LA NUOVA CITTA’ – Segni dei tempi

LA NUOVA CITTA’ – Segni dei tempi

Segni dei tempi
di Renato Brucoli
 
In Gennaio con il segno +
Inciampi
 
 
"Così l’arte s’insedia nel tessuto urbano, segna un percorso della memoria, suscita nuove attenzioni su questioni sociali e politiche,offre bagliori di luccicante evidenza"
 
In tedesco si chiamano ‘stolpersteine’, letteralmente ‘pietre d’inciampo’. L’artista Gunter Demnig le va disseminando da più di un lustro in tutta Europa. Ne ha già installate più di ventimila. Far inciampare sull’arte che diventa memoria, è il suo principale obiettivo. Forse c’è anche una richiesta di perdono a nome dell’intero popolo a cui appartiene.
Il progetto è approdato in Italia tre anni fa, divulgato e presieduto da Adachiara Zevi che a Roma si avvale dell’opera di un comitato scientifico di storici, e consiste nel disse- minare i luoghi pubblici di ‘pietre d’inciampo’ in memoria dei deportati razziali e di altri cittadini perseguitati durante la seconda guèrra mondiale: ebrei, politici, uomini di fede, rom, omosessuali.
Le installazioni non sono altro che semplici sampietrini di dieci centimetri dilato, infissi nella sede stradale e sormontati da una placca di ottone lucente che reca inciso il nome del perseguitato e altre informazioni su di lui. Suscitano un ‘inciampo visivo’ sul passante, nel
senso che il bagliore emanato dall’ottone ne
attira l’attenzione, lo induce a rendersi conto della difformità esistente sul proprio percorso, spesso lo porta a inchinarsi, a leggere, a considerare gli eventi richiamati…
La notizia è che, lunedi 9gennaio, l’installazione è stata eseguita in diversi luoghi del rione Monti a Roma, notoriamente popolato da ebrei fino alla chiusura del ghetto, e che l’attività ha preso le mosse proprio nello spazio antistante l’abitazione di don Pietro Pappagallo, al numero 2 di via Urbana, dove il sacerdote terlizzese ha risieduto per tredici anni, anche durante l’occupazione nazista della capitale, e da dove è stato prelevato il 29 gennaio 1944 a opera della Gestapo: tradotto nel carcere di via Tasso, ha infine subìto l’eccidio ardeatino.
Inutile dire che l’evento romano ha coinvolto numerose realtà istituzionali. Promosso dall’Aned (Associazione nazionale ex deportati), dall’Associazione nazionale ex internati e dal Centro di documentazione ebraica contemporanea, si è svolto sotto l’alto patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, e con la partecipazione del Comune di Roma attraverso il coordinamento del Museo storico della Liberazione e della Casa della memoria e della storia. L’iniziativa è stata sottolineata dalla numerosa e commossa partecipazione popolare, e affiancata da un percorso di ricerca didattica che ha messo in movimento le scolaresche sul territorio. Insomma:
grande coinvolgimento e grande consapevolezza. Così l’arte, perfino quella legata a segni “minimi e non ingombranti”, s’insedia nel tessuto urbano, segna un percorso della memoria, suscita nuove attenzioni su questioni sociali e politiche, offre bagliori di luccicante evidenza riferiti a quanti sono stati soppressi per aver promosso la vita, la libertà, la dignità umana nella buia stagione dello sterminio fascista e nazista. Gli eventi romani rinviano inevitabilmente a quelli molto più miseri e tardivi di Terlizzi, dove l’impegno straordinario del Comitato Vite Esemplari e l’opera meritoria dello scultore Pietro De Scisciolo, accompagnati dal decisivo sostegno della Camera dei Deputati attraverso l’intervento dell’on. Gero Grassi, non sono ancora riusciti a favorire la definitiva sistemazione e fruizione pubblica del monumento ‘Memoria e identità’, dedicato appunto a don Pietro Pappagallo e al prof. Gioacchino Gesmundo, vale a dire a due figure costitutive dell’identità sociale e culturale terlizzese, come tali non solo da non dimenticare ma da insediare al centro della città. Purtroppo l’ottusa amministrazione di Tria non l’ha permesso. Tanto che il monumento è tuttora parcheggiato presso la Pinacoteca De Napoli. Speriamo ancora per poco, visto l’inciampo del sindaco dimissionato e di un contiguo pezzo di classe politica irrispettosa della comunità e della sua storia.