L’acqua non è una merce su cui lucrare

L’acqua non è una merce su cui lucrare

 
 Ad affermarlo in una nota è l’on. Gero Grassi Vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera.
  
“Il Governo ha deciso che in Italia l’acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce che i privati metteranno in vendita. Una decisione che, ancora una volta, porta il Governo di centro-destra a schierarsi dalla parte dei “poteri forti” e non certo del cittadino comune.”
Ad affermarlo in una nota è l’on. Gero Grassi.
 “Questa decisione – prosegue – non mancherà di favorire le multinazionali che oggi possiedono già le acque minerali, mettendo i cittadini nella condizione di dover pagare, per far proprio un diritto acquisito.”
 
 
 

 

Ad affermarlo in una nota è l’on. Gero Grassi Vicepresidente della Commissione Affari Sociali della Camera.

 
 
“Il Governo ha deciso che in Italia l’acqua non sarà più un bene pubblico, ma una merce che i privati metteranno in vendita. Una decisione che, ancora una volta, porta il Governo di centro-destra a schierarsi dalla parte dei “poteri forti” e non certo del cittadino comune.”
Ad affermarlo in una nota è l’on. Gero Grassi.
 “Questa decisione – prosegue – non mancherà di favorire le multinazionali che oggi possiedono già le acque minerali, mettendo i cittadini nella condizione di dover pagare, per far proprio un diritto acquisito.”
 “La privatizzazione dell’acqua non è la risposta che ci aspettavamo, per dare un segnale di impegno etico-sociale, a fronte dei milioni di morti per sete nei paesi poveri.
L’acqua è sacra in ogni paese, per ogni uomo. E’ fonte di vita ed è assurdo che l’attuale Governo  abbia deciso di metterla in vendita. L’acqua che sgorga dalla terra, che scende dai monti, è un bene che la natura ha donato all’uomo, senza nulla chiedere in cambio. E’ assurdo che qualcuno voglia trarne profitto.”
 “Nel nostro Paese le infrastrutture idriche sono in uno stato fatiscente, provocando una dispersione pari al 30% del totale dell’acqua immessa in rete; più della metà dei cittadini italiani non godono ancora di un sistema di depurazione nei loro territori, a danno della salute pubblica. Ma lo scempio normativo che si sta compiendo non pone soluzione a tutto questo.”
 “Serve una presa di coscienza dello stato delle cose. Serve che il Governo si faccia carico delle proprie responsabilità. Non è con la privatizzazione che si offre un servizio migliore ai cittadini. E’ vero il contrario. Va dunque riformato il sistema della gestione dell’acqua, ma non si può pensare di risolvere il problema, mettendo in vendita un bene che è di tutti.”