IL CONFRONTO DELLE IDEE – Solidarietà, storia, speranza nel romanzo di Gero Grassi

IL CONFRONTO DELLE IDEE – Solidarietà, storia, speranza nel romanzo di Gero Grassi

 

 

di Vito De Leo

 

     Ancora una volta l’amico deputato e scrittore Gero Grassi ha gratificato la sua città natale con un romanzo di indubbio valore storico e letterario. Lo ha fatto il 22 dicembre scorso, a Terlizzi,  nella sala-eventi di Via Aminale, davanti a centinaia di invitati, insieme all’insuperabile “narratore” Nichi Vendola, anch’egli scrittore, oltre che amico e concittadino.

     Il romanzo di 248 pagine, edito dalla Cooperativa Culturale R.T.S., intitolato “GIANNA: Lotta di una donna – Dal Polesine al Mezzogiorno d’Italia”, si avvale di una prefazione firmata dalla senatrice Maria Pia Garavaglia, già Ministro della Sanità nel Governo Ciampi, che si definisce coetanea ed amica di Gianna, protagonista del romanzo. Quello a cui abbiamo avuto l’onore di partecipare è stato un evento reso straordinario dai tanti illustri convenuti, di cui mi piace ricordare alcuni nomi: Vito Santarsiero, sindaco di Potenza e Vice-presidente nazionale ANCI, Ruggiero Mennea, consigliere regionale Puglia, Nicola Maffei, sindaco di Barletta, Tommaso Pellegrino, sindaco di Sassano (SA), Michele Monno, capogruppo PD alla Provincia di Bari, Gianluca Vurchio, assessore del Comune di Cellamare, Antonella Cusmai, consigliere comunale di Margherita di Savoia, Michelangelo Superbo, consigliere provinciale BAT, Vito Ottombrini, presidente del consiglio comunale di Ruvo di Puglia.

     Tutti abbiamo avuto il piacere di ascoltare con la massima attenzione l’intervento illustrativo dello stesso autore e la brillante presentazione del romanzo fatta dal Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, che da tanti anni, dà lustro alla nostra cara Terlizzi per l’impegno profuso a livello politico, amministrativo e culturale.

     Incomprensibile ai più, tuttavia, è apparsa l’assenza del sindaco di Terlizzi Vincenzo di Tria e/o di qualche rappresentante della Civica amministrazione. Eppure, come è stato detto da Nichi, il romanzo è un atto d’amore di Gero Grassi verso la propria città natia, costruito in un contesto che è sì la denuncia delle incomprensioni politiche e amministrative che hanno caratterizzato i 50 anni di storia nazionale e locale, ma anche l’evidenziazione del vissuto quotidiano di personaggi, che si distinguono innanzitutto per essere “persone” dotate di sentimenti, capacità di sacrificio, talento, passione, come dimostra la protagonista Gianna, attraverso la quale si comprende il messaggio: la storia la fanno le piccole persone e non solo gli uomini.

     Le presentazioni di un libro sono sempre qualcosa di speciale. Negli incontri si ha modo di sentire punti di vista nuovi e, soprattutto, si ha la possibilità di conoscere dalla viva voce dell’autore circostanze ed aspetti che di necessità non sono esplicitati nell’opera.

     Come obiettivamente è stato scritto nell’articolo pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno del 22 dicembre 2010 dal bravo giornalista Michele Cozzi, “L’ultima “favola” di Grassi – come la definisce  Maria Pia Garavaglia nella prefazione – completa il ciclo composto da “Il ministro e la brigatista” e la “Principessa e il figlio del professore”, gli altri due romanzi in cui l’autore raffigura passaggi nodali della storia italiana”.

