LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO – E venne un’orfanella per amare la Puglia

LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO – E venne un’orfanella per amare la Puglia

E venne un’orfanella per amare la Puglia
Il nuovo romanzo di Gero Grassi «Gianna: lotta di una donna. Dal Polesine al Mezzogiorno d’Italia”
Di Michele Cozzi
 
 
 
 
Gero Grassi è un politico. Deputato da due legislature, funzionario regionale si è
scoperto quasi improvvisamente un’inusuale vena di narratore di storie individuali e collettive, con cui tenta di descrivere le trasformazioni che hanno cambiato il volto del Paese.
Senza recidere il rapporto sanguigno con le proprie radici, l’amata Terlizzi, che e alla base del progetto di valorizzazione della memoria come tratto fondamentale dell’identità di una comunita.
L’ultima «favola» di Grassi – come la definisce Maria Pia. Garavaglia nella prefazione – Gianna lotta di una donna. Dal Polesine al Mezzogiorno d’Italia (Editore cooperativa culturale RTS pp 248, euro 15) completa il ciclo composto da Il ministro e la brigatista e La Principessa e il figlio del Professore, gli altri due romanzi m cui l’autore raffigura passaggi nodali della storia italiana.
Grassi unisce la «macrostoria», quella degli ultimi cinquant’anni della Repubblica con la «microstoria» cioè il vissuto quotidiano di personaggi, spesso inventati, ma che rappresentano lo specchio delle alterne vicende di un Paese che in un tumultuoso susseguirsi di avvenimènti e trasformazioni culturali ed economici ha mutato il volto: dalla «guerra civile» del dopoguerra, al terrorismo, dalla morte di Moro alla fine della ultima Repubblica- dalla «nutella» ai Beatles, dal, Vietnam a Martin Luther King a Kennedy, dal papa straniero alla caduta del Muro. Gianna, il personaggio fondamentale del romanzo, emblema della «grande trasformazione»: nasce in un piccolo paese del Polesine, resta orfana per l’alluvione dei 1951 (a cui sopravvive miracolosamente) ed e affidata a suor Celeste che lavora all’ospedale di Treviso. E li che ha inizio il cammino comune tra suor Celeste e la piccola Gianna che
raffigura il rapporto madre-figlia e da sostanza all’intera storia. La suora è trasferita a Sud, a Terlizzi, quando diventa superiora dell’Istituto ancelle del Santuario. Un luogo che Gianna non lascerà mai, intrecciando la sua vita prima piccola orfanella, di emarginata e poi progressivamente amata per talento e senso di comunità con le vicende e i protagonisti della
cittadina pugliese.
Cosi Grassi intreccia la narrazione di personaggi inventati con la descrizione di uomini reali che rintraccia nell’albùm della memoria per descrivere l’evoluzione della storia di Terlizzi e dell’Italia.
Come  il Belpaese, Gianna con talento, sacrificio, passione cresce, emerge e diventa il prinio medico «donna» della sua città di adozione. Una novità di sconvolgente rilievo sociale che l’autore descrive raffigurando il – senso comune della città secondo il quale un medico
non poteva essere donna. E la prima «rottura» che Gianna introduce nel microcosmo di Terlizzi. Ne seguiranno al tre con la passione politica venata della migliore tradizione del cattolicesimo democratico che la condurranno a candidarsi nel 1984 come sindaco e ad essere eletta con un voto plebiscitario.
Una ventata di novità e pulizia entra nei palazzi della politica; e i virus del malaff are non restano a guardare. Così, narra Grassi, dopo il secondo mandato conseguito nell’89, Gianna cade in una trappola ordita dai suoi avversari politici, su mia questione urbanistica E arrestata entra in carcere tutto le piomba addosso:Sembra la fine. Ma per un miracolo, che solo la narrazione riesce a contemplare, in pochi giorni emerge la sua innocenza. E rilasciata, ma la ferita è troppo profonda. Abbandona la politica, si rinchiude in se stessa, si ammala di sclerosi multipla amiotrofica, vive per tre anni un calvario che prelude al peggio, Fa un pellegrinaggio a Lourdes. Poi lentamente e miracolosamente, la malattia regredisce. I medici parlano di diagnosi sbagliata. Gianna torna a vivere.
L’epilogo è la partecipazione improvvisa al comizio per festeggiare, il 22 aprile 1996, l’inaspettata vittoria dell’ulivo di Romano Prodi. Un miracolo individuale e un miracolo politico.