Perché ricordare Moro a 35 anni dalla morte

Perché ricordare Moro a 35 anni dalla morte


di Gero Grassi – Vicepresidente Gruppo Pd Camera
 
Perché noi a 35 anni di distanza ricordiamo Moro? Un esercizio del passato? No!
Nella politica di Moro c’è la serietà dei comportamenti. C’è l’intuizione del futuro. Quando Moro andò ad inaugurare l’Autostrada del Sole, la Napoli-Milano, disse che quella Autostrada serviva a collegare il sud povero, dimenticato, oltraggiato, al nord opulento e ricco. Quando Moro parla a Benevento nel 1977 del Partito Comunista, dice: “Noi siamo – riferendosi ai democristiani – quello che anche i comunisti hanno contribuito a farci essere. Ma anche i comunisti, dopo trent’anni di Democrazia Cristiana, sono il risultato di un’azione di governo e culturale che noi abbiamo determinato”.
Che cosa voleva dire? Che non si può vivere contro. Bisogna vivere insieme. Bisogna vivere confondendosi, bisogna vivere dando ognuno di noi il meglio, anche a quelli che apparentemente sono avversari o di un’altra parte politica…..


di Gero Grassi – Vicepresidente Gruppo Pd Camera
 
Perché noi a 35 anni di distanza ricordiamo Moro? Un esercizio del passato? No!
Nella politica di Moro c’è la serietà dei comportamenti. C’è l’intuizione del futuro. Quando Moro andò ad inaugurare l’Autostrada del Sole, la Napoli-Milano, disse che quella Autostrada serviva a collegare il sud povero, dimenticato, oltraggiato, al nord opulento e ricco. Quando Moro parla a Benevento nel 1977 del Partito Comunista, dice: “Noi siamo – riferendosi ai democristiani – quello che anche i comunisti hanno contribuito a farci essere. Ma anche i comunisti, dopo trent’anni di Democrazia Cristiana, sono il risultato di un’azione di governo e culturale che noi abbiamo determinato”.
Che cosa voleva dire? Che non si può vivere contro. Bisogna vivere insieme. Bisogna vivere confondendosi, bisogna vivere dando ognuno di noi il meglio, anche a quelli che apparentemente sono avversari o di un’altra parte politica.
La sua volontà era sempre quella di includere, di condividere, affermava infatti: “Se dovessimo sbagliare, meglio sbagliare insieme. Se dovessimo indovinare, ah certo, sarebbe altrettanto bello indovinare insieme, ma essere sempre insieme.” (Moro 1978)
Che cos’era la scuola per Moro? Moro ha fatto il Ministro della Pubblica Istruzione e durante il suo Governo la scuola italiana è passata dalla obbligatorietà della scuola elementare alla obbligatorietà della scuola media. Stiamo parlando di cinquant’anni fa.
Che cos’era la scuola? Moro diceva che la scuola era la possibilità per il povero del sud o per il figlio dell’operaio del sud di competere culturalmente, in base alle sue possibilità, con il futuro e nel futuro. Moro aveva della società non una visione statica, una visione dinamica.
Si chiedeva come dare la possibilità a tutti per fare un passo avanti. Oggi noi, molte volte, scusatemi la polemica, ci troviamo a sentire in Parlamento proposte che tendono ad una scuola nella quale chi ha i soldi va all’Università e chi non ha i soldi finisce all’avviamento professionale o alla formazione professionale. Questa è una ingiustizia nei confronti delle persone, indipendentemente da dove queste persone vivono, da dove queste persone operano. Tutta la politica di Moro è stata finalizzata a questo.
Voglio ricordare un fatto anomalo successo dopo la sua morte.
Nella storia d’Italia c’è stato soltanto un caso nel quale, rispetto ad un grande funerale, è mancata la salma. E’ stato il funerale di Aldo Moro. La famiglia non concesse che la salma fosse portata in San Giovanni in Laterano. Non è soltanto l’anomalia di un funerale senza salma. A questo funerale parteciparono Giovanni Leone, Presidente della Repubblica; Pietro Ingrao, Presidente della Camera; Amintore Fanfani, Presidente del Senato; Giulio Andreotti, Presidente del Consiglio. C’erano tutti i Ministri! C’era anche Papa Paolo VI. E’ successo soltanto una volta nella storia della Chiesa questo evento. Paolo VI durante l’omelia si arrabbiò con il Padre Eterno. Un Papa che si arrabbia con il Padre Eterno, non è mai successo. Noi lo facciamo, molte volte, impropriamente.
E perché si arrabbia quel Papa? Perché quel Papa, che poi morirà due mesi dopo, anche sotto il peso morale di una lettera di Moro, nella quale Moro scrisse: “Anche il Papa ha fatto pochino e avrà a dolersene”, avvertì la sua impotenza a salvare Moro. Morì ad agosto 1978 quel Papa. Paolo VI aveva scritto una bellissima lettera: “Io scrivo a voi, uomini delle Brigate Rosse. Restituite alla libertà, alla sua famiglia e alla vita civile l’on. Aldo Moro uomo buono e onesto che nessuno può incolpare di qualsiasi reato o accusare di scarso senso sociale, di mancato servizio alla giustizia e alla pacifica convivenza civile. Quel Papa, il giorno del funerale, nell’omelia dice al Padre Eterno: “Non ci hai ascoltato. Hai consentito che Moro fosse ucciso”. E si arrabbia con il Padre Eterno. Una cosa che nella storia della Chiesa non è mai successa.
Perché quel Papa lo fa? Forse perché quel Papa sa che l’Italia non ha fatto tutto quello che avrebbe potuto e dovuto per liberare Moro. Moro idealista risponde: “Questo paese non si salverà. La stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera se non sorgerà un nuovo senso del dovere”. Cioè, Moro parla di abbinamento dei doveri ai diritti. Senza i doveri, i diritti vengono caducati. In questa società, spesso molto egoistica, noi abbiamo il dovere di ampliare i doveri verso lo Stato per salvaguardare i diritti verso ognuno di noi e soprattutto verso le nuove generazioni.