Manovra: assurdo tagliare le pensioni più basse. Arriva il ‘mea culpa’

Manovra: assurdo tagliare le pensioni più basse. Arriva il ‘mea culpa’

Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
 
Il 42% dei lavoratori dipendenti che oggi hanno 25-34 anni, andrà in pensione, intorno al 2050, con meno di mille euro al mese.
La manovra battezzata ‘lacrime e sangue’, che non doveva mettere le mani nelle tasche degli italiani, sta penalizzando sempre più le fasce deboli, negando speranza e futuro.
Le scelte assurde, inique, operate da questo Governo, in merito alla manovra finanziaria,  sono così evidenti, da far ammettere ad alcuni parlamentari di Centrodestra, la necessità di rivedere il capitolo pensioni. Sono lacrime da coccodrillo. La manovra fa acqua da tutte le parti. I tagli alle pensioni più basse, rappresentano la cima dell’Iceberg di una politica che toglie ai ‘poveri’ per garantire i ‘ricchi’.
Chi oggi guadagna meno di mille euro al mese e vive con la prospettiva di avere una pensione ben al di sotto dei mille euro è già fortunato, rispetto ai milioni di precari e senza lavoro a cui non si guarda….
 

Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
 
Il 42% dei lavoratori dipendenti che oggi hanno 25-34 anni, andrà in pensione, intorno al 2050, con meno di mille euro al mese.
La manovra battezzata ‘lacrime e sangue’, che non doveva mettere le mani nelle tasche degli italiani, sta penalizzando sempre più le fasce deboli, negando speranza e futuro.
Le scelte assurde, inique, operate da questo Governo, in merito alla manovra finanziaria,  sono così evidenti, da far ammettere ad alcuni parlamentari di Centrodestra, la necessità di rivedere il capitolo pensioni. Sono lacrime da coccodrillo. La manovra fa acqua da tutte le parti. I tagli alle pensioni più basse, rappresentano la cima dell’Iceberg di una politica che toglie ai ‘poveri’ per garantire i ‘ricchi’.
Chi oggi guadagna meno di mille euro al mese e vive con la prospettiva di avere una pensione ben al di sotto dei mille euro è già fortunato, rispetto ai milioni di precari e senza lavoro a cui non si guarda.
Nel 2040 i lavoratori dipendenti potrebbero beneficiare di una pensione pari o poco più del 60% dell’ultima retribuzione, andando in pensione a 67 anni e con 37 anni di contributi. Gli autonomi invece, vedranno una riduzione del 40% , andando in pensione a 68 anni con 38 anni di contributi. I conti sono presto fatti e la prospettiva di vita rasenta la povertà.
 A ciò si aggiunge una notizia positiva che paradossalmente diviene negativa. L’Italia è uno dei paesi più longevi al mondo. Il Censis evidenzia che ‘nel 2030 gli anziani over 64 anni saranno più del 26% della popolazione totale. Ci saranno, dunque, 4 milioni di persone non attive in più e 2 milioni di attivi in meno.’ Il sistema pensionistico dovrà adeguarsi, confrontandosi con seri problemi di compatibilità ed equità o saranno guai.
Da tutto ciò si evince che la manovra sul tema pensioni deve tornare sui suoi passi, aprire una discussione seria, per garantire una vita pensionistica dignitosa.
I tagli riguardano le fasce deboli: i lavoratori dipendenti, i pensionati, quelli cioè che già attualmente faticano ad arrivare a fine mese. Uno stato civile e democratico ha il dovere di tutelare tutti i cittadini, a partire dai più disagiati.
La demagogia, le lacrime da coccodrillo, il ‘mea culpa’ e la mancanza di concretezza stanno rendendo questa manovra virtuale. Il Paese ha bisogno, invece, di una manovra reale, che porti solidità economica e sviluppo. Troppo spesso si dimentica che è l’insieme dei cittadini a fare il Paese.