Questione sanitaria nel mezzogiorno. Non si può tagliare senza poi ricucire….

Questione sanitaria nel mezzogiorno. Non si può tagliare senza poi ricucire….

di Gero Grassi
 
Quest’anno si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia. E’ un’occasione straordinaria per ricordare con orgoglio, tutte le conquiste ed i traguardi raggiunti. Allo stesso tempo si deve prendere l’impegno di lavorare per il raggiungimento dell’Unità, in tutti quei settori ed in tutti quei territori del Paese, che sono rimasti un passo indietro….
 

Non si può tagliare senza poi ricucire, si finisce per portare tutto in cancrena

Non si può tagliare senza poi ricucire, si finisce per portare tutto in cancrena

di Gero Grassi
 
Quest’anno si celebrano i 150 anni dell’Unità d’Italia. E’ un’occasione straordinaria per ricordare con orgoglio, tutte le conquiste ed i traguardi raggiunti. Allo stesso tempo si deve prendere l’impegno di lavorare per il raggiungimento dell’Unità, in tutti quei settori ed in tutti quei territori del Paese, che sono rimasti un passo indietro.
Tra i traguardi raggiunti, come ha di recente ha sottolineato il Presidente emerito della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, vi è il livello ottimale raggiunto dall’assistenza sanitaria in molte realtà del Paese. Tra i problemi irrisolti, tuttavia, va menzionato quello che vede, ancora, una sanità diversa tra il Sud ed il Nord del Paese, una sanità che per qualità ed efficienza penalizza i cittadini del Mezzogiorno d’Italia.
Il Mezzogiorno sta lavorando molto per recuperare un “gap” storico, ma l’attuale Governo non ha tra le sue priorità la crescita del Sud del Paese. Troppo spesso opta per scelte che appaiono punitive.
L’evidente divario in sanità tra il Nord ed il Mezzogiorno d’Italia, soprattutto oggi, in vista di una forte connotazione federalista nella gestione della sanità, deve rappresentare una sfida da affrontare e vincere, per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia in modo concreto e non solo formale. Questo anche alla luce del rispetto della Costituzione, che sancisce per tutti i cittadini d’Italia i principi di uguaglianza, solidarietà ed equità sociale.
La situazione sanitaria in alcune realtà del Mezzogiorno non è più accettabile, propone modelli obsoleti, figli di una povertà di servizi e mezzi, che non offrono alternativa.
La sfida di una sanità d’eccellenza anche nelle regioni del Sud, deve diventare una grande “questione nazionale” o si finirà per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, senza averla mai del tutto raggiunta.
Le scelte politiche dell’attuale Governo, purtroppo, non sembrano perseguire questa strada. Si pone la questione su un piano esclusivamente economico, senza porre attenzione ai LEA (livelli essenziali di assistenza).
La sanità, soprattutto nel Mezzogiorno è divenuta figlia dell’aritmetica e null’altro. Si è puntato esclusivamente al rientro dal deficit, senza accompagnare i pur necessari tagli ad investimenti.
Gap qualitativi, funzionali, gestionali ed organizzativi storici, atavici, non possono essere superarti “ex abrupto” con politiche restrittive. Devono piuttosto prevedere politiche tese a migliorare la situazione nel tempo, gradualmente, senza ricorrere a tagli discriminanti, che vanno a sommarsi ai già deficienti livelli prestazionali, penalizzando i cittadini, che non hanno colpe di gestione.
La sanità meridionale soffre anche del fatto che è entrata a far parte della sfera di interessi della criminalità organizzata. Per tal motivazione è compito preciso della politica intervenire, per tutelarla da ingerenze negative, senza, tuttavia, per questo isolarla e penalizzarla, a danno dei cittadini che sono i fruitori ultimi di un sistema, che dovrebbe essere di assistenza e tutela.
Risolvere la questione meridionale, anche in sanità, è interesse di tutto il Paese, ma a dar il via a questo processo devono essere le classi dirigenti del meridione, perché tutto l’aiuto che può arrivare dall’esterno, non può sostituire la forza interna.
La questione meridionale va affrontata con forza e determinazione e non può prescindere da una forte presa di posizione sulla trasparenza, professionalità ed onestà di chi opera i sanità.
In questo percorso devono essere coinvolti tutti quelli che hanno facoltà di incidere concretamente: enti locali, amministrazioni regionali, operatori del settore, forze economiche e sociali del territorio, unitamente alla cittadinanza.
E’ necessario avviare un progetto di ammodernamento della sanità nel meridione che passi per la ristrutturazione dei servizi, ma anche per una vera e propria operazione di risveglio dei valori e delle capacità del Sud, promuovendo innovazione e ricerca, favorendo lo sviluppo delle biotecnologie e delle reti telematiche, per dar vita ad una sanità al passo coi tempi, che non sperperi ma garantisca sicurezza ai cittadini.
Questo l’auspicio, ma allo stato attuale l’unica certezza sono i tagli ai finanziamenti per lo sviluppo del Mezzogiorno. E là dove non si parla esplicitamente di tagli in nome e per conto della legge di stabilità, non si investe, né si individuano fondi e risorse dedicate.
Non si intravede a nessun livello una politica nazionale per il Mezzogiorno, se pur sia evidente la necessità di un rinnovo urgente della rete ospedaliera, dei servizi, delle tecnologie diagnostiche.
Non si può tagliare senza poi ricucire, si finisce per portare tutto in cancrena.
Se il Governo non attuerà una politica sanitaria più equa, le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia non basteranno a far sentire l’Italia unita e le realtà sanitarie differenti, tra un territorio e l’altro, tra una regione e l’altra, imporranno ai cittadini viaggi della speranza, portando quelli del Sud a farsi curare al Nord.