LA NUOVA CITTA’ – Buona sanità all’ospedale Sarcone

LA NUOVA CITTA’ – Buona sanità all’ospedale Sarcone

‘Buona sanità all’ospedale Sarcone’
Il governatore Vendola non opererà tagli indiscriminati alla ‘salute della sua Terlizzi’
dell’on. Gero Grassi
 
 
 
 
‘La Nuova Città’, nel numero di maggio, mi cita in un articolo dell’avv. Giovanna De Leo. È una lettera aperta indirizzata al direttore generale dell’Asl/Ba Domenico Colasanto, al presidente della regione Puglia Nichi Vendola e a me. Ha per titolo ‘Buona sanità all’ospedale Sarcone’.
Condivido in larga parte le riflessioni dell’avv. De Leo. Come non apprezzare il lavoro straordinario che svolgono medici e paramedici nell’ospedale ‘Sarcone’, pur dovendo fare i conti’con mille difficoltà, determinate dalla crisi economica che ha travolto tutto e tutti?
La buona volontà e l’abnegazione contraddistinguono gli operatori sanitari del ‘Sarcone’ e garantiscono una risposta soddisfacente per i pazienti.
È chiaro che con la buona volontà si possono effettuare visite oltre l’orario di lavoro, si può essere gentili, ma non si possono acquistare le attrezzature e la strumentazione. Né sono sufficienti a garantire le ‘stabilizzazioni’, tanto meno nuove assunzioni.
Sulla sanità non si dovrebbe mai risparmiare, perché risparmiare equivale a mettere a repentaglio la salute dei cittadini. In sanità la spesa va considerata investimento, non altro. Purtroppo, per tanti anni, gli sprechi hanno dilagato ovunque, determinando il deficit che oggi incombe sulle nostre spalle. Sprechi effettuati generalmente e trasversalmente da tutti, cittadini compresi.
La situazione del ‘Sarcone’ non è una situazione isolata. La Puglia vive in ogni territorio situazioni simili e va sottolineato che il bisogno di salute non può e non deve contrapporre i cittadini delle varie comunità, gli uni contro gli altri. li sistema sanitario nazionale deve garantire la sanità a tutti.
Terlizzi ha vissuto con il suo ospedale anni splendidi. Un riferimento, il ‘Sarcone’, per un bacino d’utenza larghissimo. Oggi le cose sono cambiate. La crisi economica chiede a tutti rigore, oculatezza nelle spese e sapiente gestione delle risorse.
Dobbiamo ripartire da qui, sapendo che la situazione economica del paese non è più quella di cinque anni fa. Dobbiamo costruire la sanità del domani. L’obiettivo deve essere sempre quello di garantire la sanità a tutti, ma gli sprechi, i doppioni, le ‘unità operative’ con medesime prestazioni a 20 chilometri di distanza, non possiamo più reggerle. Non possiamo più reggere ospedali comunali.
Dobbiamo disegnare una sanità che garantisca tutti e convogli l’eccellenza in presidi ospedalieri di riferimento. Continuare ad immaginare un ospedale di riferimento in ogni paese, è come chiedere di avere una Università in ogni città. Non è possibile. È dispendioso e andrebbe a peggiorare la pressione fiscale, già difficile da sostenere.
Sono un deputato del Parlamento italiano. Il mio ruolo è ‘fare le leggi’ per migliorare la vita dei cittadini. Il presidente della regione Nichi Vendola e il direttore generale dell’Asl/Ba Domenico Colasanto hanno certamente la facoltà di intervenire in favore del ‘Sarcone’ e sono certo che non si sottrarranno all’unità del sistema sanitario pugliese.
Per parte mia evidenzio alcune anomalie e svolgo alcune proposte.
L’anomalia: la sanità attuale in Puglia sembra non avere una regia unica e obiettivi condivisi da raggiungere. Più situazioni fanno pensare a monadi che si muovono diversamente. Nel concreto perchè nessuno dice che in provincia di Bari non possiamo più avere, nel 2012, oltre dieci ospedali? Perché pochi dicono che il sistema sanitario va considerato a rete e non ad ospedale? Perchè pochi dicono che la sanità va ulteriormente deospedalizzata e resa territoriale per ridurre la spesa ed offrire un servizio migliore?
Perché alcuni direttori generali, troppo chiusi alla popolazione, spesso lasciano andare in asfissia alcuni reparti invece di intervenire anche con provvedimenti drastici ma funzionali? Perché nessuno, tranne Nichi Vendola, pensa di agire sulla distribuzione nazionale delle risorse economiche in sanità rivedendo i criteri di distribuzione, che attualmente danneggiano le regioni meridionali per via della popolazione più giovane? Perché nessuno capisce che lasciare solo alla Conferenza Stato-Regioni il tema della distribuzione delle risorse penalizza il Mezzogiorno?
Nell’ultimo incontro con la regione Puglia, presenti i vertici istituzionali e la minoranza, ho proposto intervento alla Corte Costituzionale e tutti si sono detti d’accordo.
Mi rendo conto che non posso chiudere questa mia riflessione senza aggiungere, rispetto alle note dell’avv. Giovanna De Leo, considerazioni urgenti sugli ultimi fatti relativi ‘al Sarcone’.
Rispondo dicendo che la situazione economica e la sanità del futuro, molto meno ospedalizzata di quella odierna, impongono alla Regione Puglia di avere in provincia di Bari sei soli ospedali: Policlinico, San Paolo, Di Venere, il costruendo Ospedale della Murgia e due da costruire, uno per il sud barese e parte del brindisino, l’altro per il nord barese e parte della sesta provincia.
L’avv. Giovanna De Leo bene ha fatto ad evidenziare il problema sulle colonne del giornale, ma per onestà devo sottolineare che sposo la causa, come ho sempre fatto, affiancandomi ai cittadini, ma non sono amministratore regionale.
Ho fiducia nel futuro. Al buio segue sempre la luce, credo che se lavoriamo tutti insieme per ridisegnare il nostro futuro, saremo in grado di realizzare la sanità che vogliamo e che ci indica la Costituzione, senza la difesa di interessi personali, localistici e senza livori derivanti da residualità istituzionali.
Ho parlato più volte con Vendola della situazione, anche nelle ultime ore. Ho trovato una persona amareggiata di non essere compresa nella difficoltà economica del Paese, ma tranquilla di fare il proprio dovere sino in fondo. Sono certo che il presidente della regione, nel suo grande amore per Terlizzi, sappia bene che ha il dovere di coniugare il diritto alla salute con la situazione economica dell’Italia e che mai opererà tagli indiscriminati che riducano il diritto delle persone a curarsi dignitosamente.
Forse è il caso che si socializzino non strali ed urla, ma la consapevolezza della situazione dell’Italia e il modo per guardare al futuro con serenità.