IL RIFORMISTA – Ma li volete i voti della sinistra?

IL RIFORMISTA – Ma li volete i voti della sinistra?

Ma li volete i voti della sinistra?
di Peppino Caldarola
 
Tre parlamentari del Pd di rito democristiano, fra cui il mio amico Gero Grassi, hanno invitato il partito a liberarsi dal “progressismo rosso”, mentre Stefano Ceccanti ha chiesto a Orvieto, durante il convegno degli ex miglioristi, a Bersani di guardarsi da quelli che avrebbero preferito un partito socialdemocratico ma votano il Pd come il simbolo di un rapporto nuovo fra sinistra e cattolici democratici. Il problema è proprio questo. C’è una parte della sinistra che ha accettato la sfida di un confronto ravvicinato con il cattolicesimo democratico, con Prodi e dopo Prodi, mentre i nuovisti del Pd e parte degli ex dc considerano impossibile convivere con quelli che vengono dalla sinistra. Più che la contaminazione vogliono l’epurazione. La storia elettorale di questo paese insegna che tuttora buona parte della forza degli oppositori di Berlusconi viene dal grande popolo della sinistra. Mentre militanti ed elettori del Cavaliere sono quelli che avendo votato nella Prima Repubblica per la Dc e per il Psi. Questo vezzo di considerare aggiuntivi e fastidiosi gli apporti di chi viene da una certa tradizione è non solo culturalmente deprimente ma politicamente suicida. I sostenitori di Veltroni che hanno gioito quando il segretario del Pd distrusse la sinistra radicale a favore di Di Pie-
tro (lo ricordo sempre, protestammo soli io, Polito e Follini) oggi alzano ancora l’asticella e pretendono la messa fuori giuoco anche dei moderati di sinistra. Ma i voti dove pensano di prenderli?