01 Set Interrogazione parlamentare sul carcere di Como
Al Ministro della Giustizia
Al Ministro del Lavoro Salute e delle Politiche sociali
Per sapere – premesso che:
il suddetto istituto, che ha una capienza di 421 detenuti e una capienza tollerabile di 581, ospita attualmente 548 detenuti di cui 53 donne ;
la “tollerabilità” determinata dall’Amministrazione impone praticamente il dimezzamento degli spazi disponibili: nelle celle da due ci sono quattro detenuti;
dei 548 detenuti, 495 sono comuni e
Al Ministro della Giustizia
Al Ministro del Lavoro Salute e delle Politiche sociali
Per sapere – premesso che:
il 14 agosto scorso l’interrogante, in adesione all’iniziativa “ferragosto in carcere”, ha visitato
il suddetto istituto, che ha una capienza di 421 detenuti e una capienza tollerabile di 581, ospita attualmente 548 detenuti di cui 53 donne ;
la “tollerabilità” determinata dall’Amministrazione impone praticamente il dimezzamento degli spazi disponibili: nelle celle da due ci sono quattro detenuti;
dei 548 detenuti, 495 sono comuni e
in tutta
le sezioni detentive hanno ancora docce comuni all’esterno, inadeguate numericamente e carenti dal punto di vista igienico-sanitario;
l’unico psicologo assegnato dal Dipartimento, non è in servizio;
il personale di Polizia Penitenziaria è notevolmente sottodimensionato: mentre la pianta organica prevede 308 unità, le unità assegnate sono solo 253 e quelle distaccate in servizio presso altri istituti sono 27; di fatto, mancano all’appello ben 82 unità con una carenza d’organico pari al 27%;
l’assenza di fondi sui relativi capitoli di bilancio determina l’impossibilità di effettuare interventi di manutenzione ordinaria, ma anche gli interventi straordinari sono pressoché impossibili tanto che la semplice tinteggiatura dei muri e delle celle diviene un serio problema;
non tutti gli ambienti sono climatizzati mentre le previsioni di igiene e sicurezza (ex legge 626) all’interno degli ambienti detentivi e di lavoro non sono garantite;
l’attuazione di un progetto di automazione dei cancelli a Como, così come in tutti gli altri istituti del Paese, consentirebbe senza dubbio di razionalizzare il carico di lavoro del personale, di elevare gli standard di sicurezza del servizio e di recuperare risorse umane;
l’annoso caso della portineria/carraia priva di una postazione di servizio, dove il personale è costretto ad un andirivieni tra le due porte di accesso, distanti 30/40 m circa, per l’intera durata del turno (otto ore) e a respirare i fumi di scarico dei mezzi che transitano all’interno, perché non esiste un adeguato impianto di aspirazione; nonostante che la programmazione delle spese, ogni anno, inserisca tale intervento tra le priorità di spesa, puntualmente, la previsione rimane tale;
anche nei cortili passeggio e nel campo sportivo non esiste una postazione di servizio al punto che il personale è sottoposto agli agenti atmosferici ed è costretto ad operare senza adeguati strumenti di comunicazione e di lavoro;
la caserma agenti, ha ancora le docce comuni all’esterno delle camere, presenta evidenti carenze dal punto di vista dell’igiene e della salubrità;
da oltre 3 anni l’istituto non ha un Direttore titolare e, nel frattempo, si sono avvicendati 4/5 Direttori in missione peraltro già titolari in altri penitenziari della Lombardia;
anche il Comandante di Reparto è provvisorio perché il precedente è stato trasferito in altro istituto;
da mesi le prestazioni di lavoro straordinario vengono retribuite parzialmente per essere accantonate ed erogate successivamente;
sempre da mesi, l’indennità di missione non viene retribuita nonostante la legge preveda che entro trenta giorni dall’espletamento del servizio di missione debba essere corrisposto il saldo delle spese sostenute dal personale per vitto e alloggio e l’indennità di missione;
per sapere
cosa hanno intenzione di fare i ministri interrogati per riportare nella legalità il carcere di Como sia per quanto riguarda le condizioni di detenzione degli uomini e delle donne ivi ristretti, sia per quel che riguarda le condizioni del personale tutto.
Gero Grassi