LETTERA APERTA A GIANNI CUPERLO E AI PARLAMENTARI DEL PARTITO DEMOCRATICO

LETTERA APERTA A GIANNI CUPERLO E AI PARLAMENTARI DEL PARTITO DEMOCRATICO

Carissimo Gianni,

 
quando hai deciso di porre la tua candidatura a Segretario nazionale PD, intervenendo ad una riunione di Parlamentari che ti sostenevano dissi, parlando anche a nome di tanti amici dell’Area cattolico-democratica, che noi abbiamo il difetto della sincerità e che siamo interessati a costruire un’area riformista interna al PD, capace di durare al di là di una stagione congressuale.
Aggiunsi che l’Area da noi immaginata è un’Area plurale, laica e cattolica, con una idea di società e di partito adeguata al tempo che viviamo. Un’Area che, richiamandosi ai valori del solidarismo e della persona, tenta di dare voce a quanti spesso in una società distratta dal solo avere e dall’apparire, vogliono essere cittadini attenti alle periferie umane della società per tenere sempre al centro di ogni politica non l’economia, ma la persona.
Un’Area che, pur consapevole che il Congresso lo avrebbe vinto Matteo Renzi, anche al fine di aiutarlo nella creazione di un partito plurale, fosse in grado di superare lo steccato di autosufficienza culturale e gestionale della esperienza delle segreterie precedenti.
Un’Area che sceglieva di sostenere un candidato bravo come te, ma non riconducibile alla propria tradizione politica. Un’Area, quella cattolico-democratica, che andava controcorrente a differenza di quanti invece, all’insegna del ‘qui si gode’, rinunciano spesso, con generosità, alle proprie opzioni culturali…

Carissimo Gianni,

 
quando hai deciso di porre la tua candidatura a Segretario nazionale PD, intervenendo ad una riunione di Parlamentari che ti sostenevano dissi, parlando anche a nome di tanti amici dell’Area cattolico-democratica, che noi abbiamo il difetto della sincerità e che siamo interessati a costruire un’area riformista interna al PD, capace di durare al di là di una stagione congressuale.
Aggiunsi che l’Area da noi immaginata è un’Area plurale, laica e cattolica, con una idea di società e di partito adeguata al tempo che viviamo. Un’Area che, richiamandosi ai valori del solidarismo e della persona, tenta di dare voce a quanti spesso in una società distratta dal solo avere e dall’apparire, vogliono essere cittadini attenti alle periferie umane della società per tenere sempre al centro di ogni politica non l’economia, ma la persona.
Un’Area che, pur consapevole che il Congresso lo avrebbe vinto Matteo Renzi, anche al fine di aiutarlo nella creazione di un partito plurale, fosse in grado di superare lo steccato di autosufficienza culturale e gestionale della esperienza delle segreterie precedenti.
Un’Area che sceglieva di sostenere un candidato bravo come te, ma non riconducibile alla propria tradizione politica. Un’Area, quella cattolico-democratica, che andava controcorrente a differenza di quanti invece, all’insegna del ‘qui si gode’, rinunciano spesso, con generosità, alle proprie opzioni culturali.
Tutto questo al fine di assicurare al Partito Democratico un partito ed una dirigenza plurale.
Partita la stagione congressuale siamo intervenuti a tutte le riunioni, sia quelle programmatiche, che quelle politico-organizzative. Una sequenza di incontri nel corso dei quali tu sei sempre stato molto bravo sul piano della esposizione culturale, meno in quella della rappresentanza plurale che spesso si è risolta in una mediazione all’interno delle diverse sensibilità degli ex DS.
L’idea che il congresso fosse perso ha portato le sensibilità della sinistra interna a difendere la propria presenza e basta, senza preoccuparsi di immaginare che scopo della politica non è solo gestire il presente, ma organizzare il futuro e creare la speranza di un domani migliore.
L’obiettivo reale del Congresso per la parte che rappresentavi è stato perpetuare la rappresentanza della sola sinistra, rinunciando ad ogni pluralità.
Siamo così giunti alla crisi del Governo Letta e alla fiducia del Governo Renzi. Nella gestione delle fasi che hanno portato alla composizione del Governo ancora una volta unico scopo è stato quello di mediare all’interno di sensibilità provenienti dalla sinistra del partito, rappresentando solo questa parte del PD.
Purtroppo hai proseguito in uno stile decisionale autoreferenziale e leaderistico non sentendo mai la necessità di un confronto con noi.
Noi abbiamo il dovere, poiché crediamo in un partito plurale, di difendere il patrimonio ideale del cattolicesimo democratico e di evitare derive plebiscitarie.
Secondo la migliore critica letteraria italiana, la logica del romanzo ‘I Promessi Sposi’ sta tutta nell’incontro nel lazzaretto tra fra Cristoforo e Renzo quando questi chiede al frate: ‘Ci rivedremo?’ E il frate risponde: ‘Lassù, spero’.
Si tratta di essere e non di avere da un lato, ma si tratta anche di dare alla politica l’immagine concreta e non solo la sensazione di un’arte umana tendente a risolvere i problemi delle persone, tutte, senza distinzioni ricordando maggiormente chi ha meno, a svantaggio di chi ha di più.
Con amicizia democratica, nel rinnovarti la nostra stima, ti comunichiamo che da oggi all’interno del PD non ci sentiamo più rappresentati da te e che agiremo sempre e soltanto con lo scopo di far crescere il partito plurale cui aspiriamo.
 
Roma, 5 marzo 2014
 
                                                                                                                                                                                                   Gero Grassi