La pace non può e non deve essere armata

La pace non può e non deve essere armata


di Gero Grassi – Vicepresidente Gruppo Pd Camera

Ho sempre votato contro il riarmo nelle due scorse legislature.  Non credo di essere un’anomalia, nemmeno nel Pd dove tanti colleghi hanno condiviso la mia posizione.
Ho letto le dichiarazioni del Ministro Mauro sulla stampa e voglio rispondergli, come pure continuerò a fare in Parlamento. Anzitutto dicendo che la mozione approvata prevede che l’Italia non procederà all’acquisto di ulteriori F 35, rispetto ai tre già acquistati e che solo il Parlamento può intervenire sulla materia.
In merito agli F35 ci sono ragioni di ordine giuridico-economico e di ordine morale. A me sembra che nel momento in cui non abbiamo ancora una politica di pace europea – io non la chiamo di difesa, ma di pace – nel momento in cui abbiamo ancora eserciti per le diverse nazioni europee, il cui comportamento spesso è in contraddizione tra loro, nel momento in cui ci sono atti pubblici, da parte delle nazioni europee, che assumono una valenza che ci deve indurre a riflettere.  Se l’Olanda si comporta in un certo modo, se l’Inghilterra fa altrettanto, se la Germania assume determinati atteggiamenti, noi per lo meno il dubbio dobbiamo averlo. Dobbiamo avere il dubbio sulla validità di questo progetto, sulla validità di questi aerei, sulla opportunità di questa operazione…


di Gero Grassi – Vicepresidente Gruppo Pd Camera

Ho sempre votato contro il riarmo nelle due scorse legislature.  Non credo di essere un’anomalia, nemmeno nel Pd dove tanti colleghi hanno condiviso la mia posizione.
Ho letto le dichiarazioni del Ministro Mauro sulla stampa e voglio rispondergli, come pure continuerò a fare in Parlamento. Anzitutto dicendo che la mozione approvata prevede che l’Italia non procederà all’acquisto di ulteriori F 35, rispetto ai tre già acquistati e che solo il Parlamento può intervenire sulla materia.
In merito agli F35 ci sono ragioni di ordine giuridico-economico e di ordine morale. A me sembra che nel momento in cui non abbiamo ancora una politica di pace europea – io non la chiamo di difesa, ma di pace – nel momento in cui abbiamo ancora eserciti per le diverse nazioni europee, il cui comportamento spesso è in contraddizione tra loro, nel momento in cui ci sono atti pubblici, da parte delle nazioni europee, che assumono una valenza che ci deve indurre a riflettere.  Se l’Olanda si comporta in un certo modo, se l’Inghilterra fa altrettanto, se la Germania assume determinati atteggiamenti, noi per lo meno il dubbio dobbiamo averlo. Dobbiamo avere il dubbio sulla validità di questo progetto, sulla validità di questi aerei, sulla opportunità di questa operazione. Si potrebbe dire che il costo della manutenzione e dell’efficienza degli F-35 è tre volte superiore al costo dell’acquisto. Si potrebbe dire che per trent’anni noi saremo vincolati ad una massa di denaro che andrebbe tutta in direzione del riarmo. Si potrebbe ipotizzare che questo denaro sia devoluto alla scuola. Si potrebbe pensare che questo denaro sia devoluto all’ambiente. Si potrebbe pensare che questo denaro sia devoluto al welfare.
Quanto sto dicendo lo ha sostenuto un Vescovo in odore di santità che, con me e con tanti altri amici, sulla fine degli anni Ottanta, ha combattuto la battaglia degli F-16. Quel Vescovo si chiamava don Tonino Bello e aveva insegnato a noi, giovani di diversi partiti  che la parola pace, shalom, non va pronunciata a metà, va pronunciata tutta e che la parola pace non può indurci a calcolare quello che dobbiamo fare su un tema del genere, perché il Vangelo ci dice quello che dobbiamo fare. La nostra coscienza non starebbe a posto se destinassimo cinquanta miliardi per aerei da guerra. Non si oppongano a queste motivazioni le ragioni dei Trattati internazionali, ne’ si venga a dire che usciamo dall’Europa, perché chi parla vorrebbe più Europa, tant’è che aspira ad un unico Ministro della pace europeo, ad un unico Ministro delle finanze, ad un unico Ministro degli esteri e su queste cose la nostra Italia e i Governi che si sono succeduti sono fortemente in ritardo.
Io auspico che la vicenda degli F-35 non aumenti divisioni all’interno del Paese ma, ascoltando solo i bisogni delle persone, il Parlamento sappia destinare la manovra economica che si paventa per l’acquisto degli F-35 a chi ne ha bisogno, destinando quest’ammasso di denaro a chi la spending review la subisce, perché spesso non può mangiare, non può curarsi, non può studiare. Io sono uno di quelli che prevederebbe anche il divieto della costruzione di armi giocattolo, perché è da lì che si parte nella diffusione e nella consapevolezza di una cultura di pace. Invito il Ministro a cambiare anche il nome del suo Ministero, non Ministero della difesa, ma Ministero della pace. L’Italia nel Mediterraneo, nel Medio Oriente, non deve diffondere gli F-35, deve costruire, insieme con l’Europa, una grande missione di pace, che significa portare lì sviluppo, sanità, istruzione e benessere. Questi sono i nostri F-35.  
Per tutte queste ragioni mi batterò nei prossimi giorni perché nel decreto del fare sia soppresso l’articolo 48 che prevede, per il Ministro della Difesa, la possibilità di contrattualizzare la vendita di armi.
Un Governo che venda armi per me e’ insopportabile e dannoso.
Sono certo che il Pd si adopererà’, come già fatto, in occasione del Governo Monti, per eliminare l’articolo 48 e per diffondere l’idea di pace che non può e non deve essere armata.
Il Governo della pace produrrà pace e benessere, non solo all’Italia.