IL CONFRONTO DELLE IDEE – Gianna: Lotta di una donna, l’ultimo romanzo di Gero Grassi

IL CONFRONTO DELLE IDEE – Gianna: Lotta di una donna, l’ultimo romanzo di Gero Grassi

 

 

 
 
Mercoledì 22 dicembre a Terlizzi, presso la Sala Eventi sita in via Aminale, Gero Grassi ha presentato il suo ultimo libro: “GIANNA: Lotta di una donna. Dal Polesine al Mezzogiorno d’Italia”.
Il Romanzo esordisce con vicende legate alla rinascita del primissimo dopoguerra, poi narra storie successe negli anni, impropriamente detti, della Seconda Repubblica.
Un mix di fantasia e realtà. Un modo insolito di raccontare la propria città e la sua storia, inserite nel contesto più grande dell’Italia e del Mondo.
Per saperne abbiamo rivolto qualche domanda a Gero Grassi romanziere.
Il 22 dicembre hai presentato il tuo ultimo libro. Quanti ne hai scritti fino ad oggi?
Tantissimi, ma non ho ancora finito. Mi diverto … anche se costa, in tutti i sensi. Poi presento i miei libri in tutta Italia e conosco migliaia di persone con enorme soddisfazione.
Gianna: Lotta di una Donna. Dal Polesine al Mezzogiorno d’Italia. Come nasce questo romanzo?
Nasce dalla volontà di unire l’Italia, seppur in un romanzo.
Perché scrivere una storia che metta insieme Polesine e Mezzogiorno d’Italia? Realtà così distanti tra loro.
Sono realtà apparentemente fragili che hanno però una grande forza e un grande futuro nella capacità di lavoro e di sacrificio dei cittadini.
Chi è Gianna?
Un personaggio inventato che contiene caratteristiche di persone da me conosciute.
Nei tuoi romanzi la protagonista è sempre una donna. E’ più facile veicolare messaggi con personaggi femminili o lo fai perché vuoi contribuire alla battaglia delle donne per l’affermazione dei propri diritti?
Credo che le donne debbano offrire un grande contributo alla vita sociale. Possono farlo e quando lo fanno offrono risultati ottimi. Con le donne si lavora meglio. Sia nel sociale che in politica. Sono leali, affidabili e serie. Poi non perdono tempo in chiacchiere.
Quale periodo storico fa da scenografia al racconto?
Gli anni che vanno dal 1949 al 1996. Pochi anni rispetto all’eternità, ma anni determinanti che trasformano l’Italia sconfitta in guerra nell’Italia civile, industrializzata di oggi. Anni che determinano il capolavoro della Costituzione.
I tuoi libri parlano sempre dell’Italia ma anche della tua città natia, Terlizzi. Perché questo indissolubile connubio?
Io ho Terlizzi nel cuore e ne parlo ovunque … anche se alcuni terlizzesi, in molte occasioni, fanno di tutto per farsi male da soli. Posso dire che oggi Terlizzi è conosciuta anche grazie ai miei libri.
Alcuni terlizzesi amano scorrere le pagine dei tuoi romanzi per scoprire personaggi che celano, a loro dire, persone realmente esistite. Lo sapevi?
Mi fa piacere … beati loro che scoprono. Molti personaggi io li indico chiaramente.
Alessandro Manzoni si è servito di un famoso romanzo per narrare, con più facilità, una pagina di storia importante. E’ la stessa molla che ha spinto te a passare dalla storia documentata alla formula romanzo?
Il romanzo è un genere letterario più facilmente abbordabile anche dal lettore distratto dalla overdose della televisione. E poi consente a me divagazioni di ogni tipo.
Gianna è un’orfanella che, grazie allo studio si laurea in medicina diventa medico ginecologo all’Ospedale Sarcone di Terlizzi. Perché hai deciso di darle questa veste professionale? Per sottolineare, forse, il forte legame che c’è sempre stato tra la città di Terlizzi ed il reparto di ostetricia e ginecologia?
A Terlizzi esiste da sempre un forte legame tra identità popolare e ospedale. Io aggiungerei tra popolo e sanità.
Permettimi una divagazione. Che futuro pensi avrà l’Ospedale di Terlizzi? I tuoi nipoti potranno recare sui documenti di riconoscimento la scritta: “nato a Terlizzi”?
