MEMORANDUM SULL’EUROPA

MEMORANDUM SULL’EUROPA

Qual è la coerenza del Partito democratico?
 
Il Partito democratico perde la sua anima se sceglie di irrigidire ideologicamente il messaggio d’innovazione che gli compete. E la perde, ancora più concretamente, se smentisce il suo ancoraggio alle grandi intuizioni di politica estera nelle quali vive il retaggio della straordinaria tradizione dell’umanesimo e del cosmopolitismo italiano. E’ in questa cornice che i padri dell’Europa, da De Gasperi a Spinelli, hanno pensato e promosso il modello federale europeo come nuovo orizzonte di pace, di sviluppo e crescita civile.
Oggi, dopo averne sempre rivendicato il prezioso fattore d’ispirazione, al Partito democratico si chiede di rinnovare questo modello, mostrando coraggio e intelligenza nel proseguire a testa alta sulla strada della progressiva integrazione europea…. 

Qual è la coerenza del Partito democratico?
 
Il Partito democratico perde la sua anima se sceglie di irrigidire ideologicamente il messaggio d’innovazione che gli compete. E la perde, ancora più concretamente, se smentisce il suo ancoraggio alle grandi intuizioni di politica estera nelle quali vive il retaggio della straordinaria tradizione dell’umanesimo e del cosmopolitismo italiano. E’ in questa cornice che i padri dell’Europa, da De Gasperi a Spinelli, hanno pensato e promosso il modello federale europeo come nuovo orizzonte di pace, di sviluppo e crescita civile.
Oggi, dopo averne sempre rivendicato il prezioso fattore d’ispirazione, al Partito democratico si chiede di rinnovare questo modello, mostrando coraggio e intelligenza nel proseguire a testa alta sulla strada della progressiva integrazione europea. Sotto questo profilo può riproporsi il valore e la bellezza di un peculiare vincolo esterno, di natura eminentemente politica, che nasce e si sviluppa in base alla volontà di partiti, movimenti sociali e culturali, settori qualificati della pubblica opinione; un vincolo che offre l’opportunità di armonizzare nel perimetro di solide politiche sovranazionali le iniziative volte a contrastare i rischi di declino incombenti sulle società e gli ordinamenti dei singoli Stati.
L’europeismo, in ogni caso, non può agire a rimorchio di logiche e schemi prefabbricati. Quando si proiettano su scala più ampia le dinamiche politiche nazionali, emerge la conferma di quanto possa valere e pesare la scelta del riformismo “coniugato al futuro”, come noi amiamo dire. Le appartenenze del Novecento assomigliano a dagherrotipi ingialliti. Prodi e Amato, insieme ad altre personalità del mondo intellettuale e politico, hanno indicato con il loro appello pubblicato di recente sulla stampa “il sogno di una società europea solidale, giusta e democratica”; ma nel loro proposito non sussiste l’ancoraggio a una qualche pregiudiziale ideologica, men che meno di tipo socialista.
D’altronde, in Francia, Bayrou dimostra di avere più determinazione e più tenuta nella difesa della politica d’integrazione europea. Sicché appare incongruo che il Partito democratico – aderente al Gruppo dei Socialisti e Democratici nel Parlamento europeo, ma non al Partito socialista europeo (Pse) – debba adottare a senso unico una sorta di “solidarietà internazionalista” e dunque affidassi totalmente alle rituali formule di sostegno al candidato socialista all’Eliseo. Qual è il motivo di questa solidarietà, quando nel programma di Hollande vi è un ritorno al primato di Parigi come motore politico di un’Europa concepita e disegnata in relazione a un prevalente ruolo di coordinamento degli Stati nazionali? Il nostro europeismo non si armonizza completamente con una visione – Hollande non corregge la linea vetero-gollista di Sarkozy – che indebolisce o addirittura offusca i progressi compiuti in questi anni per fare delle istituzioni comunitarie la casa dei cittadini europei, non la semplice camera di compensazione delle volontà e delle scelte dei diversi Stati membri.
A noi preme evidenziare, in conclusione, la necessità che il Partito democratico non disperda nel labirinto di presunti obblighi di vicinanza nel campo progressista il credito accumulato come forza riformatrice, aperta alla sperimentazione di nuove formule politiche, impegnata a tradurre in programmi e comportamenti conseguenti la sua limpida vocazione europeistica. Dobbiamo difendere la nostra autonomia, specialmente se con essa possiamo difendere un punto di vista più avanzato nell’orizzonte di una rinnovata prospettiva europeistica.
 
 
Primi firmatari (in attesa di altre adesioni)
 
Giuseppe Fioroni
Marco Follini
 
(Senatori)
Carlo Chiurazzi – Lucio D’Ubaldo – Anna Rita Fioroni – Maria Pia Garavaglia –
 
(Deputati)
Gianluca Benamati – Enrico Farinone – Giampiero Fogliardi – Tommaso Ginoble – Gero Grassi – Luciana Pedoto – Giovanni Sanga – Rodolfo Viola