Intervento in Aula dell’on. Gero Grassi alla presenza del Ministro Kyenge – 23 ottobre 2013

Intervento in Aula dell’on. Gero Grassi alla presenza del Ministro Kyenge – 23 ottobre 2013


Signor Presidente, signor Ministro, io prendo atto della sua risposta. Condivido i contenuti di quello che lei dice ed esprimo a nome personale e del gruppo del Partito Democratico la solidarietà che lei merita anche per gli atti di razzismo cui inopportunamente e ingiustamente in alcune occasioni lei è sottoposta. La invito nell’esplicitazione di questa bellissima idea a chiedere all’Europa più coraggio e più audacia, a considerare la possibilità di incidere pesantemente contro ogni forma di razzismo e di discriminazione. Questo non è un problema italiano, è un problema europeo, e l’Europa deve avere più coraggio anche ritenendo di avviare i popoli, attraverso una agenzia educativa e formativa, a considerare che la persona è uguale sempre, indipendentemente da ogni aggettivo che poi segua il termine persona.
Guardi Ministro, nel 1946, in quest’Aula, i costituenti hanno parlato di persona e non di cittadino e hanno detto che la persona viene prima dello Stato. Non hanno specificato come potesse o dovesse essere la persona. Noi abbiamo una cultura per la quale la persona viene prima di tutto. Concludo dicendo una cosa: lei fa questa bellissima iniziativa a Roma, usi un ricordo storico. Nel 1960 – lei non era ancora nata, il Ministro Lupi invece sì – a Roma ci furono i giochi olimpici. I giochi olimpici del 1960 sono passati alla storia per una bellissima immagine: Livio Berruti e Wilma Rudolph. Berruti vinse i 200 metri, la Rudolph prese tre medaglie d’oro. Quelle diversità nel 1960 furono un valore. Furono l’immagine di un mondo che voleva voltare pagina. Accanto a quei due grandi atleti ci fu il musulmano Cassius Clay, che usò la forza fisica per lo sport e non per la violenza. E poi ci fu l’etiope Abebe Bikila che vinse la maratona nei fori imperiali, vicino al Colosseo, nella Roma antica, nella Roma millenaria, a dimostrazione che la persona, indipendentemente dalla provenienza e dal colore, viene prima di tutto. Quello è un grande messaggio che il Governo italiano manda all’Europa.