Voto il candidato del Pd per dimostrare che un cattolico impegnato in politica sa essere diverso

Voto il candidato del Pd per dimostrare che un cattolico impegnato in politica sa essere diverso


di Gero Grassi – Deputato Pd
 
La scelta odierna del Pd di rimettere in discussione l’indicazione del senatore Franco Marini e procedere ad ulteriore votazione per individuare un altro candidato democratico alla Presidenza della Repubblica pone una serie di problemi umani, politici, di metodo.
Anzitutto va preso atto che la coalizione Italia Bene Comune subisce un duro colpo a causa del comportamento di SEL che rifiuta il confronto e la scelta democratica del candidato, venendo meno all’accordo che prevede che le scelte si fanno all’interno della coalizione, votando democraticamente. Non è situazione di poco conto, considerati i precedenti che hanno determinato pochi anni or sono la fine dei Governi Prodi.
Poi va sottolineato che la proposta di Marini, fatta dal segretario Bersani, e’ stata la conseguenza di un metodo e di un mandato dato al segretario all’unanimità che prevedeva un Presidente condiviso con la maggior parte delle forze politiche.
Ed ancora il fatto che alcuni dirigenti di partito, alcuni segretari regionali ed alcuni deputati abbiano dichiarato di non votare Marini pone problemi di tenuta di un partito sulle elementari regole di democrazia interna, considerato che i Gruppi Parlamentari si erano espressi a favore di Marini a larghissima maggioranza, votando.
Aver, nel segreto dell’urna, giocato ad impallinare uno dei fondatori del Pd, che ha speso una vita a sostegno dei lavoratori ed ha sempre privilegiato il dialogo ed il confronto politico-istituzionale, lascia il dubbio che evidentemente, per alcuni, il Pd esiste solo quando è a propria immagine e somiglianza. Questa situazione e’  ancor più’ grave quando leggiamo che interessa esponenti del partito che parlano a nome di noi tutti. Questo problema prescinde dalla elezione del prossimo Presidente ed apre seri interrogativi sul futuro del Partito Democratico che dovrà interrogarsi…


di Gero Grassi – Deputato Pd
 
La scelta odierna del Pd di rimettere in discussione l’indicazione del senatore Franco Marini e procedere ad ulteriore votazione per individuare un altro candidato democratico alla Presidenza della Repubblica pone una serie di problemi umani, politici, di metodo.
Anzitutto va preso atto che la coalizione Italia Bene Comune subisce un duro colpo a causa del comportamento di SEL che rifiuta il confronto e la scelta democratica del candidato, venendo meno all’accordo che prevede che le scelte si fanno all’interno della coalizione, votando democraticamente. Non è situazione di poco conto, considerati i precedenti che hanno determinato pochi anni or sono la fine dei Governi Prodi.
Poi va sottolineato che la proposta di Marini, fatta dal segretario Bersani, e’ stata la conseguenza di un metodo e di un mandato dato al segretario all’unanimità che prevedeva un Presidente condiviso con la maggior parte delle forze politiche.
Ed ancora il fatto che alcuni dirigenti di partito, alcuni segretari regionali ed alcuni deputati abbiano dichiarato di non votare Marini pone problemi di tenuta di un partito sulle elementari regole di democrazia interna, considerato che i Gruppi Parlamentari si erano espressi a favore di Marini a larghissima maggioranza, votando.
Aver, nel segreto dell’urna, giocato ad impallinare uno dei fondatori del Pd, che ha speso una vita a sostegno dei lavoratori ed ha sempre privilegiato il dialogo ed il confronto politico-istituzionale, lascia il dubbio che evidentemente, per alcuni, il Pd esiste solo quando è a propria immagine e somiglianza. Questa situazione e’  ancor più’ grave quando leggiamo che interessa esponenti del partito che parlano a nome di noi tutti. Questo problema prescinde dalla elezione del prossimo Presidente ed apre seri interrogativi sul futuro del Partito Democratico che dovrà interrogarsi.
Quanto alla ingiusta accusa, rivolta a Marini, di inciucio con Berlusconi, ricordo a me di essere stato con lui quando per scelta, finita l’esperienza della DC, decidemmo di aderire al centrosinistra fondando i Popolari e restando sempre dalla stessa parte, anche quando siamo stati mortificati e considerati superflui. Mai ipotizzando uno schieramento diverso, ma solo la necessità di dialogo e confronto istituzionale con le forze politiche che rappresentano gli italiani.
Analogamente è disgustoso verificare che chi spesso ha parlato di rottamazione umana e politica, non abbia ancora rottamato i propri metodi, tipici della giungla e degli uomini primitivi, che spesso arrivavano a mangiare carne umana senza alcun rispetto della persona e della storia di ognuno.
Io credo che in molti manchi il rispetto delle persone e il dovere istituzionale di ‘servire’ il Paese, anche semplicemente votando il Presidente della Repubblica, terreno sul quale non si possono avere atteggiamenti tipici di scorribande di incivili che usano la clava e la menzogna al posto del confronto civile.
Ed allora dichiaro pubblicamente ed anticipatamente che, a fronte di questi atteggiamenti di totale irresponsabilità umana e politica, nel prossimo scrutinio voterò il candidato Romano Prodi, indicatomi da Bersani, perché a noi cattolici hanno insegnato che rispetto ai gravissimi problemi economici, sociali, occupazionali del Paese nessuno ha il diritto di giocare con le Istituzioni perché queste vanno servite e non utilizzate.
Voto il candidato propostomi prescindendo da qualsiasi valutazione, anche per dare a chi ha teorizzato e praticato l’arte del ‘franco tiratore’, del dissenso predeterminato o del piccolo interesse di bottega, che reclamare sempre diritti, dissociati dai doveri, e’ arte di piccolo cabotaggio che non produce mai nulla di positivo per il Paese e per il partito.