IL CONFRONTO DELLE IDEE – On. Mario Pirillo Deputato al Parlamento Europeo

IL CONFRONTO DELLE IDEE – On. Mario Pirillo Deputato al Parlamento Europeo

 

Lo abbiamo intervistato al termine della nostra visita a Bruxelles
 
Quando si arriva a Bruxelles tutto è grande, anche le strade, le piazze. Il Parlamento Europeo è preceduto da spazi immensi per accogliere i cittadini della grande Europa. I palazzi che compongono il Parlamento, foderati di innumerevoli vetrate, che danno l’idea di una politica aperta e trasparente, si ergono maestosi, annunciati dalle variopinte bandiere dei Paesi membri, a testimonianza che l’unione di colori e di intenti è possibile, se solo lo si vuole.

 
On. Mario Pirillo Deputato al Parlamento Europeo
Lo abbiamo intervistato al termine della nostra visita a Bruxelles
 
di Maria Teresa De Scisciolo
 
Quando si arriva a Bruxelles tutto è grande, anche le strade, le piazze. Il Parlamento Europeo è preceduto da spazi immensi per accogliere i cittadini della grande Europa. I palazzi che compongono il Parlamento, foderati di innumerevoli vetrate, che danno l’idea di una politica aperta e trasparente, si ergono maestosi, annunciati dalle variopinte bandiere dei Paesi membri, a testimonianza che l’unione di colori e di intenti è possibile, se solo lo si vuole.                              
Grazie all’ospitalità dell’On. Mario Pirillo e all’interessamento dell’On. Gero Grassi, abbiamo avuto la possibilità di respirare, se pure per qualche giorno, la politica europea, venendo a conoscenza di dinamiche e percorsi che hanno lo scopo di migliorare la vita ad un numero di cittadini grandissimo, di cui facciamo parte anche noi.
Tutti gli amministratori e i dirigenti di partito dovrebbero visitare, almeno per una volta, il Parlamento Europeo. Portare avanti una politica chiusa, che guarda solo entro il recinto del proprio giardino è obsoleto ed assolutamente improduttivo.
Per dare la possibilità a tutti di aprire una finestra sul Parlamento Europeo, ho rivolto alcune domande all’On. Mario Pirillo, calabrese di nascita ma europeo non solo per ruolo politico, soprattutto per mentalità aperta e fortemente orientata al futuro.
Lo ringrazio pubblicamente per la disponibilità e la cordialità con cui ha accolto la mia richiesta.
Ringrazio anche la sua assistente parlamentare Giampala Mazzola ed il suo addetto stampa Roberto De Santo, persone squisite e davvero gentili.
 
