Scuola: la tengono in piedi i docenti

Scuola: la tengono in piedi i docenti

di Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
 
Il Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini è stata battezzata dall’ironia fresca e spontanea che appartiene alla popolazione giovanile: ‘Ministro della D-istruzione’.
Si dice che in fondo all’ironia c’è sempre un fondo di verità. Nel caso specifico ve ne è più che un fondo. Negli ultimi tre anni la scuola italiana ha subito diversi scossoni, è stata colpita da tagli ingiustificati e da provvedimenti arrangiati, con il solo obiettivo di recuperare fondi, senza tutelare il diritto all’istruzione degli studenti italiani.
Il Ministro Gelmini ed il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, insieme hanno avvallato una serie di decisioni assurde, i cui effetti hanno prodotto: caos nelle graduatorie, aumento vertiginoso dei precari, … tanto che le sentenze di Tar e Corte Costituzionale hanno sconfessato molte scelte compiute finora…

di Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
 
Il Ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini è stata battezzata dall’ironia fresca e spontanea che appartiene alla popolazione giovanile: ‘Ministro della D-istruzione’.
Si dice che in fondo all’ironia c’è sempre un fondo di verità. Nel caso specifico ve ne è più che un fondo. Negli ultimi tre anni la scuola italiana ha subito diversi scossoni, è stata colpita da tagli ingiustificati e da provvedimenti arrangiati, con il solo obiettivo di recuperare fondi, senza tutelare il diritto all’istruzione degli studenti italiani.
Il Ministro Gelmini ed il Ministro dell’Economia Giulio Tremonti, insieme hanno avvallato una serie di decisioni assurde, i cui effetti hanno prodotto: caos nelle graduatorie, aumento vertiginoso dei precari, … tanto che le sentenze di Tar e Corte Costituzionale hanno sconfessato molte scelte compiute finora.
Quella che si è spacciata come una riforma epocale, è in sintesi una politica basata sull’arrangiarsi e sul risparmio, che ha ridotto al minimo storico la qualità e la quantità dell’offerta formativa, trascurando la continuità didattica, gli investimenti per la formazione, l’innovazione, la ricerca.
Per giustificare le picconate sulla scuola italiana, il Governo ha affermato che spendiamo troppo per l’Istruzione e dobbiamo adeguarci agli standard degli altri Paesi.
E’ la solita affermazione da ‘pinocchio’. I dati Ocse affermano esattamente il contrario. L’Italia spende il 4,2% del PIL per la scuola (dati del 2008 senza i tagli attuali) contro una media Ocse del 5,7%. Ci battono solo Slovacchia e Repubblica Ceca.
La legge 133 del 2008, approvata a maggioranza e a colpi di fiducia, ha imposto all’Italia una riduzione della spesa per l’Istruzione di circa 8 miliardi di euro in 3 anni, attraverso un taglio indiscriminato dei posti negli organici di oltre 87 mila docenti e 44.500 unità destinate al personale ausiliario, tecnico ed amministrativo.
Tutto questo ci pone fuori dagli standard europei, Francia e Germania in testa, hanno incrementato i fondi destinati all’istruzione pubblica. Stessa decisione è stata presa anche dagli Stati Uniti d’America.
Per tradurre in cifre la politica targata Gelmini-Tremonti diciamo che in 3 anni, in Italia, si realizza il più grande licenziamento di massa della Repubblica: 132.000 posti di lavoro in meno, 87.341 docenti e 44.500 per il personale ATA.
I tagli continueranno visto che il programma di riforma per la scuola primaria, secondaria e superiore, avviato, si concluderà nel 2014.
L’offerta formativa è ridotta all’osso. Nella scuola elementare sono state abolite le ore di compresenza degli insegnanti, si registra la riduzione del tempo pieno e l’abolizione del tempo lungo. E’ stato cancellato il ruolo degli insegnanti specialisti di lingua inglese.
Nella scuola media sono state tagliate 3 ore settimanali, scomparso il tempo prolungato e ridotte le discipline fondamentali.
Negli Istituti tecnici e professionali si è stabilito il taglio di 4 ore settimanali e quello del 30% delle attività di laboratorio.
Nei licei l’orario settimanale è stato ridotto a 27 ore e per la scuola dell’infanzia è stato deciso il blocco degli organici.
Tutti questi tagli si traducono inoltre in meno classi e più alunni, con il sovraffollamento delle aule, spesso non idonee.
Parliamo ancora di cifre, per comprendere verso quale direzione stiamo andando. In Italia i plessi scolastici sono 41.162. Il governo ne ha chiusi circa 4.200. Le istituzioni scolastiche sono circa 10.500. Il governo ne ha accorpate 700 con il piano programmatico e 1.130 con la legge 111 del 2011. Questo si traduce in 30% in meno dell’organico dei dirigenti scolastici ed il taglio di 1.130 posti di direttore amministrativo e 1.100 posti di assistente amministrativo.
Che dire poi delle risorse destinate alla scuola?
Il governo Berlusconi solo per quest’anno ha previsto un taglio del 38% delle risorse destinate dalla legge 440. In 10 anni il finanziamento è stato ridotto del 71%.
Per questo governo il futuro dell’istruzione è nella scuola privata, mentre per la pubblica la decisione è privarla di tutto.
Le cose non vanno meglio per gli insegnanti, che oltre a subire i tagli indiscriminati nell’organico, vedono ridursi gli stipendi con il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità.
E la lista delle decisioni assurde potrebbe occupare le pagine di un libro, dal precariato al pensionamento, al ritorno del maestro unico mentre l’Europa va verso tutt’altra direzione ed ancora: meno insegnanti di sostegno ai disabili, meno attenzione allo studio delle lingue straniere, meno ore di lezione, meno laboratori, meno sicurezza…in poche parole ‘meno scuola pubblica’.
Qualcosa però è connotata dal segno più, i libri di testo per gli studenti delle superiori sono aumentati dell’8%, pesando ulteriormente sulle famiglie. Sconcertante è il fatto che sono spariti dalle voci di bilancio di questo governo 103 milioni di euro, con i quali si interveniva per assicurare la gratuità parziale dei libri di testo.
Non vanno meglio le cose neppure per l’edilizia scolastica. Oltre il 50% dei 42 mila edifici in cui vivono milioni di studenti, necessiterebbero di interventi. La situazione è peggiore al sud. In Sicilia il 65% degli edifici scolastici non è a norma e andrebbe chiuso per ragioni di sicurezza.
Il PD ha contrastato con forza le scelte scellerate del governo, utilizzando tutti gli strumenti consentiti dai regolamenti, avanzando proposte di legge, presentando pareri alternativi, ordini del giorno e atti di sindacato ispettivo.
Il PD ha presentato una serie di proposte per far crescere la scuola pubblica italiana, per un’educazione di qualità. Oggi più che mai è necessario affiancare studenti e docenti in una battaglia che non è ideologica, ma concreta, reale.
Non ce ne staremo con le mani in mano, a guardare questo governo che smantella pezzo dopo pezzo la scuola pubblica italiana. Faremo da cassa di risonanza alle legittime richieste di chi la scuola la vive ogni giorno e a fatica la tiene in piedi, mentre altri soffiano così forte da volerla buttare giù.