TERRA DI MEZZOGIORNO ACLI – La sanità deve essere garantita a tutti

TERRA DI MEZZOGIORNO ACLI – La sanità deve essere garantita a tutti

 
TERRA DI MEZZOGIORNO
Periodico di informazione delle ACLI
Marzo 2013 – pag. 10
 
 
Intervento sulle politiche per la Salute
LA SANITA’ DEVE ESSERE GARANTITA A TUTTI
 
di Gero Grassi Parlamentare pd
 
 
L’Articolo 32 della Costituzione Italiana recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.”
Lo spirito che deve tenere in vita la sanità italiana, anche in questo momento di crisi, è contenuto nella prima parte dell’articolo 32 della nostra Costituzione, quando dichiara che la Repubblica tutela la salute dei cittadini e garantisce cure gratuite agli indigenti.
L’obiettivo da perseguire è il mantenimento della sanità pubblica, poichè la sanità privata colpisce i poveri, negando loro il diritto alla salute. In una società moderna non può assolutamente accadere per due motivazioni. La prima è fin troppo scontata: ogni persona ha diritto alle migliori cure possibili, indipendentemente dal ceto e dalla propria posizione economica. La seconda ha una ricaduta sociale di grande impatto. Se oggi si negano le cure a persone ‘bisognose’, si alimenta nel tempo il dilagarsi di patologie, la cui ricaduta è collettiva e avrà costi per il Sistema Sanitario Nazionale certamente maggiori.
Di fianco a queste considerazioni va detto che ‘ridurre la spesa sanitaria’ è unta necessità, tuttavia non possiamo continuare ad infliggere tagli a salute e welfare, lasciando invariato il capitolo relativo le spese militari. E’ proprio là che dobbiamo andare ad attingere linfa, per mantenere in vita la sanità pubblica. Ci professiamo pacifisti, ma spandiamo ingenti somme di danaro per armamenti, munizioni, aerei da combattimento. Riduciamo le spese militari e salviamo la sanità pubblica italiana.
E’ chiaro che un ‘aggiustamento’ nelle abitudini di vita e nei ricorso alle strutture sanitarie va adottato. Per troppo tempo si è sperperato ed oggi ci troviamo a dover far quadrare i conti di casse vuote.
Una volta la sanità italiana si presentava come un gigante buono. Accoglieva tutti sotto la sua ala protettrice. Gli ospedali proliferavano copiosi è garantivano assistenza e lavoro.
Oggi il gigante è divenuto un ‘nanetto’, compresso dai tanti debiti che ha accumulato nei tempo.
Gli sprechi, lo sperpero e le scelte errate, hanno consumato pian piano la forza del gigante, che giace stanco senza la sua linfa vitale.
La sanità italiana è di fronte ad un bivio: amputare gli arti in cancrena, per continuare a vivere, o ansimare ancora un po’ e poi scrivere, inesorabilmente, la parola fine.
Nessuna persona saggia sceglie di ‘morire’, Se l’amputazione è necessaria a salvare la vita, la si accetta con rassegnazione e si costruisce un nuovo percorso di crescita.
La sanità italiana non può continuare a mantenere i tanti ospedali, doppioni, a pochi chilometri l’uno dall’altro. Comprendo l’amarezza dei sindaci, dei cittadini, dei personale medico. Veder chiudere una struttura che ha rappresentato per decenni, il riferimento sanitario per il territorio, è doloroso, ma continuare a mantenerla aperta, senza offrire garanzie ai cittadini e agli operatori sanitari che in essa lavorano, a causa della scarsità di mezzi e risorse, è certamente più deleterio.
Il gigante buono che accoglieva tutti sotto la sua ala protettrice non esiste più. Oggi la sanità deve far fronte a costi elevatissimi. Più che alla quantità deve mirare alla qualità.
Dobbiamo puntare all’eccellenza, dobbiamo puntare a strutture tecnologicamente avanzate.
Se il destino, crudele, ci ‘manda’ una malattia grave, siamo disposti a varcare i confini e l’oceano per trovare le cure adeguate, giustamente. Allo stesso modo se per curarci ai meglio dobbiamo percorrere tanti chilometri di strada, per raggiungere una struttura ospedaliera d’eccellenza, la cosa non deve spaventarci, anzi deve garantirci.
