Le regioni come piccoli feudi producono costi non più sostenibili e politiche scollegate tra loro

Le regioni come piccoli feudi producono costi non più sostenibili e politiche scollegate tra loro

Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati

 
All’Italia servono una serie di riforme strutturali che ne snelliscano il cammino ed allo stesso tempo taglino gli sprechi. Da tempo si parla della riduzione del numero dei consiglieri regionali, ma trattasi di una parte del problema. Ridurre i consiglieri, ma mantenere tutte le regioni, di fatto non restringe i costi di gestione degli Enti.
Siamo parte dell’Europa ma non riusciamo ancora a pensare da europei. Non ci accorgiamo che tanti ‘piccoli feudi’ producono costi elevatissimi, insostenibili… ed allo stesso tempo producono tante differenti politiche regionali, spesso in collisione l’una con l’altra…
 
 


 Nota dell’on. Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
All’Italia servono una serie di riforme strutturali che ne snelliscano il cammino ed allo stesso tempo taglino gli sprechi. Da tempo si parla della riduzione del numero dei consiglieri regionali, ma trattasi di una parte del problema. Ridurre i consiglieri, ma mantenere tutte le regioni, di fatto non restringe i costi di gestione degli Enti.
Siamo parte dell’Europa ma non riusciamo ancora a pensare da europei. Non ci accorgiamo che tanti ‘piccoli feudi’ producono costi elevatissimi, insostenibili… ed allo stesso tempo producono tante differenti politiche regionali, spesso in collisione l’una con l’altra.
In prospettiva immagino la Sicilia e la Sardegna regioni autonome, per ovvie motivazioni legate alla posizione geografica, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise e Abruzzo, raggruppate in un’unica macroarea a sud ed ancora Lazio, Umbria, Marche, Emilia e Toscana per il centro e Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino e Friuli in una macroarea a nord.
Vanno abolite le regioni a statuto speciale (Sardegna, Sicilia, Valle d’Aosta, Friuli e Trentino) che avevano un senso nel dopoguerra e che oggi sono solo una ulteriore corresponsione economica a piccole zone della nazione.
L’Ente regione va inteso non come gestione, ma come programmazione. Fino a quando non comprenderemo tutto questo, faremo solo demagogia, senza andare alla radice del problema.
Sbagliatissimo, sull’onda emotiva delle disfunzioni e degli scandali proporre, come fa una parte della destra centralista, l’abolizione delle regioni che furono pensate dal Costituente come ente vicino al cittadino.
Nessun errore dell’uomo può vanificare una scelta regionalista tutt’ora valida.