Prigioniero della follia BR

Prigioniero della follia BR

“Il destino dell’uomo non è quello di realizzare la giustizia ma quello di avere fame e sete di essa”: queste le parole del celebre statista Aldo Moro che, nel trentesimo anniversario della sua tragica scomparsa, viene ricordato dagli studenti del Liceo Classico di Manfredonia (che riporta proprio il suo nome), l’unico evento organizzato in Capitanata a tal proposito. –
Il seminario-tavola rotonda, svolta nella cornice dell’Auditorium “Palazzo Celestini” a partire dalle ore 10.30 di sabato 12 Maggio, si è avvalso della collaborazione di numerosi esponenti che non si sono limitati a fare la “cronistoria” dei cinquantacinque giorni del suo rapimento, ma hanno approfondito le diverse sfumature della figura di Moro, definito come “uno dei pilastri che hanno gettato le basi della democrazia odierna”.

“Il destino dell’uomo non è quello di realizzare la giustizia ma quello di avere fame e sete di essa”: queste le parole del celebre statista Aldo Moro che, nel trentesimo anniversario della sua tragica scomparsa, viene ricordato dagli studenti del Liceo Classico di Manfredonia (che riporta proprio il suo nome), l’unico evento organizzato in Capitanata a tal proposito. –
Il seminario-tavola rotonda, svolta nella cornice dell’Auditorium “Palazzo Celestini” a partire dalle ore 10.30 di sabato 12 Maggio, si è avvalso della collaborazione di numerosi esponenti che non si sono limitati a fare la “cronistoria” dei cinquantacinque giorni del suo rapimento, ma hanno approfondito le diverse sfumature della figura di Moro, definito come “uno dei pilastri che hanno gettato le basi della democrazia odierna”.

A moderare la tavola rotonda il giornalista Filippo Santigliano, della Gazzetta del Mezzogiorno, che ha introdotto i saluti del vicesindaco Franco La Torre e del Preside Antonio Riglietti prima degli interventi dei vari relatori. In primo luogo quello dell’On. Gero Grassi, deputato alla Camera, che ha introdotto il quadro storico nel quale collochiamo le vicende legate all’ideologia brigatista. “Gli anni settanta furono caratterizzati da una profonda crisi economica che si tradusse negli stati d’animo di ognuno come disagio e necessità di cambiamento. La popolazione italiana si trovò letteralmente spaccata a metà e decine di persone furono uccise solo perché “colpevoli” di stare dalla parte dello Stato. Non si era preparati ad un’evenienza di tale portata: lo stesso Andreotti affermò di essersi trovato del tutto spiazzato dinanzi al rapimento di Moro, scelto (come spiegò Franceschini, punto di riferimento per le BR) poiché rappresentava l’architrave di uno Stato che desiderava allargare le pareti della propria attività politica, aprendosi a partiti come quello socialista e comunista. Tentò, quindi, di eliminare una democrazia che vedesse alcuni sempre al governo, altri sempre all’opposizione impegnandosi nella propria vita civile, sociale e cristiana oltre che politica. La migliore risposta alla sua morte è pertanto quella di comportarsi da buon cittadino, rispettando l’inviolabilità della persone. Moro a distanza di trent’anni è capacità di comprensione, di ascolto, di “senso dello Stato” poiché noi stessi siamo lo Stato, noi siamo la scuola, l’ospedale, la comunità.”
La parola è poi passata al Prof. Pasquale Piemontese, docente presso l’Università di “Aldo Moro” di Bari, che ha esaminato Moro nel suo aspetto di” educatore”, in particolare l’interesse che egli mostrò verso i giovani e verso la loro formazione. Ricoprì infatti la carica di Ministro della pubblica Istruzione, dando alla scuola un posto di primaria importanza e perseguendo il suo ruolo con coerenza, realismo, pazienza e tolleranza.
“Bisogna avere più valori al giorno d’oggi, un modello tra questi potrebbe essere proprio Moro, che ha saputo difendere quegli ideali che rendono grande una nazione”.
Stesso slancio etico lo si è colto nel contributo dell’avvocato Onorino Di Sabato, discepolo di Aldo Moro, estremamente affascinato dalle sue straordinarie doti umane apprezzate durante le sue lezioni di filosofia del diritto. “Moro fu capace di leggere e interpretare quello che da lì a poco sarebbe successo ed io, essendo figlio dell’ultima guerra mondiale, vissi con coscienza quei momenti. Le categorie del diritto nascono dalla nostra profonda umanità. Non siamo nati per il nulla, ognuno ha una missione nella storia che viviamo ed è cellula di questa società. La norma è l’io etico che si deve realizzare!”
Ultimo l’inaspettato e gradito intervento dell’avv. Berardino Tizzani, ex Presidente della Provincia di Foggia, che ha conosciuto personalmente lo statista e che ha commentato come sia facile essere “costruttori di guerra, non è per niente facile esser invece costruttori di pace!”