     Denominatore comune è l’unione della “macrostoria”, quella degli ultimi 50 anni della Repubblica, con la “microstoria”, cioè il vissuto quotidiano di personaggi, spesso inventati, ma che rappresentano lo specchio di alterne vicende di un Paese, che in un tumultuoso susseguirsi di avvenimenti e trasformazioni culturali ed economiche ha mutato volto: dalla “guerra civile” del dopoguerra, al terrorismo, dalla morte di Moro alla fine della Prima Repubblica. Il libro, infatti, scorre lungo gli anni che vanno dal 1949 al 1996. La storia di Gianna, un’orfanella che dal Polesine sbarca a Terlizzi per trovare la sua affermazione si interseca con la piccola storia di una città meridionale che, come l’Italia, coniuga aspetti positivi e negativi.

     Nel mito greco Mnemosyne, la memoria, è la madre delle Muse, ossia di tutte le arti, di ciò che dà forma e senso alla vita, proteggendola dal nulla e dall’oblio. La memoria alla quale i romanzi di Gero Grassi ci richiamano costantemente è dunque il fondamento di ogni identità, individuale e collettiva, che si basa sulla libera conoscenza di se stessi, anche delle proprie contraddizioni e carenze, e non sulla rimozione, che crea paura e aggressività. Custode e testimone, il ricordo è pure garanzia di libertà.

     E’ questo l’insegnamento che i lettori traggono dalle fatiche letterarie di questo instancabile autore, la cui scrittura chiara e comprensibile, è sempre rivolta a coniugare lo stile personale con il rigore dei dati e delle fonti.

     Il messaggio, se è vero che un romanzo che si rispetti ne abbia uno, è allora inequivocabile: l’impegno professionale e civile apre sempre alla vita degli altri. “Gianna – scrive la Garavaglia nella prefazione – scegliendo di diventare medico-ginecologo all’Ospedale “Michele Sarcone” ha realizzato una splendida sintesi di promozione umana di una donna, visto che nella comunità di Terlizzi “dottore” può essere solo un uomo. “Peraltro – aggiunge – il riconoscimento del prestigio professionale è stato la base per il riconoscimento pubblico che l’ha investita della responsabilità di Sindaco di Terlizzi a furor di popolo”.

     Messaggio altamente simbolico, ma anche molto concreto. “Gianna Ciarchi – scrive l’autore nella presentazione – l’orfanella protagonista, che, aiutata dalla sua intelligenza, dalla voglia d’imparare, da tante persone che le vogliono bene e dalla Provvidenza, vive un’esperienza bellissima a Terlizzi, suo paese  adottivo, nel quale incontra tre grandi persone dal cuore nobile, che a diverso titolo compenseranno con l’amore il tantissimo male che alcuni individui e il destino le hanno procurato” è anche “la rappresentazione plastica – aggiunge la Garavaglia – di due argomenti che hanno plasmato la vita dell’autore. La passione politica e l’amore per la sanità pubblica”.

     In conclusione, anche a partire da questo romanzo, è possibile realizzare fattivi incontri di civiltà che, poi, in realtà, sono tanti incontri tra persone, tra “umanità varie”, reali e anche inventate, che racchiudono in loro pregi e difetti del genere umano. “In ogni caso – dichiara l’autore – gente umile, con i pregi e i difetti delle persone normali, che ha attraversato una parte importante della mia vita e che ricordo benissimo”. “E’ una favola quella raccontata da Gero Grassi? – si domanda ancora una volta la senatrice Maria Pia Garavaglia. Risposta.”Ognuno racconta la vita come la sente: romanzo, tragedia, o commedia”.

     E’quanto, in effetti, va facendo Gero Grassi sin dal 1984, alternando ai romanzi saggi, biografie, rassegne stampa, articoli, relazioni.

     “Ricordate che questo è stato”: è il  comando di Primo Levi nel suo libro “Se questo è un uomo” ed esso è e deve essere sempre vivo, sempre attuale. Perché la memoria è un bene fragile, e facile a disperdersi sotto il peso potente e grave del quotidiano che ci distrae, ci disorienta, ci porta altrove.

     Ma il libro si chiude anche con un messaggio di fiducia: speriamo che davvero si possa aprire nel nostro Paese una stagione nuova – riflettere su se stesso e ripercorrere la sua storia, se vogliamo guardare ad un futuro migliore e credibile da consegnare ai nostri giovani.