18 Lug LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO – Grillo prende la tessera e sfisa i vertici PD
Posted at 01:00h
in Rassegna stampa
Grillo prende la tessera e sfida i vertici del Pd
Ma ora è costretto a raccogliere 2000 firme in due giorni
• ROMA. Alla fine Beppe Grillo ce l’ha fatta. Dopo aver fatto un buco nell’acqua ad Arzachena e ricevuto cortesi no da altri circoli del Pd, il comico genovese è riuscito a ottenere l’iscrizione al Partito democratico presso il circolo Martin Luther King di Paternopoli, in provincia di Avellino.
Grillo è diventato l’iscritto numero quaranta del piccolo centro campano: ad accettare la sua iscrizione è stato il coordinatore del circolo Andrea Forgione, che ha spiegato di aver voluto mandare un segnale ai vertici di Roma: «Se noi ci chiamiamo Partito Democratico – ha detto spiegando la sua decisione a Radio radicale – dobbiamo tenere porte e finestre aperte, altrimenti potevamo continuare a chiamarci Ds, Margherita, o Pci, o Pcus. Invece, alla richiesta di Grillo si è risposto dimostrando che il gruppo dirigente ha paura di lui».
Il comico-blogger ora dice di essere contento ma già guarda al futuro e chiama alla raccolta i suoi sostenitori per raccogliere 2000 firme in due giorni. Tante ne servirebbero per candidarsi alla segreteria, e Grillo ammette che «sarà molto difficile».
Ma al Pd frenano l’entusiasmo del comico. L’iscrizione di Paternopoli, sentenzia il vice responsabile organizzativo del partito Gero Grassi, è «priva di validità». Anche il segretario regionale della Campania Tino Iannuzzi non lascia spiragli.
Due i punti che renderebbero non valida la tessera di Grillo: la decisione della commissione nazionale di garanzia, che ha già escluso all’unanimità di poter accogliere la richiesta di iscrizione al Partito democratico da parte di
Beppe Grillo per aver promosso e sostenuto liste apertamente ostili al nostro partito; e la regola dello Statuto secondo cui l’iscrizione deve avvenire nel proprio comune di residenza. «L’accettazione da parte di qualunque coordinatore di circolo della richiesta di iscrizione di Grillo – spiega Grassi sconfessando apertamente l’operato di Forgione – è da considerarsi un’iniziativa estemporanea palesemente contraria allo Statuto».
Ma la questione sarà riaperta nella direzione nazionale del 21 luglio dall’altro candidato alla segreteria Mario Adinolfi, che chiederà di confermare l’iscrizione del comico.
Grillo non si lascia impressionare dagli ostacoli, e comincia ad anticipare che cosa farebbe da segretario. Niente di buono per i leader attuali, stando alle sue dichiarazioni. «Io voglio parlare ai giovani del Pd – dice con l’enfasi che gli è propria – non ai fossili che sono lì da trent’anni. Se diventassi segretario del Pd manderei via almeno mille persone, quelli che hanno più di due legislature, tutti quelli invischiati in affari loschi a partire da Bassolino. Ai vertici giovani dai 30 ai 40 anni». E poi asse di ferro con l’Idv, per dar vita a una «forte e grande opposizione». Ma anche se non riuscisse a candidarsi alla segreteria, Grillo promette che non mollerà la presa. Con la tessera del circolo di Paternopoli andrà al congresso nazionale del partito e chiederà di parlare.
Nei piani alti del Pd, però, pochi hanno voglia di ascoltarlo. Secondo Pierluigi Bersani, i vertici hanno fatto bene a dirgli di no perchè « non si può venire in questo partito buttando giù il portone e venendoci con il piccone in mano». Mentre per Enrico Letta bisogna smetterla di «farsi insultare dal primo che passa».
Grillo è diventato l’iscritto numero quaranta del piccolo centro campano: ad accettare la sua iscrizione è stato il coordinatore del circolo Andrea Forgione, che ha spiegato di aver voluto mandare un segnale ai vertici di Roma: «Se noi ci chiamiamo Partito Democratico – ha detto spiegando la sua decisione a Radio radicale – dobbiamo tenere porte e finestre aperte, altrimenti potevamo continuare a chiamarci Ds, Margherita, o Pci, o Pcus. Invece, alla richiesta di Grillo si è risposto dimostrando che il gruppo dirigente ha paura di lui».
Il comico-blogger ora dice di essere contento ma già guarda al futuro e chiama alla raccolta i suoi sostenitori per raccogliere 2000 firme in due giorni. Tante ne servirebbero per candidarsi alla segreteria, e Grillo ammette che «sarà molto difficile».
Ma al Pd frenano l’entusiasmo del comico. L’iscrizione di Paternopoli, sentenzia il vice responsabile organizzativo del partito Gero Grassi, è «priva di validità». Anche il segretario regionale della Campania Tino Iannuzzi non lascia spiragli.
Due i punti che renderebbero non valida la tessera di Grillo: la decisione della commissione nazionale di garanzia, che ha già escluso all’unanimità di poter accogliere la richiesta di iscrizione al Partito democratico da parte di
Beppe Grillo per aver promosso e sostenuto liste apertamente ostili al nostro partito; e la regola dello Statuto secondo cui l’iscrizione deve avvenire nel proprio comune di residenza. «L’accettazione da parte di qualunque coordinatore di circolo della richiesta di iscrizione di Grillo – spiega Grassi sconfessando apertamente l’operato di Forgione – è da considerarsi un’iniziativa estemporanea palesemente contraria allo Statuto».
Ma la questione sarà riaperta nella direzione nazionale del 21 luglio dall’altro candidato alla segreteria Mario Adinolfi, che chiederà di confermare l’iscrizione del comico.
Grillo non si lascia impressionare dagli ostacoli, e comincia ad anticipare che cosa farebbe da segretario. Niente di buono per i leader attuali, stando alle sue dichiarazioni. «Io voglio parlare ai giovani del Pd – dice con l’enfasi che gli è propria – non ai fossili che sono lì da trent’anni. Se diventassi segretario del Pd manderei via almeno mille persone, quelli che hanno più di due legislature, tutti quelli invischiati in affari loschi a partire da Bassolino. Ai vertici giovani dai 30 ai 40 anni». E poi asse di ferro con l’Idv, per dar vita a una «forte e grande opposizione». Ma anche se non riuscisse a candidarsi alla segreteria, Grillo promette che non mollerà la presa. Con la tessera del circolo di Paternopoli andrà al congresso nazionale del partito e chiederà di parlare.
Nei piani alti del Pd, però, pochi hanno voglia di ascoltarlo. Secondo Pierluigi Bersani, i vertici hanno fatto bene a dirgli di no perchè « non si può venire in questo partito buttando giù il portone e venendoci con il piccone in mano». Mentre per Enrico Letta bisogna smetterla di «farsi insultare dal primo che passa».