17 Giu LA NUOVA CITTA’ – L’artista, i ‘Palazzi’ e la storia
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in Rassegna stampa
L’artista, i ‘Palazzi’ e la storia
In attesa di una risposta dalle istituzioni locali per la collocazione delle opere di Antonio Volpe
di Luigi Dello Russo
L’artista Antonio Volpe, lo conosciamo tutti.., è ora il ‘vecchietto’ di 87 anni che per tutta la vita ha vissuto un sogno e una realtà: dipingere La sua saletta, praticamente sulla piazza centrale del paese, è piena delle sue opere, che continua a realizzare, forse fuori del tempo e della storia, ma ‘sue’… ‘sue’ perché icone del suo mondo interiore vissuto tra la ‘l’armonia dionisiaca’ della campagna pugliese e immagini più o meno trasfigurate della sua città ‘nativa’. Ma alle spalle ha una sua vita di fatica della terra, di studi di disegno tecnico, di prigioniero di guerra, e soprattutto di ostinazione artistica da autodidatta. Una vital Ora vuole donare una ventina di sue opere alla città di Terlizzi da collocare nella Pinacoteca De Napoli, suo maestro ideale di una passione totalizzante. Pinacoteca che definisce “la mia seconda casa, il luogo della mia crescita umana ed artistica”. In suo recente autoritratto ricalca infatti quello del maestro, vero ed unico mentore della sua identità etica e della personale creatività pittorica.
I ‘Palazzi’. Antonio Volpe ha rivolto questa richiesta, verbale e -direi- privata ben quattro anni fa a due componenti primari dell’amministrazione comunale. Non avendo avuta alcuna risposta, l’ha ripetuta tramite le testate giornalistiche locali, non solo a tutti i rappresentanti politici cittadini, ma anche al presidente della regione Nichi Vendola e all’on. Gero Grassi. Ha preso questa decisione in quanto, sentendosi arrivare “al traguardo della vita”, desidera realizzare “il sogno adolescenziale”: “Vedere i miei quadri nella Pinacoteca De Napoli”.
Ma i ‘Palazzi’ non rispondono( Né accettazione. Né rifiuto. Altri impegni? Disinteresse?
solito distacco dei ‘Palazzi’ dalla ‘piazza’ e dal singolo cittadino? Non si sa non è dato sapere!
La storia. Forse però la questione è un’altra e, proprio per questo, più complessa La perplessità o il totale rifiuto di inserire le opere del ‘vecchietto’ nello spazio specifico del grande De Napoli? Allora c’è bisogno di qualche chiarimento! La storia dell’arte è costituita da artisti ‘maggiori’ e da altri ‘minori’… ma scorre montalianamente: “non contiene il prima e il dopo… lascia sottopassaggi, cripte, buche e nascondigli. C’è chi sopravvive “ Si, perché la Storia non è in linea progressiva, schematizzabile o razionalizzabile, nè un fiume tranquillo nella piana della foce al mare. D’altronde chi stabilisce e formalizza questa graduatoria dei ‘maggiori’ e dei ‘minori’? Il loro valore muta nel tempo e nello spazio secondo la sensibilità e la cultura di una società. Un esempio classico: Caravaggio, grandissimo ai suoi tempi tanto che principi e prelati gareggiavano per comprare qualcuna delle sue modernissime opere, fu presto — a partire dalla seconda metà del ‘600— emarginato, dominante la cultura barocca evasiva nei cieli mistici della Controriforma. Fu poi riscoperto e rivalutato, come figura iniziale e determinante del Naturalismo secentesco, negli anni ‘20 a ‘30 del secolo scorso dal grande storico Roberto Longhi. Oggi è un mito utilizzato mediaticamente per mostre che spesso sono autentici e ricchi business. Inoltre i cosiddetti ‘minori’, a ben guardarli con occhi critici, rivelano notazioni spaziali e temporali, concetti e ideologie di una società in un momento storico molto di più di un grande che forse ‘vola’ troppo alto per individualità eretica ed eversiva. Quindi un ‘minore’ è sociologicamente più funzionale alla conoscenza di un territorio e della sua realtà socio-economica. La sua opera diventa cioè paradigma e ‘segno’, più che di arte-estetica, di arte-antropologica… cioè documento di conoscenza per le future generazioni, a partire da quelle attuali che — appiattite sul presente dalla tecnologia mediatica — non hanno identità cultural territoriale!
Si veda, ad esempio, la bella opera del Nostro : “La chiesa del Purgatorio” del 1961, ora in possesso della Biblioteca comunale, come dono del disciolto Circolo Tennis. A parte la grande qualità del disegno, per cui l’autore realizza una precisa e moderna prospettiva obliqua, e la accesa resa coloristica di espressionistica memoria, ci evidenzia il diverso nome del luogo sacco come è ancora nella vulgata popolare e la identità urbanistica antistante senza giardinetti e senza quella monumentale croce al centro.., una Terlizzi forse meno cittadina ma più autentica!
Infine, un’ultima considerazione sul luogo: quella che definiamo la Pinacoteca De Napoli non è più la originaria Pinacoteca De Napoli. La ristrutturazione, più che un restauro, ha ridefinito e soprattutto ampliato gli spazi originari creandone diversi altri proprio perchè fosse ‘luogo’ onnicomprensivo e onnirappresentativo di Terlizzi, cioè Pinacoteca della città. Luogo quindi di raccolta dei ‘segni’ del passato e spazio scenico del presente in quanto tra passato e presente non può esserci iato, ma continuità dialettica. Oggi noi siamo i figli del padre, Michele De Napoli, della Pinacoteca, domani saremo i padri delle prossime generazioni se avremo loro consegnato ‘cose’ e valori della città e della sua storia.
Non dico nulla di nuovo, ribadisco solo quanto dovrebbe essere acquisito da tutti, ma oscurato o totalmente dimenticato da molti.