Il Riformista – “Ma il Pd lancia il soccorso politico a Gianfranco”

Il Riformista – “Ma il Pd lancia il soccorso politico a Gianfranco”

Ma il Pd lancia il soccorso politico a Gianfranco
di Ettore Colombo
  “Cessi immediatamente il clima di killeraggio che sta intorbidando le acque della politica anche con la complicità di servizi segreti. Servizi sulla cui imparzialità è lecito sollevare più d’un dubbio». Misura le parole, il vicesegretario Pd Enrico Letta, ma osa di fatto le stesse paroIe  pronunciate dal leader  Udc Pierferdinando Casini. Casini, peraltro, ieri era l’ospite nel primo giorno di apertura di Sud Camp, il seminario all’aria aperta organizzato dall’associazione lettiana per eccellenza, 360. Mentre la situazione politica sembra precipitare inesorabilmente verso le elezioni ecco che, inaspettato regalo della Provvidenza, su Eboli cala il “soccorso bianco”. Letta, infatti, ieri ha cercato, con successo, di stringere i bulloni su due finali. Prima con Raffaele Bonanni, leader di quella Cisl inodore di feeling con i ribelli popolari (Fioroni, Grassi, etc.) ma che ieri ha fatto sapere di intrattenere ottimi e proficui rapporti sia con Marini che con Letta («Con loro sì che si può discutere, nel Pd»). Poi, e soprattutto, Letta si è rivolto a Casini (e Pini) per un, sempre più probabile, «alleanza costituzionale» per difendere la democrazia, ove mai a Non a caso, sempre ieri, il capogruppo alla Camera Dario Franceschini ha spiegato: «Le elezioni anticipate rimangono un’idea e una tentazione precisa nella testa di Berlusconi, potrebbe voler tentare il colpaccio con questa legge elettorale». E ha aggiunto: «Dobbiamo essere pronti, in caso di elezioni, a una risposta di emergenza. Se ci dovessimo trovare precipitati in una situazione di emergenza democratica, come quella in cui già ci troviamo, proviamo a vedere di trovare una maggioranza con chi ci sta per cambiare questa legge elettorale o, dice Franceschini, che stava a Palermo.
Insomma, se Berlusconi, una volta constatato di non aver i numeri per governare, il prossimo 29 settembre alla Camera, e cercasse il colpo di mano, quello definitivo, il Pd la soluzione ce l’ha in tasca. Naturalmente, una tale prospettiva non escluderebbe affatto, per il Pd, la possibilità che nasca un governo tecnico-istituzionale che affronti la crisi economica e rimetta mano alla legge elettorale in senso più «democratico». Lo fa capire chiaramente il braccio destro di Follini, Stefano Graziano: «Dobbiamo mandare a casa questo governo che, come dimostra la vicenda dei dossier su Fini, è dannoso e pericoloso per il Paese. Se non riusciremo a farlo con un governo che cambi almeno la legge elettorale e affronti le vere emergenze del Paese, vorrà dire che lo faremo con l’Alleanza costituzionale. Con Fini non lo so, è difficile, ma con l’Udc quest’alleanza dobbiamo farla». A partire da quello che è definito il modello Marche: dentro l’Udc, fuori Rifondazione. E sulla vicenda concreta che riguarda il presidente Fini, invece, formalmente c’è solo l’annuncio di un’interrogazione urgente rivolta al governo e depositata al Senato dal vicepresidente del gruppo Pd Luigi Zanda in essa si chiedono spiegazioni su presunte attività di dossieraggio dei servizi.
«Tenere alta la guardia» è la parola d’ordine impartita dal segretario Bersani. Un wait and see che, per quanto sia prudenziale, non nasconde simpatie e antipatie del Pd. «Oggi si è appreso che nei Caraibi l’Italia ha un paese gemello – sibila, infatti, una nota del solitamente posato Filippo Penati, capo della segretaria di Bersani – sia per quanto riguarda la distribuzione dei dossier che per la struttura del governo». Tradotto: da palazzo Grazioli a Santa Lucia, passando per palazzo Chigi, tout se tient.