e di una nel campo degli idrocarburi. Riveste anche incarichi di Consigliere della Società Consortile GAL Piana del Tavoliere di Cerignola e Stornara, della Cooperativa Culturale R. TS. di Terlizzi, del sindacato FEGICA CISL Nazionale, di componente della ASSOGAL di Puglia, nonché di tesoriere dell’A VIS cittadina. Da dite anni è Consigliere Comunale di Terlizz4 avendo ottenuto un ampio consenso d’opinione. Negli ultimi mesi, è stato eletto anche Dirigente Provinciale del PD.

Consigliere Grassi, perché ha assunto una posizione critica nei confronti ell’Amministrazione Di Tria?
Le “cartelle pazze” per gli accertamenti 1Cl e TARSU sono un irripetibile regalo di buon anno chel’Amministrazione ha voluto donare. Lascio le ritualità del politichese ai professionisti che governano attualmente questa città, in maniera — a mio parere — piuttosto discutibile. La mia è sempre stata una posizione politicamente forte, ma coscienziosa. Non ho mai inteso e mai intenderò farne una questione personale, dato che i personalismi hanno sempre fatto — e continuano a fare — del male alla politica. Dal primo giorno in cui — grazie al prezioso sostegno di tanti amici — sono entrato in Consiglio Comunale ho sempre cercato di partecipare attivamente alla vita politica e amministrativa di questa Istituzione Locale.
Poi cos’è successo?
Il potere è una cosa bella, perché è in grado di risolvere davvero i piccoli e forse i grandi problemi che affliggono una comunità, come la nostra. Per far ciò — però — il potere dev’essere usato innanzitutto e possibilmente con coscienza, competenza e con professionalità, ma soprattutto con carità cristiana. Quest’amministrazione ha quasi completamente perso l’orizzonte, trattando la comunità con arroganza, sufficienza e noncuranza, dimenticando — per esempio che gli Assessori — non hanno avuto alcun mandato elettivo dal popolo; anzi, potrei dire che — spesso sono stati anteposti gli interèssi di “pochi” alle esigenze dell’intera comunità. In questo grottesco capovolgimento democratico, il modo di fare e di utilizzare la “cosa pubblica” è stato degno del peggior stalinismo sovietico. Se volessi rendere plastica la comprensione del concetto, potrei proporre ai lettori del diffusissimo periodico cittadino di “acquistare gratuitamente” un biglietto per una seduta di Consiglio Comunale. In tal modo, potrebbero verificare di persona quanti “eletti” e quanti “nominati” svolgono con “scienza” e con “coscienza” la loro parte; molti non sanno, non- parlano, non sentono e non vedono. L’importante è esserci. Tanto poi c’è il Berluschino: “ghe pensi mi”.
Una comunità di circa 30 mila abitanti, peraltro la città del Presidente Vendola (e lo dico anche all’amico Nichi) non può essere amministrata così. Non può essere lamentosa per le tante cose che continuano a non andare. E mi fermo qui.
Quali sono state fìnora le sue proposte più “qualificanti” in seno al Consiglio Comunale?
L’annosa grande “questione 167”, per esempio. Pur tuttavia, si sarebbe potuto e dovuto fare di più e meglio. Infatti, purtroppo, ci sono stati trattamenti differenziati, creando cittadini cli serie A e cittadini di serie B; c’è chi ha dovuto pagare di più e chi ha potuto fortunosamente pagare (li meno. Si sarebbe dovuto — per esempio — dilazionare nel tempo gli importi degli oneri 167, alla luce della crisi finanziaria. Mi sono battuto fortemente affinchè, dopo tantissimi anni, i floricoltori e i commercianti si trasferissero nel nuovo Mercato dei Fiori. In tal modo, si è data — innanzitutto — dignità umana e professionale a tanti operatori del florovivaismo. Oggi, invece, occorre investire nei servizi di assistenza alle imprese, di promozione, di commercializzazione, di logistica, di packaging, di formazione, di finanza agevolata, di qualità, di ricerca; è, infatti, a queste nuove imprese che destinerei i tanti ambienti/uffici della grande struttura a forma di navicella spaziale, costruita con tanti sacrifici — negli ultimi venti anni. Senza tanto dilungarmi ed incensarmi, potrei dire di essere stato in questi due anni un “rappresentante e servitore del popolo”. Di aver preferito il potere di molti al potere di pochi, di essere stato disponibile a disincrostare situazioni farraginose, ma anche a risolvere i “piccoli problemi” (la fontana, il marciapiede, il segnale stradale, il punto luce, etc.) che recano danni — non da poco — ai semplici cittadini. Quanti dirigenti, funzionari e dipendenti del Comune, e non solo (penso per esempio all’ospedale) mi vedono direttamente o mi sentono telefonicamente impegnato per facilitare la gestione quotidiana delle problematiche dei semplici cittadini. Questo è valso anche per i grandi progetti; non credo che alcuno potrà mai dire che non mi sia messo al servizio e che non abbia collaborato fattivamente. E lo dico senza alcuna presunzione. Potremmo riempire l’intero giornale di atti qualificanti, ma non è il caso.