Nel mondo di oggi questo è un problema che non interessa più a nessuno. O quasi. Semmai il problema è quale sanità dare ai nostri figli, prima che ai nipoti. Vogliamo parlarne oppure rivendichiamo diritti e basta? Il riformismo passa anche attraverso la cessione di alcuni nostri diritti in cambio dei diritti di quelli che vengono dopo di noi.
Gianna nasce poverissima, ma grazie alla sua tenacia, alla sua intraprendenza ed ad un pizzico di fortuna, che serve sempre nella vita, diventa Sindaco. C’è qualcosa di autobiografico in tutto ciò?
Un romanzo è sempre anche autobiografico.
Gianna ha ricordi tristi legati alla sua condizione di orfana che vive in Istituto. Quanto è stato importante per Terlizzi l’Istituto Suore Ancelle del Santuario? E come è cambiata la condizione degli orfani nel tempo?
L’Istituto ha svolto funzione di welfare primitivo nella Terlizzi contadina di quegli anni, spesso supplendo alla carenza dello Stato. E lo ha fatto in condizioni difficili e senza soldi.
Altra brevissima divagazione. Ritieni che la legge italiana sulle adozioni sia adeguata o serve lavorarci per snellire le procedure e facilitare l’inserimento degli orfani nelle famiglie che ne fanno richiesta?
La legge in questione, come lo Stato italiano, sono vecchi, pesanti, contorti. Le procedure e lo Stato vanno ammodernati. L’Italia va ringiovanita. In tutti i sensi. Dalla politica alla impresa, passando per le professioni. Quest’opera, però, non può essere delegata ad altri.
Che vita si conduceva a Terlizzi negli anni ’50. E quel divario esisteva tra le famiglie benestanti e quelle povere?
Un divario abissale. In una società più umana, però. Quella Terlizzi agricola si occupava più e meglio delle persone.
La scuola ha rappresentato per Gianna l’opportunità di combattere la sua battaglia culturale per un riscatto sociale. Oggi è ancora possibile?
La scuola è insostituibile, non solo per la funzione istruttiva, pedagogica, sociale. La scuola è una piccola comunità. Senza scuola non esiste società
Il libro interseca la “micro storia” di Gianna con la “macro storia” che si consuma nel Mondo. Perchè questa esigenza?
Perchè noi viviamo nel villaggio globale e dobbiamo abituarci a pensare che il nostro borgo non è l’epicentro del mondo. Poi al nostro borgo è giusto restare legati.
La vita di Gianna è un turbine di avvenimenti che destano stupore e meraviglia nel lettore. Tutto prosegue con successo. Poi, come spesso accade nella vita, si tocca con mano la sofferenza. Gianna è travolta da vicende giudiziarie e si ammala gravemente. Qual è, la metafora di questa parte del racconto.
La metafora? No. E’ la vita. Male e bene, guerra e pace, ricchezza e povertà. Giustizia ed ingiustizia. Gioia e dolore. Importante è avere umiltà, speranza ed equilibrio. Archiloco, migliaia di anni fa, diceva di non  abbattersi nelle difficoltà e non esaltarsi nei successi.
Nella quarta di copertina del libro, a firma di Gianna scrivi: “la politica deve servire a risolvere i problemi degli altri, soprattutto di quelli in difficoltà”. Ritieni che ciò oggi si verifichi?
Non sempre … ma quando succede, e succede spesso, non fa notizia in questa società distratta.
Per concludere, la rivoluzione culturale degli anni ’50 ha permesso a Gianna di diventare medico e sindaco. Quali prospettive hanno oggi dinanzi i giovani, provenienti da famiglie non agiate, alla luce della riforma universitaria Gelmini? 
Nonostante tutto … e nonostante un Governo che vuole penalizzare le fasce sociali deboli, tante. Dipende da loro. Sacrificio e volontà sono determinanti.
Il prossimo romanzo?
Ci sto pensando … e sto studiando. Ne parliamo un’altra volta. Se vuoi e se interessa a qualcuno.