LA NUOVA CITTA’ – L’intervista a Gero Grassi

LA NUOVA CITTA’ – L’intervista a Gero Grassi

La Politica è l’arte senza arte
Gero Grassi, è nato a Terlizzi nel 1958. È parlamentare del Pd. Ha mosso i primi passi nell’Azione cattolica, quindi nel Movimento giovanile Dc, attratto dal pensiero di Aldo Moro. Ha pubblicato una trentina di scritti, tra romanzi, cronologie politiche, qualche saggio storico. Lo cerco al telefono un sabato mattina. Dopo alcuni squilli decido di chiudere: temo di disturbare e lascio perdere. Passa qualche minuto e subito dopo l’onorevole mi richiama, chiede scusa per non aver potuto rispondere. Gli parlo dell’intervista, della mia rubrica. È a Roma. Decidiamo di incontrarci appena sarà a Terlizzi. Al telefono appare entusiasta. Nonostante la politica fosse il suo “fare” quotidiano accetta di parlare di sé, della sua vita, di Terlizzi, di quello che sta scrivendo, allontanandosi un po’ dal ruolo istituzionale.
I suoi ricordi. La sua fanciullezza. Poche righe per ripassarla…
Terlizzi, vico I Garibaldi, le pecore che passavano vicino al comune, il gioco al pallone per strada, le rarissime auto. Una società più umana e più buona, ancora senza Nutella e internet, ma con maggiore cuore.
Prima di addormentarsi una preghiera o un libro?
Entrambi. L’esame di coscienza sulla giornata passata e l’impegno a fare sempre meglio. Il libro sempre.
Cosa sta leggendo?
Tipi sinistri di Gianpaolo Pansa, Clinical governance, verso l’eccellenza sanitaria di autori vari, Il Regno del Nord di Arrigo Petacco.
Un film del Neorealismo che la fa emozionare?
Roma città aperta di Rossellini, ma anche Ladri di biciclette di Vittorio De Sica. L’Italia della ricostruzione. Una Italia povera ma desiderosa di voltare pagina.
La musica che ascolta?
I cantautori: De Gregori, Venditti, Baglioni, Dalla, Battisti, Cocciante, Nannini, poi Modugno, Morricone, Papetti, Clayderman.
Il sociologo polacco Zygmunt Bauman afferma che “se ogni uomo riflettesse di più sul senso della morte vivrebbe meglio la vita. Tutta l’esistenza è tra queste due sponde”. Condivide?
Certamente, e non solo per aver passato qualche giorno con Bauman in un convegno ad Assisi da me organizzato. Se invece di scrivere necrologi si vivesse con maggiore bontà…
Quindi, il senso della vita di Troisi l’affascina?
Grande attore, ottimo film Il Postino, nel quale trionfa la vita e il gusto del bello, non la morte.
Il suo impegno da parlamentare l’ha migliorata come persona? Invece, cosa proprio non sopporta?
Essere un parlamentare ti induce a guardare dentro e a capire tante cose. Non sopporto demagogia, populismo e perdita di tempo, ma nemmeno coloro che ritengono che il cambiamento debba sempre iniziare da altri.
Dove arriverà Grillo con il suo movimento?
Non lo so. Spero che dopo un tragico come Berlusconi, il Paese non vada verso un comico. I problemi mondiali non passano attraverso le battute e le rottamazioni.
Come spiegherebbe la politica a un bambino?
Gli direi che è l’arte più bella del mondo fatta in molte occasioni senza arte. Gli direi anche che essa è democrazia, e senza democrazia non esiste vita.
Un giorno l’Italia sarà, secondo lei, una Repubblica presidenziale oppure no?
Mi auguro di no. Sono parlamentarista convinto. Ogni italiano ritiene di avere la ricetta giusta e se lasciato libero di agire può fare danni.
Gandhi scriveva: “In democrazia nessun fatto di vita si sottrae alla politica”. Oggi, semmai, accade il contrario: è la politica che sovente si barrica nelle proprie caste, e si sottrae ai problemi della gente.
Le caste sono tante in questo Paese. Dovremmo pensare collettivamente e immaginare che lavoriamo per il futuro dei nostri figli, non per noi. Quando la politica è debole, prevalgono poteri forti che non sono democratici.
Dove va Terlizzi?
Dove la spingono i suoi cittadini. Sempre ipercritici, spesso svogliati o presi dal privato. Amo Terlizzi che ha tante potenzialità. Bisognerebbe solo indirizzarle nel giusto senso.
Cosa sta scrivendo?
La storia di Terlizzi dal 1300 al 2012 attraverso il racconto di trecentocinquanta cittadini. Sto correggendo le bozze di un immenso lavoro che darà ad alcuni una ulteriore possibilità per indirizzarmi critiche, ad altri il piacere di scoprire di più sulla nostra città.
Se la sua vita fosse un fumetto?
Per fortuna non lo è, perché la vita è un’altra cosa e va vissuta.
È felice?
Di vivere, di fare, di operare. Preoccupato semmai per il futuro della nostra società che dovrebbe coniugare maggiormente diritti e doveri.
Paolo Vallarelli                      pubblicata sul numero luglio/agosto