LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO – Anzitutto Craxi riportamolo nel sua patria

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO – Anzitutto Craxi riportamolo nel sua patria

 di GERO GRASSI*
  *Vicepresidente Commissione Affari Sociali della Camera

     È trascorso un decennio dalla scomparsa di Bettino Craxi. Un periodo di tempo sufficiente per analizzare con la serenità dovuta, una vicenda politica complessa dell’Italia della Prima Repubblica. Craxi fu il primo socialista a ricoprire la carica di presidente del Consiglio, un uomo politico di rilievo, ma anche uno dei più controversi. Coinvolto nelle indagini di «Mani pulite», venne condannato e per questo se ne andò in   esilio volontario ad Hammamet in Tunisia, dove nel 2000 la famiglia decise la sepoltura. Di Craxi molti giovani conoscono solo l’epilogo, le condanne, il fatto che il governo italiano lo giudicò latitante, per aver deciso di sottrarsi ai processi. Sarebbe opportuno riscoprirne la biografia nella sua complessità, per fare chiarezza e chiudere una pagina di storia che da anni si porta dietro molti dilemmi. Non si può negare che Bettino Craxi diede una spinta nuova alla politica italiana, portando il partito socialista al potere. Riuscì a creare un varco tra Dc e Pc, facendo emergere una nuova forza riformatrice. Furono diversi i provvedimenti varati dal governo Craxi, che modificarono profondamente la vita del popolo italiano. Solo per citarne uno: il nuovo concordato con la Santa Sede. Il cattolicesimo abbandonava la nozione di «religione di Stato» e veniva abolita la «congrua». Veniva istituito il contribuito volontario dell’8 per mille per i finanziamenti alla Chiesa cattolica e alle altre religioni e l’insegnamento facoltativo della religione cattolica nelle scuole.    Come non ricordare la battaglia agli evasori fiscali nel commercio al minuto, che produsse l’obbligo del registratore di cassa e dello scontrino fiscale. Che dire del decreto varato dopo la decisione dei pretori di Torino, Roma e Pescara di oscurare i canali televisivi della Fininvest. Il decreto stabilì la legalità delle trasmissioni delle televisioni dei grandi network privati. Una visione la sua, che precorreva i tempi, se valutiamo quante tv private esistono oggi, ma che all’epoca suscitò aspre critiche nel   Paese.    Rimase invece una utopia il progetto di una grande riforma costituzionale in senso presidenzialista, che desse maggiore efficienza in senso decisionista ai poteri pubblici italiani.    Commise anche errori. La politica economica dei suoi governi è stata molto discussa, a lungo andare ha fatto sprofondare l’Italia in una situazione difficile da risanare. Se l’inflazione dal 1983 al 1987 scese dal 16% al 4% e lo sviluppo dell’economia vide una crescita dei salari, in quegli stessi anni il rapporto fra debito pubblico e PIL aumentò visibilmente.    di chiudere una pagina di storia che è rimasta aperta per la sua ricetta: c’è chi immagina di intitolargli una strada,   Oggi in molti chiedono troppo tempo. Ognuno ha   chi chiede che la salma torni in Italia, c’è chi auspica quei funerali di Stato che non furono voluti dalla famiglia nel gennaio del 2000.    Ciò che è opportuno fare, è certamente riportare in Patria le spoglie di un uomo politico di rilievo. Affinché questo avvenga è necessario che non si crei un clima velenoso intorno alla discussione. Spaventa invece il silenzio di politici ed intellettuali sui fatti della storia. Spaventa la superficialità con cui troppo spesso si affrontano le discussioni, tese a demonizzare persone e situazioni, ignari di quanto dolore, quanta sofferenza, tale superficialità possa produrre soprattutto alla famiglia.    Ben venga la discussione che da più ambiti è sollecitata sulla figura politica di Bettino Craxi. Che il decennale della sua morte non sia solo l’occasione per tracciarne il ricordo, ma possa rappresentare l’occasione per chiudere una vicenda politica del passato, riportando il presidente socialista nella sua Patria, come è giusto che sia.