Onorevole Pirillo grazie a lei e all’on. Gero Grassi abbiamo avuto la possibilità di visitare il Parlamento Europeo. Che ricordo conserva della nostra visita a Bruxelles?
Sarò sincero: é la visita che ricordo con più piacere e che spesso mi ritorna alla mente. Questo non solo perché si é svolta recentemente, ma perché sono stato molto colpito dall’interesse dimostrato da tutti i partecipanti nel voler comprendere pienamente le dinamiche dell’istituzione della quale faccio parte. Inoltre, ritengo, che questa visita abbia permesso di vedere da vicino come si svolge il lavoro parlamentare e di quanto esso sia impegnativo e complesso. Ma la cosa che mi ha colpito maggiormente é stata la qualità del rapporto che si è istaurato con molti dei partecipanti che tra altro non avevo avuto occasione di conoscere prima. Il buon feeling che si è creato nel corso di quelle giornate si è tradotto in un rapporto che sta proseguendo. Un aspetto, questo,  che non mi é mai successo con le tante visite che ho organizzato in precedenza.
Molti i controlli prima di accedere nella sede del Parlamento. In termini di sicurezza si sente di affermare che a Bruxelles si respira un’aria serena?
Il Parlamento, come é giusto che sia, ha un sistema di controllo molto rigido per poter accedere all’interno. Soprattutto per i tanti visitatori che, ogni giorno. vogliono vedere da vicino il funzionamento delle istituzioni e che per questo devono sottoporsi ad attenti controlli di sicurezza. Ma ritengo che siano misure necessarie per garantire la massima sicurezza all’interno del Parlamento Europeo e credo che esista, proprio per queste ragioni, un buon livello di sicurezza interna.
Che cosa significa rappresentare il proprio Paese all’interno del Parlamento Europeo?
E’ per me un motivo di grande onore ma, nel contempo, rappresenta, anche, un’enorme responsabilità. Essere chiamato a rappresentare il proprio Paese soprattutto all’interno di uno scenario così complesso come é quello delle istituzioni europee non può che comportare un’evidente presa di coscienza della propria capacità di incidere sulle politiche future di territori così ampi. Come sa il processo legislativo vede coinvolte altre due Istituzioni la Commissione europea (che ha un potere di proposta) ed il Consiglio dell’Unione europea con il quale co-legiferiamo. Gli interessi in gioco sono tanti e dover difendere le ragioni del proprio Paese diventano l’obiettivo principale del mio mandato.
Quando ha preso la parola per la prima volta nel Parlamento Europeo a chi, o a cosa, è andato il suo pensiero?
E’ stata una grande emozione. Sono stato il primo deputato italiano ad intervenire durante la prima sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo e sono molto orgoglioso di questo. Il mio primo pensiero, comunque, è andato alla mia famiglia ed a tutti quelli che mi hanno sostenuto nel corso della mia attività politica e che hanno permesso di rappresentarli in Parlamento Europeo.
Ogni parlamentare fa parte di una Commissione. Lei di cosa si occupa e quali settori segue principalmente?
Effettivamente è così. Oltre all’attività parlamentare che spazia in ogni ambito socio-economico politico ogni parlamentare si occupa prevalentemente di alcuni settori. Io, ad esempio, faccio parte, come membro titolare, della Commissione Ambiente, salute pubblica e sicurezza alimentare chiamata ENVI, e come membro supplente della Commissione Industria, ricerca ed energia (ITRE). Sono entrambe Commissioni molto impegnative e nelle quali sono discusse ed analizzate la maggior parte delle normative europee. Si tratta di Commissioni che sono molto correlate tra loro perché, come é facile intuire, provvedimenti che riguardano l’industria hanno effetti anche sulla politica ambientale e viceversa.
Come si svolge la sua giornata tipo?
La mia giornata di lavoro è abbastanza lunga. Sono già in ufficio la mattina alle 8.00 e, generalmente, non finisco mai prima di tarda sera. Inizio, dunque, la mattina presto esaminando tutti i documenti in discussione nelle due Commissioni di cui faccio parte. Un lavoro complesso e delicato che comporta molta concentrazione ma che mi consente di programmare, al meglio, l’attività all’interno delle Commissioni. Attività, quest’ultima, che si sviluppa nell’arco di quattro intensissimi giorni a Bruxelles e dove io partecipo assiduamente. Le riunioni delle Commissioni parlamentari sono sempre precedute dai gruppi di lavoro organizzati dal gruppo politico del quale faccio parte. Durante queste riunioni si esaminano attentamente i dossier all’ordine del giorno per poi decidere come votare. Il lavoro in Parlamento é molto complesso perché ci sono spesso audizioni pubbliche sui principali temi in discussione che ci permettono, grazie agli esperti convocati, di saperne di più su tematiche più varie sulle quali siamo chiamati ad esprimerci. A marzo, ad esempio, ve ne saranno diverse tra queste, solo per citarle ad esempio, una sulle "materie prime", una sulla "politica spaziale " ed una sulle emissioni di gas effetto serra.
