LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO – Marini e Fioroni sul piede di guerra

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO – Marini e Fioroni sul piede di guerra

 
Chiedono «visibilità» per gli ex Popolari

     • Gli ex popolari di Franco Marini e Beppe Fioroni hanno guastato la festa di insediamento di Pierluigi Bersani, proclamato ufficialmente segretario dall’Assemblea nazionale del Pd.

 

   I due hanno chiesto al neo segretario maggiore «visibilità « per la loro area, cioè qualche ruolo nella gestione del partito, ed hanno incassato una cauta apertura da parte di Bersani, ma anche la presa di distanze di Dario Franceschini, a cui ormai va stretto il recinto degli ex Ppi, e che rafforza il proprio legame con Piero Fassino.

 

   Che l’area vicina all’ex presidente del Senato e all’ex ministro della Pubblica istruzione fosse in sofferenza si era capito sin dall’arrivo dei delegati alla nuova Fiera di Roma.

 

   Sui cellulari degli ex Popolari era arrivato un Sms di Gero Grassi, coordinatore della corrente, che avvisava dell’intervento di Marini.

 

   Questi infatti, dopo la relazione di Bersani, è stato il primo big a parlare: «bene la gestione unitaria proposta da   Bersani e accettata da Franceschini», ha detto, ora però «essa va realizzata».

 

   Ebbene, l’organig ramma che si sta prefigurando, «lascia scoperta un’area» quella degli ex popolari che hanno sostenuto Franceschini alle p r i m a r i e.

 

   Questa area «ha diritto a un punto di riferimento», che potrebbe essere un vice-segretario, senza il quale diventa difficile per gli ex popolari rispondere di sì alla domanda «ve le hanno date le chiavi di casa?».

 

   Marini invita Bersani a sciogliere il nodo subito e in ogni caso ammonisce: «Guai a   sottovalutare questo problema e comunque io non ve lo farò sottovalutare».

 

   Immediato il pensiero dei presenti corre a Beppe Fioroni, finora escluso dagli accordi sugli organigrammi, e i cui uomini avevano fatto capannello prima dell’inizio dei l avo r i .

 

   Passano venti minuti e arriva il colpo di scena, lo strappo pubblico di Franceschini da suo ex maestro.

 

   «Area Democratica – dice parlando della sua componente – è nata per portare avanti delle idee, non per chiedere posti. E lo dico a Franco Marini, il cui spirito protettivo lo   ha spinto a preoccuparsi per altri». Altri che non è certo Franceschini, che ormai ha il passo del leader, ma semmai Fioroni.

 

   Ad aggravare la situazione dell’ex ministro della Pubblica istruzione arriva l’ele zione di Rosy Bindi alla presidenza del partito e di Enrico Letta come vicesegretario.

 

   Insomma gli ex popolari che si erano schierati con Bersani alle primarie hanno tutti il posto, e così Dario Franceschini, leader della minoranza interna, che guiderà il gruppo del Pd alla Camera. «Io così – dice Fioroni al vicino – i miei in periferia   non li tengo – ho già le pressioni del sindacato, delle coop bianche e dell’associazioni – smo cattolico ad andare con Rutelli».

 

Nel frattempo sul retropalco si continuano le trattative per la composizione della Direzione, e per i successivi organigrammi.

 

   A Fioroni il solo dipartimento della Scuola va stretto, e i suoi chiedono che gli si dia il coordinamento dell’esecu – tivo, affiancando il bersaniano Maurizio Migliavacca. La voce gira e viene più volte confermata e smentita.

 

   Nella replica il nuovo segretario Pierluigui Bersani   cerca di aprire il dialogo apre: «ragioneremo insieme» dice, ma invita gli ex popolari a proporre una nuova generazione di dirigenti che tra «dieci anni non metta le cose come le mettiamo noi oggi».

 

   Alla fine dell’Assemblea i fioroniani sono più che mai agguerriti: «faremo un convegno come popolari tra dieci giorni – dice Gero Grassi – e ci faremo sentire». Lì porteranno i loro «mondi di riferimento» per far sentire il loro peso. Gli fa eco l’assessore regionale Fabiano Amati: «l’area democratica c’è ed è da tempo una realtà imprescindibile per il futuro del Pd».