ROMA – Senza la domenica non possiamo vivere

ROMA – Senza la domenica non possiamo vivere

L’imperativo, oggi, è quello di restituire "qualità” al tempo, proprio a partire dalla domenica: la festa del Risorto, la festa dell’Eucaristia. Perciò, il senso dello slogan cristiano "senza la domenica non possiamo vivere", non può essere frainteso e peggio ancora, strumentalizzato dall’attuale società…

Intervista all’onorevole Gerolamo Grassi

L’onorevole Gerolamo Grassi è nato a Terlizzi, in provincia di Bari, nel 1958.
Si forma nell’azione cattolica, è sposato ed è padre di due figli.
Dipendente della regione Puglia e fondatore delle ACLI di Terlizzi. Giornalista pubblicista, scrittore. Direttore dell’emittente RTS, direttore del mensile "Il Confronto", direttore dei quindicinali: "Collegamento Bari", "Grandangolo", "Paese Vivrai" e "Margherita Puglia". Dal 1982 al 1989 è segretario amministrativo della Dc e nel 1990, sindaco di Terlizzi.
Attualmente segue i rapporti con gli amministratori del mezzogiorno per la Margherita, di cui, ne è, per incarico di Francesco Rutelli, il coordinatore regionale.

Domanda
L’imperativo, oggi, è quello di restituire "qualità” al tempo, proprio a partire dalla domenica: la festa del Risorto, la festa dell’Eucaristia. Perciò, il senso dello slogan cristiano "senza la domenica non possiamo vivere", non può essere frainteso e peggio ancora, strumentalizzato dall’attuale società. Perciò, il tema della festa, sia religiosa che laica, proprio perché ci avvicina al significato profondo della vita e del lavoro, non può essere sminuito o banalizzato a mero profitto commerciale.
Dunque, per la fede cristiana, la domenica è il giorno in cui l’uomo celebra Dio e riscopre la capacità dell’offerta gratuita, della solidarietà, del perdono e del senso della sua esistenza. Oggi, invece, il movimento frenetico della società dei consumi, ha ridotto anche questo tempo "sacro" e "inviolabile", ad un tempo in cui la "festa dei sensi" sembra essere l’unica cosa possibile e giusta da "celebrare".
Se la festa è dunque, anzitutto affermazione dei valori, momento di incontro, di scambio e della riscoperta delle proprie radici, perché, secondo lei attualmente, onorevole Grassi, sembra che le istituzioni non tutelino più questi aspetti?

Risposta
Penso che viviamo una società che antepone i consumi alla persona; purtroppo, secondo questa logica consumistica, anche la domenica non è più sentita come una giornata nella quale riposarsi, riflettere, andare a messa, ma è solo un altro giorno da dedicare agli acquisti. Tendenzialmente sono contrario all’apertura domenicale dei negozi e questo, per una serie di motivi, tra i quali, prima di tutto, quelli che riguardano i lavoratori e non mi riferisco certo a coloro che lavorano nelle strutture pubbliche, dove è necessario che vengano garantiti tutti quei servizi utili alla cittadinanza. In genere, dico che c’è un tentativo sbagliato di americanizzazione dell’Italia, perché, questa continua corsa ai consumi, travalica le persone, a volte privandole della loro dignità. Per me, la salvaguardia dei valori, come anche delle tradizioni, di quelle che sono proprie della nostra regione, nonché della partecipazione alle funzioni religiose domenicali, sono cose che non possono essere sacrificate per la logica dei consumi. Devo ammettere che le istituzioni, magari inconsapevolmente, hanno fatto poco o nulla, per arginare quello che dai più, è ormai sentito come un problema sociale! Ed è proprio la prassi di una domenica considerata come una giornata qualunque, che ci fa intuire come la nostra società stia lentamente scivolando verso una deriva consumistica. Effettivamente si dovrebbe riscoprire il gusto della domenica da passare a riflettere da soli o insieme agli altri e a dedicarsi ad attività che gratifichino lo spirito.

Domanda
Certamente, onorevole Grassi, lei sta evidenziando una grave "disfunzione" nella società, ma, quali possono essere, secondo lei, le possibili soluzioni, a livello istituzionale, per eliminare o quanto meno arginare i danni di questa "disfunzione"?

Risposta
Bisognereste recuperare la centralità della persona. Noi, non possiamo fare leggi soltanto per l’economia, dobbiamo fare leggi tenendo conto prima di tutto della persona. Perciò aprire i negozi la domenica, significa sì, consentire alle persone di andare a spendere, incrementando così un’economia che alla fine dovrà favorire tutti, ma significa anche obbligare i lavoratori a fare dei turni. Auspico che la centralità della persona determini provvedimenti legislativi consequenziali, però è anche vero che i provvedimenti legislativi sono una conseguenza di ciò che crede la società e non il parlamentare. Quindi se nella società la persona viene mortificata, significa che qualcosa non funziona all’interno di essa. E ciò accade, secondo me, perché tutto soggiace all’egoismo. Se non poniamo la persona al centro della nostra attività, ludica, religiosa, economica e legislativa, i provvedimenti non potranno che andare in una direzione da noi non auspicata e poi, naturalmente bisogna anche considerare che il legislatore non rappresenta solo la parte cattolica della società, ma rappresenta tutti, anche la parte non cattolica.

Elvira S. Zammarano