Ancora più complesse sono le settimane in cui si svolgono le sedute plenarie del Parlamento a Strasburgo dove i dibattiti, molto articolati, in aula si svolgono sia al mattino che il pomeriggio e terminano in tarda serata.
Lei è calabrese, quindi un cittadino del profondo Sud, trapiantato a Bruxelles. Cosa può fare l’Europa per il Mezzogiorno d’Italia?
L’Europa ha già fatto tanto e, sono convinto, possa ancora fare molto di più non solo per le regioni del Sud Italia ma anche per altri territori dell’Europa. La politica di coesione ne é l’esempio più eclatante. Si tratta di una politica destinata soprattutto alle regioni in ritardo di sviluppo la cui applicazione é demandata alle regioni nel rispetto dei principi generali stabiliti a livello europeo. Mi riferisco ai Fondi strutturali la cui applicazione é regionale. Purtroppo i recentissimi dati pubblicati dalla Commissione europea dimostrano che la programmazione 2007-2013 non sta procedendo bene e l’Italia é fanalino di coda nella spesa dei fondi rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea. Questo dimostra che per sostenere lo sviluppo del Mezzogiorno occorra partire dal basso garantendo, da un verso, una corretta programmazione ma soprattutto una buona capacità di utilizzare al meglio le risorse comunitarie da parte delle autorità locali.
Bruxelles, Strasburgo e Lussemburgo, queste le sedi del Parlamento Europeo. A suo parere funziona una gestione così ampia?
Nonostante le tre sedi di lavoro, ritengo, che l’amministrazione del Parlamento funzioni bene. Anche se l’attività parlamentare potrebbe essere ottimizzata. Infatti, tralasciando Lussemburgo che, come sapete, accoglie solo i servizi relativi ad alcune parti dell’amministrazione del Parlamento, sono del parere che si dovrebbe ripensare sull’opportunità di continuare a mantenere la sede di Strasburgo. Una sede che, come dicevamo, utilizziamo solo per svolgere i lavori della plenaria del Parlamento europeo. Attività che potremmo portare avanti egregiamente con la sola sede di Bruxelles anche perché questa struttura dispone, già, di un emiciclo dove svolgiamo le cosiddette mini-plenarie del Parlamento europeo.
Quanti sono i parlamentari europei e come comunicano tra loro, avendo certamente provenienza diversa e pertanto lingua diversa?
Complessivamente siamo 736 deputati e proveniamo da ben 27 Paesi diversi. Una circostanza che, come si può facilmente immaginare, genera problemi pratici di comprensione non solo per quanto attiene le diverse lingue parlate. Comunque durante tutte le riunioni ognuno può tranquillamente utilizzare la propria lingua perché siamo supportati da un eccellente servizio d’interpretazione. Al di fuori dei momenti strettamente istituzionali l’approccio è più articolato. Con alcuni colleghi, che parlano e capiscono l’italiano, riusciamo a dialogare direttamente nella nostra lingua. Inoltre all’inizio del mio insediamento ho seguito un corso di francese che mi permette, ora, di poter interloquire anche in questa lingua con altri miei colleghi.
Ma, come dicevo, le difficoltà non sono esclusivamente dovute alla lingua. Nell’approccio ai dossier si avverte la diversa provenienza culturale dei vari colleghi. Ad esempio mi scontro spesso nelle mie Commissioni con colleghi che provengono dal nord Europa dove c’é una diversa sensibilità in materia di politica ambientale. Lì queste tematiche sono particolarmente radicate. Inoltre hanno già fatto grandi progressi anche nell’applicazione delle normative europee. Questo rende difficile far comprendere o far accettare posizioni diverse.
Perché uno Stato possa far parte dell’Unione Europea a quali requisiti deve rispondere?
Per diventare membro dell’Unione Europea occorre che uno Stato risponda ai cosiddetti criteri di Copenaghen fissati dal Consiglio europeo nel dicembre 1993. Innanzitutto vi è la necessità che all’interno dello Stato candidato vi sia la presenza di istituzioni stabili che garantiscano la democrazia, lo stato di diritto, i diritti dell’uomo, il rispetto delle minoranze e la loro tutela. Inoltre il Paese deve avere un’economia di mercato funzionante e la capacità di far fronte alle forze di mercato e alla pressione concorrenziale all’interno dell’unione. Ed ancora deve dimostrare di aver accolto il cosiddetto "acquis comunitario" cioè l’insieme della normativa comunitaria per far in modo che il Paese candidato possa contribuire a realizzare gli obiettivi dell’Unione politica, economica e monetaria. Un Paese candidato deve anche dimostrare di aver creato le condizioni d’integrazione nell’UE adattando le proprie strutture amministrative nazionali. Questa condizione si impone perché non vi è solo la necessità di recepire le norme europee ma é ancora più importante saperle applicare efficacemente. Nell’ultima plenaria il Parlamento ha votato a favore del nuovo allargamento alla Croazia che dal 1° gennaio 2013 diventerà il ventottesimo Paese membro.
