IL CONFRONTO DELLE IDEE – Nicola De Crescenzio

IL CONFRONTO DELLE IDEE – Nicola De Crescenzio

docente universitario di diritto
 
di Gero Grassi e Maria Teresa De Scisciolo
 
Terlizzi 17 maggio 1832 – Napoli 24 gennaio 1895
Nicola, Pasquale, Michele De Crescenzio nasce da Vincenzo e Caterina De Napoli. Studia nel seminario vescovile di Molfetta, dove la sua presenza è registrata dal novembre 1843.
Nel 1850 si trasferisce a Napoli per studiare diritto. Il 6 maggio 1856 parte per la Germania, allo scopo di perfezionare la propria formazione. Frequenta l’università di Lipsia per apprendere il tedesco e poi quella di Heidelberg, dove è discepolo di K. A. von Vangerow e di K. J. Mittermaier, già maestro di molti tra i maggiori studiosi napoletani, quali: Nicolini, Scialoja, Pisanelli, Mancini.
Rientra a Napoli nei primi mesi del 1860. Partecipa al movimento per la caduta del regime borbonico, conoscendo per un breve periodo il carcere, dal quale è liberato poco dopo lo sbarco di Garibaldi a Marsala. Nel 1861 apre una scuola privata di Diritto Romano. Avrebbe voluto dedicarsi, anche per suggerimento di Mittermaier, al Diritto Penale, ma cambia idea, impressionato dalla decadenza degli studi romanistici.
A causa dello specifico orientamento disciplinare dato alla sua scuola e della novità del metodo, De Crescenzio non ha, all’inizio, grande afflusso di studenti. Con i proventi assicuratigli dai pochi alunni che riunisce in una stanza piccola e buia del vicoletto Mezzocannone, sposa, nell’ottobre del 1862, Carolina De Lucia, terlizzese, a cui è legato sin dagli anni giovanili e da cui avrà diversi figli.
Intanto la fama cresce, di lui parlano come di un professore austero, scrupoloso, semplice nel costume ed aperto. Gli alunni cominciano ad aumentare, diventano più di duecento. Dopo le lezioni, le discussioni continuano per strada, mentre lo si riaccompagna a casa. Nei giorni di vacanza professore e alunni si ritrovano al caffè De Angelis, per parlare. Con i più intimi, invece, si incontra a casa sua.
La crescente reputazione gli fa ottenere nel 1867 la docenza di Diritto Romano nell’università di Napoli. Nel 1868 liberatasi la cattedra nell’università di Bologna, Nicola De Crescenzio chiede di esserne nominato titolare. La sua domanda, pur appoggiata da Antonio Scialoja presso il ministro dell’Istruzione Broglio, non ha esito.
Qualche anno dopo, rimaste vacanti, per il riordinamento dell’università di Roma, le cattedre di Pisa e di Padova, De Crescenzio si rivolge direttamente a Scialoja, divenuto Ministro della Pubblica Istruzione. Nel settembre del 1873 è professore straordinario di Diritto Romano nell’università di Roma.
All’ultimo periodo del suo insegnamento privato, appartengono, oltre ad iniziative culturali, anche alcune esperienze di pubblico amministratore. Già subdelegato della sezione Stella nel Comune di Napoli, è anche consigliere provinciale. Nel 1870 è nominato governatore della Real Santa Casa dell’Annunziata di Napoli, in un consiglio di amministrazione composto da C. Cammarota e da F. de Siervo.
Quella gestione produce importanti riforme, tra le quali l’abolizione del vecchio sistema della ‘ruota’ e la connessa adozione di un nuovo statuto dell’ente. Ad entrambe De Crescenzio lavora con dedizione, visitando, nel 1872, i principali brefotrofi d’Italia e pubblicando, come relazione di questo viaggio, uno studio su ‘I brefotrofi e l’esposizione dei bambin’ (Napoli 1873), poi esibita, in quanto opera economico-giuridica, tra i titoli per lo straordinariato.
Redige il progetto del nuovo statuto (approvato con r.d. 27 giugno 1875, ma pronto due anni prima), in cui si estende la categoria degli ammissibili ai figli legittimi, di genitori successivamente morti, incarcerati o ammalati e prevede l’obbligo della consegna, all’atto della presentazione del bambino, dell’estratto del registro dello stato civile.
Nel 1874 De Crescenzio presenta una domanda per la nomina a professore ordinario, aggiungendo agli altri titoli scientifici, la prima parte di uno studio sulla liberatio che rimane incompleto. Ottenuta, invece di questa nomina, la conferma dello straordinariato e dell’incarico per il biennio 1874-75, è costretto a rinunciarvi, dichiarandosi disposto a continuare gratuitamente l’insegnamento, per poter accettare la candidatura alle elezioni politiche nel collegio di Bitonto. Dopo l’esito sfavorevole della consultazione, è riconfermato nello stesso novembre 1874, nella precedente posizione e così l’anno successivo.
La nomina a professore ordinario di Diritto Romano nell’università di Roma – così strenuamente desiderata – arriva con il regio decreto 12 marzo 1876. E’ decisivo l’intervento del ministro Bonghi. Consolidata, con l’ordinariato, la propria posizione accademica, il De Crescenzio continua a dedicarsi con passione agli studenti romani.
Nel frattempo, conclusa l’esperienza nel governo della Reale Santa Casa dell’Annunziata, viene coinvolto nella direzione del nuovo giornale ‘Il Foro italiano’. Da quelle colonne, in note asciutte e rigorose, anche se cariche di dottrina, il De Crescenzio ripropone i contenuti fondamentali del suo insegnamento: la necessità di ragionare per principi chiari.
Nel novembre del 1882 De Crescenzio è chiamato, su sua domanda, per ragioni di salute, alla cattedra di Diritto Romano della facoltà napoletana.
Commemorando, qualche mese dopo, lo studioso e maestro Polignano, al quale è legato da antica amicizia, De Crescenzio traccia un profilo appassionato, che può essere considerato il più ampio compendio dei suoi convincimenti sul significato e la funzione della romanistica e, in generale, della conoscenza giuridica.
Alla sua funzione di maestro devono ricondursi sia la frequente partecipazione a commissioni di concorso per cattedre universitarie, sia anche, dal maggio 1888, la sua attività di membro del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione, di nomina elettiva in rappresentanza delle facoltà di giurisprudenza.
E’ socio dell’Accademia Pontaniana e dell’Accademia di scienze morali e politiche della Società reale di Napoli. E’ animatore e poi presidente onorario del Circolo giuridico di Napoli, costituito sul modello di quello palermitano per radunare, come in una libera palestra, giuristi pratici e teorici.
Molti i lavori da lui pubblicati in materia di Diritto. Continua a tenere lezioni fino a quando la salute glielo consente. Muore a Napoli il 25 gennaio 1895.
Terlizzi lo ricorda con un busto in bronzo realizzato dallo scultore molfettese De Candia, inaugurato con solenni festeggiamenti nel 1913 e posto al centro della villetta di corso Garibaldi, meglio ‘mmezze a la velcedd’. Durante l’ultimo conflitto il busto viene offerto alla patria per la costruzione di cannoni.
Di lui, a ricordo, resta solo il basamento del monumento collocato, tempo dopo, in un’aiuola di viale Roma ed in seguito la intitolazione di una strada.

pubblicato sul numero di agosto