LA NUOVA CITTA’ – La Regione Puglia annuncia la costruzione di un nuovo ospedale

LA NUOVA CITTA’ – La Regione Puglia annuncia la costruzione di un nuovo ospedale

 
Sorgerà nella provincia Bat, nel comprensorio nord barese
Intanto la sanità scivola sempre più in basso e cresce il malcontento
 

 
Finalmente una notizia: si farà il nuovo ospedale, ma sarà Bat – comprensorio nord barese. Lo annuncia la regione Puglia che sottoscriverà un accordo di programma con il Ministero della Salute per la realizzazione di cinque nuovi ospedali pubblici da costruire in posizione baricentrica tra alcuni comuni. L’idea progettuale è stata presentata dal presidente Nichi Vendola e dagli assessori regionali Ettore Attolini (Politiche della salute) e Fabiano Amati (Opere pubbliche) in conferenza stampa.
L’assessore Attolini ha indicato la localizzazione di massima dei cinque nuovi ospedali: a Taranto; al confine tra le province di Bari e Brindisi, nel comprensorio tra Monopoli e Fasano; ad Andria (probabilmente sulla direttrice per Canosa); nella provincia Bat più a sud, nel comprensorio nord barese; nel Salento meridionale, nel territorio del Comune di Maglie. I posti letto saranno 700 a Taranto per una spesa stimata di circa 210 milioni di euro, 350 i posti letto tra Bari e Brindisi per una spesa di 84 milioni di euro, 350 ad Andria per una spesa di 84 milioni di euro, 250 i posti letto nella Bat – comprensorio nord barese per una spesa di 60 milioni di euro, 350 i posti letto nel sud Salento per una spesa di 84 milioni di euro.
L’accordo di programma dei nuovi 5 ospedali sarà proposto al Ministero della Salute subito dopo la consultazione con le conferenze dei sindaci interessati, che esprimono il loro parere su ogni atto di programmazione sanitaria, per l’ottenimento dei fondi necessari. La proposta regionale prevede, per il nostro territorio, la realizzazione del nuovo ospedale a servizio dei territori Bari nord e sud Bat, in posizione baricentrica rispetto al bacino di riferimento, e in area compatibile con i piani urbanistico e idrogeologico. La regione spera, se tutto va secondo cronoprogramma, che nel giro di un anno dalla data della sottoscrizione dell’accordo, con relativa disponibilità finanziaria, potrà concludere le operazioni di predisposizione dei progetti, pubblicazione della gara di appalto e aggiudicazione dei lavori.
Questa la notizia. Non si può non essere d’accordo con l’on. Gero Grassi quando afferma che l’attuale sanità pugliese non sembra avere una regìa unica e obiettivi condivisi da raggiungere; la sanità va ulteriormente deospedalizzata e resa territoriale per ridurre la spesa ed offrire un servizio migliore, ipotizzando solo 6 ospedali per la provincia di Bari: Policlinico, San Paolo, Di Venere, l’ospedale della Murgia, e due nuovi ospedali da costruire, uno nel sud barese (che ha anche il “Miulli”) e parte del brindisino e l’altro per il nord barese e parte della Bat. Non si è d’accordo quando gli ospedali di riferimento e la maggior parte dei posti letto (a parte quelli delle cliniche private) si concentrano su Bari, che non è in posizione baricentrica rispetto al bacino di riferimento, trascurando i 900mila abitanti che vivono in provincia in posizione di inferiorità o subalternità.
Di qui la necessità che gli ospedali del territorio provinciale siano tutti di livello intermedio e siano potenziati anche con specialità di riferimento per le patologie più ricorrenti, come ad esempio per le malattie cardiologiche. La stranezza vuole che la regione, dopo aver tipizzato il nuovo ospedale intermedio in 350 posti letto, per il nord barese – Bat, invece, prevede un ospedale minore di 250 posti letto, più povero di specialità e servizi, forse perchè i cittadini sono figli di un dio minore o perché devono riempire gli ospedali di Bari con grande disagio degli utenti. Basta solo un dato: gli ospedali che verrebbero chiusi (Bisceglie, Corato, Molfetta e Terlizzi), dopo gli ultimi tagli del piano di rientro, hanno già 435 posti letto, senza contare i posti letto di Trani.