Un pregio e un difetto dell’Unione Europea?
I pregi sono tantissimi e credo che siano sotto gli occhi di tutti. Nel corso di questi primi 50 anni di storia dell’Unione Europea si é fatto molto per i diritti dei cittadini europei. Solo per fare qualche esempio, ricordo la possibilità per i giovani di poter studiare all’estero e di vedersi riconosciuto il loro titolo di studi al di fuori del loro Paese. Penso alle grandi conquiste di civiltà ottenute grazie alle norme ambientali ed in materia di sicurezza alimentare.
Mentre il grande limite che individuo nell’Unione Europea sta nella sua difficoltà di saper reagire tempestivamente alle situazioni di crisi. Un limite certamente istituzionale nel senso che l’Unione Europea non si è dotata di quei poteri per agire con una voce sola nel consesso europeo. Le crisi in Tunisia ed in Egitto ne sono la prova. Per questo ritengo che occorra fare di più per potenziare le istituzioni europee attribuendole più forti ed incisivi sistemi decisori che possano consentire all’Europa avere una politica realmente comune soprattutto nelle relazioni internazionali ed in quelle economiche.
Quando è a Bruxelles le capita di essere colto da nostalgia per il suo Paese?
E’ così pieno e coinvolgente l’impegno lavorativo che si profonde nelle giornate trascorre a Bruxelles ed a Strasburgo che non si ha, sinceramente, il tempo per lasciarsi andare a questo tipo di riflessioni. Inoltre la consapevolezza di contribuire fattivamente alla realizzazione di tanti interventi utili a far progredire il nostro Paese alleviano abbondantemente i disaggi che possono derivare dalla distanza, solo materiale, dalla propria terra.  
Com è il rapporto con la famiglia per chi vive a metà tra l’Italia e Bruxelles?
In generale é difficile conciliare la vita di un uomo politico con la famiglia, lo é ancora di più per un deputato europeo che ogni settimana deve recarsi a Bruxelles o a Strasburgo ed assentarsi costantemente quattro giorni a settimana. E’ difficile lo ammetto, ma posso contare su un legame familiare molto forte sia con mia moglie che con i miei figli che mi incoraggiano nel mio lavoro quotidiano e con i quali mi sento spesso durante la giornata. Cerco quindi di essere presente anche a distanza.
A cosa sta lavorando in questo momento?
Le ultime tematiche di cui mi sto occupando riguardano il rapporto di opinione sul futuro della PAC post 2020 e delle emissioni di Co2 dei trattori. Si tratta di argomenti che incideranno, non poco sull’economia e sulla vita dei nostri territori per le importanti ricadute in termini di sviluppo futuro e di compatibilità ambientale soprattutto, ma non solo, nel comparto agricolo.
Quali risultati ha portato a casa?
Ho lavorato per molti mesi sul dossier emissioni di Co2 da veicoli commerciali leggeri. Un dossier molto tecnico che riguardava l’industria automobilistica. I limiti di emissioni fissati dalla commissione europea a 120grammi di Co2 per chilometro erano troppo stringenti ma sopratutto non realistici e l’industria non sarebbe stata in grado di far fronte a questa richiesta. Mi sono battuto sia in Commissione ambiente sia in Commissione industria per aumentare questi limiti e alla fine si é giunti insieme al Consiglio ad un limite di 149 gr/Co2/KM che soddisfa un po’ tutti.
Per questo sono molto contento del risultato che abbiamo raggiunto anche grazie al mio contributo.
Per concludere qual è il suo sogno nel cassetto?
Dopo l’esperienza pluriennale maturata all’interno del comparto agricolo-forestale come assessore della Regione Calabria al ramo ho voluto, in prima persona, impegnarmi in settori come l’industria, l’energia e l’ambiente che ritengo strategici per il futuro dell’Unione Europea e dei territori come quello del Mezzogiorno d’Italia che rappresento. Così ho scelto di lavorare nelle Commissioni ITRE ed ENVI che sono quelle che si occupano in particolare di questi comparti e che influiscono sostanzialmente anche in altri settori tra cui lo stesso comparto agricolo. Vorrei ricordare, inoltre, che sto contribuendo in modo sostanziale allo sviluppo di iniziative importanti quali sono il Patto dei Sindaci, le politiche di sostegno degli interventi per il risanamento delle abitazioni degradate ed altre in ambito di utilizzo di risorse UE nel settore dell’Energia e delle Innovazioni Tecnologiche. Lasciare un segno tangibile, quindi, in questi campi sarebbe per me motivo di orgoglio e di soddisfazione.