Sanità: settore di sviluppo

Sanità: settore di sviluppo

La relazione del Ministro della Salute Turco sulle “Linee del Programma di Governo per la promozione ed equità della salute dei cittadini” traccia una posizione interessante e condivisibile. Il Ministro si pone un obiettivo ambizioso, un “patto per salute”, un vero e proprio “new deal” …

 La relazione del Ministro della Salute Turco sulle “Linee del Programma di Governo per la promozione ed equità della salute dei cittadini” traccia una posizione interessante e condivisibile.

Il Ministro si pone un obiettivo ambizioso, un “patto per salute”, un vero e proprio “new deal” per la nostra sanità che coinvolge tutti gli attori del sistema con lo scopo di ridefinire tempi, modi e forme.

Concordo con il Ministro quando afferma che la sanità rappresenta oggi uno dei più importanti comparti di attività del nostro Paese. Un settore che va ripensato ed adeguato in linea con la crescente domanda di sanità, ma di una sanità di qualità che possa diventare anche uno strumento di sviluppo economico e di coesione sociale.

Si tratta di lasciarsi alle spalle la logica, tristemente nota, della sanità come sola fonte di spesa e di disagi. Nel nuovo corso di Governo la spesa sanitaria deve essere una forma di investimento nel capitale umano. Quando il Ministro sottolinea la “costante sottostima delle risorse finanziarie necessarie per il sistema sanitario” fa emergere un rischio reale di non governabilità del sistema che rischia di esplodere mettendo a repentaglio il sistema costituzionale di garanzie in favore dei cittadini. La situazione è tale per cui sul tema della salute non si può più indugiare o peggio ancora procedere con azioni emergenziali. Occorre darsi anzitutto un nuovo metodo di lavoro fatto di analisi puntuale delle criticità esistenti, di programmazione delle azioni da intraprendere, di monitoraggio dei risultati conseguiti.

In tale ottica valuto positivamente la convocazione degli stati generali degli operatori della salute come luogo per tracciare un percorso fatto di obiettivi e strumenti in linea con la necessità di restituire al sistema sanitario il ruolo nobile di presidio efficiente della salute dei cittadini su tutto il territorio nazionale, ovunque essi si trovino.

Abbiamo un imperativo: il sistema sanitario deve rimanere pubblico, universalistico, solidale e unitario.

Il patto per la salute è una proposta importante, seria, suggestiva ed impegnativa. Per questo sarà utile richiamare l’attenzione di tutti i protagonisti del mondo sanitario che dovrà recuperare la cultura della legalità, superando negligenze o clientelismi del passato; la cultura dei risultati, prevedendo degli standard in linea con le esigenze e la dignità dei pazienti, impegnando le risorse unicamente in tali scopi, monitorandone il loro raggiungimento; ma anche la cultura della collaborazione per gli utenti e le famiglie che devono cogliere il senso degli sforzi resi dal legislatore, evitando, per esempio, di richiedere prescrizioni inutili o annullando un appuntamento per un esame in caso di impossibilità di rispettarlo.

I problemi della sanità italiana vanno affrontati muovendo dalla fase di programmazione strategica delle linee di intervento. Programmazione che significa certezze delle risorse, sulle quali poter contare; analisi delle criticità esistenti; individuazione degli interventi prioritari; monitoraggio dei risultati. Programmazione che, in linea con la responsabilità che deve essere propria di tutti gli operatori del sistema, consentirà di razionalizzare i costi, di massimizzare i risultati, di rientrare dalle situazioni di disavanzo.

Non senza tenere conto che il settore della salute è un mondo estremamente sensibile ed in continua evoluzione tale da richiedere una flessibilità di approccio, proprio perché la salute dei cittadini è un bene supremo da tutelare. La flessibilità è auspicabile, poi, in questa fase particolarmente delicata in cui viviamo una situazione complessa “tra ciò che non c’è più e ciò che non c’è ancora".

Il paziente deve tornare protagonista del sistema, in linea con i principi del governo clinico, in vista del soddisfacimento del complesso dei suoi bisogni al di là del peso economico che questo comporta. Affrontare la questione annosa delle dolorose liste di attesa perché la salute non ha tempi e talvolta quando arriva il proprio turno è già tardi. La salute non è questione di censo, per cui non tutti possono affrontare ingenti spese presso strutture private per ovviare a code che, la cronaca insegna, possono essere anche di quattro mesi.

Diritto alla salute significa, poi, non semplicemente una sanità di qualità, ma una qualità diffusa su tutto il territorio, in particolare nelle aree arretrate in cui spesso mancano anche i servizi salvavita di primo soccorso. Mi riferisco ad alcune aree interne, soprattutto del Mezzogiorno, in cui le carenze strutturali e di dotazioni tecnologiche sono particolarmente gravi e tali da richiedere azioni forti per recuperare il gap esistente rispetto alle regioni del Nord. Carenze che hanno causato una caduta di fiducia nella sanità meridionale e che alimentano il fenomeno della mobilità sanitaria verso il nord anche per esami diagnostici e per interventi in day hospital.

Diritto alla salute migliore significa investire nella prevenzione, insegnando la prevenzione a partire dalle scuole primarie; investire nelle ricerca medico-scentifica, quella vera e libera; investire nella formazione del personale sanitario ad ogni livello e nelle dotazioni tecnologiche di supporto alla salute; investire nel potenziamento della medicina di base. Decongestionare, anche con il rapporto dei medici di base e dei consultori familiari, i ricoveri ospedalieri; dare attenzione al disagio giovanile che sfocia nelle tossicodipendenze e nell’alcolismo, male quest’ultimo spesso sottovalutato ma che per l’entità dei danni deve essere affrontato in modo più energico; assistere gli anziani e i non autosufficienti con un sostegno domiciliare integrato capace di far fronte appieno alle loro esigenze.  

Infine una riflessione sul problema del precariato nel mondo della sanità, questione che riguarda migliaia di giovani professionisti che vedono mortificata la loro preparazione ed il loro impegno. Problema che va affrontato in un’ottica di rilancio del sistema, ricostituendo quel clima di fiducia con il personale sanitario che oggi sembra essere compresso.  

I tempi sono maturi per metterci al capezzale della sanità malata e trovarne le cure.

Dobbiamo muoverci subito, con prudenza ed equilibrio, ma soprattutto con un’azione condivisa tra le forze politiche perché in tale condivisione è la ricetta migliore per affrontare le questioni che attengono ai diritti fondamentali della persona.