PD – Giudizio d’insieme sulla manovra economica approvata

PD – Giudizio d’insieme sulla manovra economica approvata

La manovra approvata: un giudizio d’insieme
 
A cura del Comitato economia e finanza del PD
Nota n. 8
 
 
 
Chi ha messo in sicurezza la finanza pubblica italiana è stato il Governo Prodi. Sono le previsioni tendenziali del DPEF di giugno scorso (scritto quindi dal Ministro Tremonti) ad evidenziarlo: senza nessun intervento correttivo l’indebitamento delle pubbliche amministrazioni sarebbe sceso al di sotto del 2% del Pil nei prossimi anni. Sono anche i dati sul fabbisogno dei primi 8 mesi del 2008 a confermarlo. Il sottosegretario Vegas, in una recente audizione in Parlamento, ha confermato quanto il Pd ha sostenuto fin da giugno scorso, ossia la sovrastima delle previsioni di fabbisogno per il 2008. Vi sono almeno 2,5 miliardi di euro da poter utilizzare.
La strutturalità del risanamento compiuto e da proseguire consente oggi, di fronte ad una difficilissima fase internazionale e in una situazione di stagflazione per l’Italia (stagnazione + impennata dell’inflazione), di fare un intervento di riduzione delle tasse per i redditi da lavoro e da pensione. È un intervento necessario per sostenere il potere d’acquisto di decine di milioni di famiglie italiane, ossia larga parte delle classi medie, non solo “i poveri”. È un intervento necessario per evitare un ulteriore ripiegamento della nostra economia. Infatti, anche l’anemico andamento del Pil previsto nella Nota di Aggiornamento del DPEF appena presentata dal Governo, si regge sulla domanda interna. Una domanda interna in forte contrazione (vedi i dati sull’andamento dei consumi e delle spese per investimento delle imprese).
Considerati “i fondamentali” della nostra finanza pubblica e vista la situazione recessiva dell’economia italiana (di fronte ad una crescita media dei paesi euro dell’1,3%, noi siamo fermi), il DDL Finanziaria presentato dal Governo il 23 settembre è assolutamente inadeguato, omissivo, dannoso per il futuro del Paese. Sembra più l’elaborato tecnico della Ragioneria Generale dello Stato che un intervento politico all’altezza dei problemi dell’Italia.
Vediamo perché:
  • la manovra complessiva continua ad avere un segno prociclico, ossia accentua le difficoltà dell’economia, delle famiglie e delle imprese italiane. In termini strutturali, inseguendo un ortodossia iperliberista (la critica al mercatismo è solo a chiacchiere), punta ad un attivo di bilancio per il 2011. Per affrontare la difficilissima congiuntura economica e sociale, proponiamo la riduzione delle imposte sui redditi da lavoro e da pensione attraverso un aumento medio delle detrazioni fiscali di circa 300 euro all’anno da restituire anche ai contribuenti “incapienti”. L’operazione è sostanzialmente compatibile con il percorso previsto per l’azzeramento dell’indebitamento netto, in quanto stimolerà crescita e gettito;
  •  l’obiettivo di inflazione programmata confermato dal Governo (1,5% dal 2009 in avanti), nonostante i dati sui prezzi disponibili da giugno scorso, implica una massiccia redistribuzione di redditi a danno dei lavoratori e dei pensionati. È una scelta irresponsabile, una scelta che complica enormemente le trattative tra Confindustria e sindacati per i rinnovi contrattuali. Noi proponiamo un obiettivo di inflazione programmata più realistico (intorno al 2%), in grado di evitare una ulteriore brutale caduta del potere d’acquisto senza riavviare implicitamente la scala mobile;
  • il DDL Finanziaria accentua i tagli alla spesa per investimenti (arrivano a 5,5 miliardi di euro nel 2009 per poi crescere fino a 15 miliardi di euro nel 2011). Non si tagliano gli sprechi, si tagliano potenzialità di sviluppo. I tagli agli investimenti pubblici si aggiungono al sostanziale annullamento degli incentivi fiscali agli investimenti delle imprese private nel Mezzogiorno realizzato con i decreti fiscali di Giugno;
  • il DDL Finanziaria non prevede risorse per la social card e per gli incentivi fiscali per gli straordinari. Il Pd ha criticato duramente entrambe le misure. La prima perché è un’elemosina assolutamente inadeguata alle difficoltà di milioni di famiglie. La seconda perché sbagliata, in quanto non sostiene la produttività e non sostiene nemmeno i redditi in una fase recessiva, dove sono già in caduta libera le ore di straordinario. Ora, il Governo contraddice se stesso e conferma che entrambe le misure erano solo bandierine demagogiche;
  •  le previsioni per il rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici sono inadeguate nelle quantità (2,8 miliardi di euro all’anno non sono sufficienti nemmeno a coprire l’inflazione programmata) ed umilianti per le forze sindacali, le quali si trovano di fronte ad inaccettabili atti unilaterali delle amministrazioni;
  •  nel 2009, i Comuni perdono 1,5 miliardi di euro in trasferimenti dallo Stato. In particolare, trova conferma quanto il Pd ha sostenuto a giugno scorso: l’eliminazione dell’Ici è scoperta per mezzo miliardo di euro all’anno. Ossia pagano le casse dei Comuni, in altri termini pagano i cittadini più deboli l’eliminazione dell’Ici alle famiglie più benestanti;
  •  l’andamento del gettito delle imposte indirette nel biennio 2008-2009 appare scontare un significativo aumento dell’evasione fiscale. In termini nominali, a fronte della previsione di un aumento del 7% dei consumi finali nazionali, il gettito da imposte indirette viene previsto sostanzialmente costante. In sostanza, spariscono 15 miliardi di euro in 2 anni, solo in minima parte giustificabili con l’andamento delle accise.