IL CONFRONTO DELLE IDEE – Gioacchino Capodanno: nano e gobbetto

IL CONFRONTO DELLE IDEE – Gioacchino Capodanno: nano e gobbetto

Gioacchino Capodanno: nano e gobbetto
 
di Gero Grassi
 
Terlizzi 28 febbraio 1904 – Terlizzi 17 ottobre 1964
 
Quando Gioacchino Capodanno muore, ho appena sei anni e mezzo e frequento la seconda elementare, essendo andato a scuola un anno prima. Pretendo che mio padre mi porti con lui al funerale. Mi incuriosiva vedere la bara di quell’uomo, bassissimo e gobbo che ho conosciuto frequentando il Comune di Terlzzi.
Gioacchino è un dipendente comunale. Lavora all’Ufficio anagrafe, nonostante sia inabile. Per lui il lavoro è un mezzo di rivalsa, infatti è andato a scuola nonostante le condizioni economiche non floride della famiglia.
Ha un aspetto particolare per via della sua statura. Quando entro nel suo ufficio lo vedo seduto su una sedia, alla cui base c’è una pedana che consente a Gioacchino di poter salire. E’ sempre in camicia con due elastici che gli tengono su le maniche. Alla testa porta una visiera che indirizza la luce sui fogli sui quali scrive natalità, mortalità, matrimoni dei concittadini.
Ancora oggi sono consultati e visibili i tantissimi atti anagrafici sottoscritti da Gioacchino con una scrittura bellissima e rotondeggiante.
Conosce tutti a memoria, anche perché è sempre vissuto tra la gente.
Il suo essere basso e gobbo non è stato un handicap sociale. La sua cordialità e la sua simpatia gli ha consentito di superare questi handicap che il Signore gli ha riservato.
Durante il fascismo è stato un simpatizzante. In occasione delle sfilate dei fascisti, lui è sempre in prima fila, accanto al segretario e ai vertici locali del fascio che lo considerano una mascotte portafortuna.
Dopo il lavoro al Comune, la sera, Gioacchino si trattiene dinanzi al negozio di generi alimentari di Carlo D’Aprile, del quale è amico, ubicato allora all’inizio di corso Vittorio Emanuele. Gioacchino passeggia sempre con Carlo D’Aprile.
A me, bambino, i due appaiono strani perché Carlo è altissimo, circa un metro e novanta, Gioacchino non supera il metro.
Non capivo, allora, che l’amicizia tra due persone prescinde dall’altezza.
Carlo e Gioacchino erano amicissimi.