LA NUOVA CITTA’ – Matteo Paparella, il grande sconfitto

LA NUOVA CITTA’ – Matteo Paparella, il grande sconfitto

Matteo Paparella, il grande sconfitto
a cura di Biagio Cantatore
 
Questa risultato possiamo definirlo un pasticcio elettorale?
Fermo e deciso, come il suo carattere, il dr Matteo Paparella rispondo: “Non è un pasticcio, ma un disegno calcolato da una parte del centrodestra, che ha inteso disattendere, cioè tradire, quella che era l’indicazione della segreteria provinciale”.
Ora getta le basi per un rinnovo all’interno del partito, lancia un messaggio forte e chiaro: si dovrà partire dall’individuazione dei responsabili politici che hanno tradito l’accordo. Chiaramente non saranno messi alla porta ma non potranno assumere ruoli di guida.
Come valuta la posizione della dirigenza provinciale del Pdl, prima con Catalano e poi al suo fianco?
“La segreteria provinciale, al ballottaggio ha fatto accordi con me, quando si è resa conto che effettivamente avevo, non vinto, ma stravinto”.
Che significa?
“Il primo turno è da interpretare come delle primarie nel centrodestra, chi ha vinto le primarie, non è certo Catalano’.
Dopo questo schiacciante risultato, la segreteria provinciale ha preso accordi con Paparella, accordi che il Pdl di Ruvo e i suoi membri, fatta eccezione per tre candidati (Antonello Paparella, Damiano Smetti, Michele Ruta, ndr) ha disatteso, sostenendo il centrosinistra. tn parte per motivi personali, sostiene Paparella, io parte per invidia politica, ma fondamentalmente aggiunge: “perché il sottoscritto, aveva detto a chiare lettere che determinate questioni amministra- Uve non potevano trovare diritto di cittadinanza all’interno del partito. In effetti è venuto fuori che la sinistra si è lasciata contaminare dal centrodestra”. E paradossale che la coalizione ha ritenuto disattendere la condizione imposta dalla segreteria provinciale, l’hanno disattesa e hanno sostenuto il centrosinistra. “C’è stato un soccorso nero al centrosinistra. Lo ammettono lutti, anche l’on, Gero Grassi che è stato il Wtordi questa operazione” –
Cosa c’è stato alla base della rottura del rapporto Paparella – Catalano? C’era l’accordo sulla candidatura di Catalano, unico esponente del Pdl?
“L’accordo sulla candidatura di Catalano c’era. Dopo le regionali, si è cominciato a discutere di problemi amministrativi, con un gruppo di lavoro formato da Damiano Binetti e Antonello Paparella, è stata presentata la divergenza principale ovvero si chiedeva a Catalano dl tagliare il cordone con l’ex presidente Giovanni Mazzone nonchè genero del comm. Vincenzo Scardigno. Catalano ha avvertito la necessità di tagliare netto il cordone con quella parte amministrativa del Pdl, solo a parole ma non nei fatti”,
Il candidato del Pdl condivideva l’analisi e la diagnosi, però giocherellava, a detta di Paparella, che conclude chiarendo le clausole dell’accordo che: “prevedeva Catalano sindaco ed io assessore al settore urbanistica, Di tatto Catalano ha disatteso il patto, che ha portato alla rottura”,
Come risolvere le divergenze all’interrio del PdL?
Da quello che si evince, le carte In regola per una vittoria, il centrodestra ce le aveva eccome, infatti “dopo il primo turno, si doveva attuare l’accordo non solo politico, ma anche gestionale. L’accordo viene fatto con la dirigenza provinciale, alla presenza del sen. Quagliariello e con il mio referente politico il ministro Fitto”.
Ma a quanto pare alla firma partecipano solo i tre esponenti suindicati del Pdl ruvese, mentre la restante parte ne resta fuori, contribuendo alla sonora sconfitta della coalizione di centrodestra.
Non può l’on. Gero Grassi dire che “la parte che ha sostenuto la sinistra è la parte illuminata della destra, deve spiegare qual’ è il contenuto dell’accordo. Gli aspetti gestionali sono venuti fuori con presidenza del consiglio e assessorato; però per correttezza ed onestà ora devono venire fuori altre intese.
Bisogna rivedere gli incarichi all’interno del Pdl, ero, sono e sarò sempre del Pdl, ma bisogna lavorare per un centrodestra coeso e ripulito. Mi auguro che si faccia un lavoro democratico, silenzioso, efficace, di ricomposizione sia del centrosinistra che del centrodestra, senza nessun tipo di contaminazione, altrimenti saremmo costretti a riscoprire lo spirito del 1990.
Nel ‘90 a Ruvo è stato stipulato un compromesso storico, Pci e Dc alla cui base c’erano delle motivazioni che poi diedero ottimi risultati a lungo termine”.
Come valuta l’amministrazione uscente, e casa si aspetta da quella che si insedierà a breve a Palazzo Avitaja? Quale sarà il vostro atteggiamento nei confronti dei progetti della maggioranza?
“Questa amministrazione sarà peggiore di quella uscente, perché la confusione è enorme e le contaminazioni tante”, ci si augura la smentita con i fatti, soprattutto per il paese, e che il ruolo di sindaco venga svolto in autonomia da Ottombrini.
L’opposizione farà il proprio dovere nella sede istituzionale; ma in più aggiunge:
“andremo ogni due mesi in piazza a raccontare le coso che sono state fatte o meno, e faremo di domenica sera, in piazza Dante, quando la gente circola, lo faremo con garbo, continuità e determinazione”.
A riguardo della vecchia amministrazione dure critiche, collaborazione se le circostanze lo permettono e disapprovazione totale ad accordi personali. “Mi auguro che ciò che non sono stati capaci di fare in cinque anni lo facciano adesso, ci troveranno pienamente d’accordo in fatti che riguardano l’amministrazione delta città, non ci troveranno d’accordo invece, qualora dovessero insistere con una indicazione al presidente del consiglio, frutto di un accordo personale, che il partito non sosterrà. È legittimo che una maggioranza dica alla minoranza vi offriamo la presidenza, è una cosa democraticamente significativa, ma non si fanno patti sotterranei, si fanno patti alla luce del sole”.
Conclude l’intervista con l’auspicio che “Vito Ottombrini sia un sindaco, autonomo, autorevole, e che non ci siano sindaci ombra”.