L’ospedale sotto casa appartiene alla storia dei passato. Oggi le esigenze di cura sono differenti e le necessità organizzative sono del tutto cambiate.
La sanità italiana ha bisogno di una cura dimagrante, è vero, ma è nostro compito vigilare affinchè si riduca l’apporto superfluo, senza comprometterne le funzioni vitali.
Alla sanità vanno tagliati sprechi e costi inutili, ma non vanno compromessi i servizi essenziali. Non va messa a rischio la salute dei cittadini, in tale direzione i cattolici devono lavorare e far sentire la propria voce. Sulla carta è tutto semplice, chiaro e lineare. Bisogna vigilare afflnchè ciò che appare semplice in teoria non si complichi nella pratica.
Come riuscirci? ‘Cum grano salis’ ovvero ‘con un pizzico di buon senso.
in una stagione di crisi come quella che stiamo vivendo, in famiglia, nelle ‘amministrazioni pubbliche e private, dobbiamo eliminare tutto ciò che è superfluo, non certo ciò che è essenziale.
In materia di sanità è necessaria una pianificazione della spesa, per ripartire al meglio le risorse, evitando costi inutili. Per fare questo non basta tagliare, è necessario spendere con maggiore intelligenza, affinchè l’obiettivo sia sempre quello di garantire i servizi e cure appropriate ai cittadini nel momento del bisogno.
Faccio un esempio, per dare un senso alle parole. E’ inutile tenere aperti due laboratori analisi a cinque chilometri di distanza l’uno dall’altro. E’, invece, assolutamente necessario che nei raggio di dieci chilometri i cittadini possano rivolgersi ad un Laboratorio analisi, capace di eseguire tutte le indagini diagnostiche che la moderna tecnologia consente. Secondo alcune stime calcolate nel rapporto Meridiano Sanità 2011 dello European House Ambrosetti la spesa sanitaria potrebbe aumentare fino a superare nel 2050 il 9% dei Pii.
Tale ipotesi si basa sulla oggettiva considerazione che l’età media degli italiani, fortunatamente, si è alzata e le prospettive per il futuro sono in questa direzione. Ciò comporta un aumento della popolazione anziana, con maggiore necessità di cure.
A questo noi dobbiamo essere preparati o il Sistema Sanitario Nazionale andrà in ‘tilt’. E’ meglio prevenire che curare!
Razionalizzare la spesa sanitaria non è solo un’esigenza contingente di bilancio, è un esigenza finalizzata al futuro, per mantenere sano e funzionale il Sistema Sanitario Nazionale che molti paesi dei mondo ci invidiano.
I cittadini devono comprendere che per non perdere un diritto acquisito, dobbiamo tutti concorrere a mantenerlo in vita nei migliore dei modi. Ecco perché contribuire, in maniera commisurata alle proprie possibilità economiche, ai mantenimento della spesa sanitaria, non deve essere inteso come un ‘castigo’ ma come una collaborazione di ‘mutuo soccorso’ per non portare al collasso la sanità Italiana.
Ai pronto soccorso, in farmacia, al laboratorio analisi, alla visita specialistica, tutti dobbiamo contribuire nei nostro piccolo. La gratuità dei servizio pubblico per tutti, non può più reggere. E’ chiaro che al pensionato non si può chiedere di contribuire allo stesso modo dell’imprenditore o del libero professionista…, ma ‘gratis’ sempre, per tutti, è un ‘modus vivendi’ che il Paese non può più permettersi.
Affinchè in futuro il ‘ticket’ sia solo un piccolo contributo e niente di più, dobbiamo razionalizzare oggi le spese e tagliare gli sprechi. E’ l’unica via possibile per non incorrere in scelte drammatiche negli anni futuri.
Non ostiniamoci  a vivere nel passato, viviamo il presente e cerchiamo di costruire un futuro sicuro per i nostri figli.., per le frange della società più deboli. Lasciar gravare sulle loro spalle debiti e deficit, non ci farà sentire sereni.
Evitiamo le guerre di campanile, percorrendo la via della solidarietà e della cooperazione.