Il tempo corre, nessuno può permettersi il lusso di restare fermo

Il tempo corre, nessuno può permettersi il lusso di restare fermo

 
Lo scrittore statunitense James Baldwin, vissuto tra il 1924 ed il 1987, affermava: “Il futuro è come il paradiso, tutti lo esaltano ma nessuno ci vuole andare adesso.“  
Questa frase, contiene molte verità. Era attuale negli anni ’40 e lo è ancor oggi, se pensiamo a quanta paura hanno scatenato le ‘liberalizzazioni’.
La paura è un sentimento umano, ma non dobbiamo lasciare che il futuro ci spaventi e condizioni le nostre scelte di vita.
Se chiudiamo le porte al futuro, precludiamo la nostra crescita e releghiamo i nostri figli a vivere non il contemporaneo, ma il passato.
L’Italia è parte del mondo. Non è un mondo a parte. Ha lavorato molto, tanto per entrare in Europa. Ora non può tirarsi indietro, solo perché ci sono regole difficili da rispettare.
Dovremmo porci un interrogativo: ‘Perché altri Paesi hanno fatto passi in avanti, sviluppando la loro economia e noi da decenni non riusciamo più a crescere? Evidentemente hanno operato scelte differenti dalle nostre. Hanno investito nel loro futuro.
E’ tempo che l’Italia svecchi il suo modo di essere o sarà inghiottita dalla competizione mondiale. Il principio della concorrenza, non può spaventare. E’ uno stimolo per far meglio e di più…


di Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei
Deputati


di Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei
Deputati

 
Lo scrittore statunitense James Baldwin, vissuto tra il 1924 ed il 1987, affermava: “Il futuro è come il paradiso, tutti lo esaltano ma nessuno ci vuole andare adesso.“  
Questa frase, contiene molte verità. Era attuale negli anni ’40 e lo è ancor oggi, se pensiamo a quanta paura hanno scatenato le ‘liberalizzazioni’.
La paura è un sentimento umano, ma non dobbiamo lasciare che il futuro ci spaventi e condizioni le nostre scelte di vita.
Se chiudiamo le porte al futuro, precludiamo la nostra crescita e releghiamo i nostri figli a vivere non il contemporaneo, ma il passato.
L’Italia è parte del mondo. Non è un mondo a parte. Ha lavorato molto, tanto per entrare in Europa. Ora non può tirarsi indietro, solo perché ci sono regole difficili da rispettare.
Dovremmo porci un interrogativo: ‘Perché altri Paesi hanno fatto passi in avanti, sviluppando la loro economia e noi da decenni non riusciamo più a crescere? Evidentemente hanno operato scelte differenti dalle nostre. Hanno investito nel loro futuro.
E’ tempo che l’Italia svecchi il suo modo di essere o sarà inghiottita dalla competizione mondiale.
Il principio della concorrenza, non può spaventare. E’ uno stimolo per far meglio e di più.
Le liberalizzazioni non vanno viste come uno spauracchio che toglie. Sono un’opportunità per far ripartire lo sviluppo, aprire varchi nel mondo del lavoro, determinare un ‘turn over’ in categorie, chiuse a pochi, il cui testimone viene passato di padre in figlio, senza allargare ad altri.
Comprendo la paura dei tassisti, le difficoltà quotidiane di molti lavoratori che vedono minacciate certezze ormai consolidate, ma questo non giustifica la preclusione ad un ammodernamento, di cui possono beneficiare molti, se non tutti.
Oggi per tante famiglie è divenuto un lusso l’utilizzo dell’auto, a causa del rincaro quotidiano del carburante. E così non è più possibile neppure la ‘gita fuori porta’ per portare i bambini a respirare un po’ d’aria pura al mare, in montagna o in campagna.
Se liberalizzare può significare prezzi congrui e maggiori possibilità per tutti, perché opporsi?
Oggi è un lusso per le famiglie anche riscaldare la casa, facendo ricorso al metano o alla corrente elettrica. Molti ragazzi son tornati a studiare con la coperta sulle gambe, come facevano i nostri nonni.
Se liberalizzare significa ridurre i costi e consentire a tutti una vita più dignitosa, perché opporsi?
Anche farmacisti e notai non vedono di buon occhio le liberalizzazioni.
Ma cosa c’è di male se liberalizzando si dà la possibilità ad un più ampio numero di giovani di avvicinarsi alla professione?
Le novità spaventano, ma basta poco per farci l’abitudine e mutare la novità in consuetudine.
Non troppi anni fa avevamo le ‘pompe di benzina’ nelle nostre città, nelle piazze più belle, lungo i corsi alberati, in prossimità del centro storico. Poi, qualcuno, saggiamente, ha proposto di dislocarle fuori città. Sembrava una novità assurda, inconcepibile. Eppure oggi assurdo ed inconcepibile sarebbe vedere un distributore di benzina nella piazza più bella della città.
A volte scelte drastiche rendono impopolari, bersagliati da accuse, dettate dalla paura del momento, ma il futuro è fatto proprio di questo: scelte coraggiose che chiudono piccole vie ed aprono grandi strade.
L’Italia degli anni ’80 non può continuare a scandire la vita di oggi. Non avrebbe senso. Avrebbe lo stesso sapore di chi pur vivendo la contemporaneità, rifiuta l’utilizzo del computer.
Il tempo corre ed il mondo lo segue, nessuno può permettersi il lusso di restare fermo.
Per questo motivo opporsi alle liberalizzazioni è un lusso che non possiamo concederci.
Mi piace concludere questa breve riflessione sulla vita che scorre e sulla necessità che l’Italia allarghi il suo sguardo verso nuovi orizzonti, con la frase di un inventore americano vissuto tra il 1876 ed il 1958.
 

scrive:”Tutti dovremmo preoccuparci del futuro, perché là dobbiamo passare il resto della nostra vita.“ 

 

 

 

Charles Franklin Kettering