Altra irrazionalità è la localizzazione dell’ospedale sud Bat – comprensorio nord barese. L’assessore regionale Attolini in maniera improvvida vuole condizionare il parere della conferenza dei sindaci indicando che deve sorgere a sud della Bat. E l’assessore regionale molfettese Guglielmo Minervini gli dà una mano quando dice che, stando alle prime ipotesi, l’ospedale potrebbe sorgere tra Bisceglie, Trani e Corato, di cui faranno parte anche le città di Molfetta, Giovinazzo, Bitonto e Terlizzi, dimenticandosi di Ruvo. Allora si capisce che il nuovo ospedale è solo per il sud della Bat. Ma se deve essere l’ospedale anche del nord barese, il baricentro è un altro ed è compreso tra le due province, nell’area segnata dai comuni di Bisceglie, Molfetta, Terlizzi e Ruvo, tenuto conto peraltro che Corato dista 10 km da Andria, e Trani sta ad 10 km da Andria e 12 da Barletta, città sedi di ospedali. L’assessore Minervini cade in contraddizione quando parla di creazione di nuovi ospedali di eccellenza in posizione baricentrica rispetto a tutte le città, facilmente raggiungibile, e poi per il nord barese si fa il contrario: un ospedale di 250 posti letto con le specialità di base, e non un ospedale intermedio di 350 posti letto come gli altri da costruire e per giunta in posizione non baricentrica. Certe scelte ed indicazioni vanno ripensate e corrette da parte della regione per un dovere di giustizia verso tutti i cittadini.
Si spera che la regione riesca a rispettare il cronoprogramma per la costruzione dei nuovi ospedali nel giro di 4 o 5 anni, sfatando la realtà finora conosciuta dei costi 3-4 volte superiori al dovuto e dei tempi di realizzo 3-4 volte il necessario. Questo succede per l’ingerenza dei politici e anche di qualche dirigente, per l’incompetenza o i condizionamenti spesso di dirigenti, per incarichi di progettazione a tecnici non esperti del settore, per mancanza di trasparenza e di controlli.
La sanità pugliese si deospedalizza, ma la medicina territoriale non è ancora decollata. A fine giugno, ho raccolto lo sfogo di un utente che uscendo dall’ospedale di Terlizzi, sede anche del Cup, e ambulatori della medicina territoriale, imprecava contro tutti per aver prenotato una visita in endocrinologia con possibilità di fruirla solo a dicembre, e ancora, per i lunghi tempi di attesa della cardiologia, ha dovuto effettuare due visite a pagamento. Non è possibile che anche le prestazioni cardiologiche su Terlizzi da tempo non si possono più prenotare. La direzione dell’ASL ne è a conoscenza? Che si aspetta a disporre la riapertura dell’agenda delle prenotazioni? In ultimo, si apprende che dal 1° luglio sulle autoambulanze del servizio 118 di Terlizzi sono presenti solo i soccorritori dell’associazione di volontariato, e non più gli infermieri mandati al 118 di Giovinazzo e di Molfetta.
La sanità scende sempre più giù; rischia di diventare solo un optional.
Al presidente della regione Vendola e al nostro sindaco Ninni Gemmato rivolgismo l’invito a tener conto di queste note, evitando errori nella creazione dei nuovi ospedali, prevedendo un buon assetto viario di collegamento, oltre che ad esigere la contestualità tra deospedalizzazione e una assistenza sanitaria territoriale funzionante.
 
Pasquale Cipriani        pubblicato sul numero luglio/agosto 2012