Istat – Def, lo sconto Irpef darà 714 euro in più alle famiglie più povere

Istat – Def, lo sconto Irpef darà 714 euro in più alle famiglie più povere


Il guadagno medio annuo dello sconto Irpef previsto dal Governo sarà di 714 euro per le famiglie più povere. Lo calcola l’Istat: lo sconto scende via via fino a 451 euro per le famiglie più ricche. Cioè si passa dal 3,4% del reddito allo 0,7%.
Le misure del Def produrranno un effetto positivo sul Pil dello 0,2% e sul fisco per 11,3 miliardi all’anno, stima l’Istat, che ha snocciolato le cifre durante l’audizione odierna in Parlamento. Al netto degli interventi di copertura delle maggiori spese e minori entrate previste dal Def, l’effetto positivo della crescita potrebbe essere ridotto a circa 0,1%.
L’Istat ha invece sottolineato che «l’elevata presenza di imprese con base imponibile negativa o nulla a fini Irap restringe la platea degli interessati al provvedimento» cioè al taglio del 10% dell’Irap previsto dal Governo. Si tratta di 620mila imprese, vale a dire il 72,2% (circa due su tre) delle società considerate.
Sempre l’Istituto statistico, nel corso dell’audizione in Parlamento, ha anche evidenziato «un moderato miglioramento dei ritmi di attività economica». In particolare, «nel primo trimestre 2014 il Pil è previsto in leggera accelerazione rispetto al quarto trimestre 2013 (+0,2%)». E la moderata ripresa dovrebbe continuare con ritmi «pressoché analoghi», ma anche che dal 2008 al 2014 l’Italia ha perso quasi un milione di occupati (984.000).
Nel 2013 il numero di occupati si è ridotto di 478 mila unità (-2,1% rispetto all’anno precedente, ben -4,6% nel Mezzogiorno, pari a -282 mila unità) scendendo a 22 milioni e 420 mila, un calo superiore anche a quello del 2009 (-380 mila unità). Dall’analisi dei dati trimestrali destagionalizzati, emerge un rallentamento del ritmo di discesa dell’occupazione durante il 2013: da -0,7% e -0,6% del primo e secondo trimestre 2013, a -0,3% nel terzo e quarto.
In particolare, negli ultimi due trimestri dell’anno si registrano segnali positivi nell’industria in senso stretto (+0,1% nel terzo trimestre e stabile nel quarto), e nelle costruzioni (rispettivamente, +0,1% e +0,3%).
Nel Nord, il ritmo di calo dell’occupazione rallenta a partire dal secondo trimestre 2013 (da -0,3 punti percentuali nel primo trimestre a -0,1 punti negli altri tre trimestri); nel Centro si registra una maggiore caduta nei primi due trimestri ma anche segnali positivi negli ultimi due (-0,8 e -0,4 punti percentuali nei primi due, +0,2 e +0,1 punti nel terzo e quarto trimestre); nel Mezzogiorno, negli ultimi due trimestri del 2013, la diminuzione prosegue a ritmi sostenuti, seppur meno elevati (-1,0 punti percentuali).
A gennaio 2014 il numero di occupati rimane sostanzialmente invariato rispetto a dicembre 2013, ma febbraio vede una ulteriore diminuzione degli occupati (39 mila, -0,2% rispetto al mese precedente).
Particolarmente allarmante, secondo l’Istat, la condizione dei lavoratori over 50. Il numero di ultracinquantenni disoccupati è cresciuto del 17,2% arrivando a 438 mila unità, e così anche le forze lavoro potenziali, che nel 2013 raggiungono le 684 mila unità (+4,7% in confronto a un anno prima).