Cosa pensa dell’affaire Scianatico?
La famiglia Scianatico è stata per Terlizzi ciò che la famiglia Agnelli è ancora per Torino. Con una sostanziale differenza, però: la Fiat ha lasciato un’impronta sulla città di Torino, tale da renderla un simbolo nel mondo. Gli Scianatico — invece — cosa hanno lasciato? Rovine e gatte da pelare, neanche un segno tangibile come il Lingotto di Torino, benchè comunque sono da ringraziare per aver dato un’opportunità di lavoro ed una serenità economica a molti terlizzesi.
E della proposta di riconversione urbanistica del sito della fabbrica?
Bisogna vigilare sulle speculazioni che questa riconversione potrebbe produrre. La zona nella quale insiste l’impianto è a destinazione artigianale e necessiterebbe di una maxi-variante al PR.G., che andrebbe approfondita e condivisa con tutti i cittadini per i “costi e i ricavi” che l’interesse pubblico della città maturerebbe.
Quali i problemi più urgenti e irrisolti  sullo scenario della vita e comunità terlizzese; e cosa propone per risolverli?
Partiamo dai problemi più urgenti o da quelli più irrisolti?
Dai più urgenti.
Parliamo di disoccupazione: i nostri giovani continuano in massa ad emigrare al Nord; purtroppo, oggi, non c’è più l’ospedale, il Comune, il Laterificio che assumono. Non resta che inventarsi un progetto strategico per il lavoro e per lo sviluppo economico soprattutto delle piccole imprese. Questa è diventata veramente l’emergenza di Terlizzi.
Il Comune deve investire in una nuova zona artigianale, infrastrutturata con le opere primarie: luce, acqua, impianti fognari, elettrici e telematici. L’ulteriore urgenza è l’annosa questione urbanistica. Nonostante le numerose lottizzazioni adottate e approvate, le abitazioni hanno ancora costi elevati e sono poche. Se si riuscisse a fare dell’urbanistica sana, compatibile, non per pochi forse giorno dopo giorno la situazione potrebbe migliorare. Se il Comune di Terlizzi avesse avviato già da tempo il Piano Urbanistico Generale (PIJ.G.), si sarebbero pianificati cati meglio gli strumenti urbanistici del territorio, rendendo Terlizzi non solo più compatibile alle esigenze dello sviluppo, ma anche a quelle abitative.
Cosa è invece ancora irrisolto?
La Pinacoteca, il Teatro Millico, la Biblioteca Comunale sono orfani di una benché minima idea di gestione complessiva. Senza dimenticare altri pregevoli contenitori culrurali, come la Torre delle Clarisse, la Torre dell’orologio
— una delle più alte e antiche d’Italia —‘ le Ancelle che restano ancora in balia di un’assoluta e radicale mancanza d’interesse e programmazione. E che dire del Mat? Non si sa ancora nulla di questo progetto, che quando nacque fu venduto dai suoi ideatori come una struttura stellare. Io mi chiedo: sarà in grado questa città con le pochissime risorse finanziarie disponibili a valorizzare i tanti ambienti culturali che la Regione ci ha donato.
Cosa prevede nel 2011 per l’Amministrazione di Tria: ovvero ci sono ancora ampi margini per giungere naturalmente alla scadenza del suo mandato?
Il Sindaco di Tria è solo. Come il violinista che continuava ad esibirsi sul ponte del “Titanic”, mentre affondava, facendo finta di nulla e credendo che tutto procedesse calmo e placido.
Senza tentennamenti occorre riavviare un nuovo percorso politico, che ridia slancio, impeto, entusiasmo a quanti in questi anni l’hanno perso. Occorre suonare la sveglia ad una classe politica consumata, stanca, inerme, che non ha — probabilmente — più la consapevolezza neanche della “responsabilità”. Il Centrosinistra, se solo lo volesse, potrebbe far rivivere alla città di Terlizzi una stagione di ricrescita, sia umana che professionale. Questa è una sfida alla quale, se pur difficile e complessa, io non voglio sottrarmi. La città deve svilupparsi, deve inventarsi nuovi sbocchi occupazionali, nuove prospettive ed orizzonti di sviluppo, altrimenti diventerà sempre più il dormitorio di città più effervescenti.
Un giudizio “sincero” sul fratello onorevole Gero:pregi e difetti.
Non è facile raccontare il rapporto con un fratello — con tutte le particolarità che il rapporto fraterno porta con sé— che è al contempo una figura politica di livello nazionale. Tra i tanti pregi, debbo dire che è instancabile, è programmatore metodico, organizzatore certosino, è strategico, è politico vero. Il suo principale difetto è — invece — quello di credere ancora, con mirabile pazienza manzoniana, nella “redenzione” dei politici.