IL CONFRONTO DELLE IDEE – Gero Grassi e Renato Brucoli rispolverano le fatiche dell’antifascismo

IL CONFRONTO DELLE IDEE – Gero Grassi e Renato Brucoli rispolverano le fatiche dell’antifascismo

Gero Grassi e Renato Brucoli rispolverano le fatiche dell’antifascismo

due interviste e due chiavi di lettura della stessa vicenda
 
a cura di Maria Teresa De Scisciolo
 
Gero Grassi e Renato Brucoli scrivono un’opera a quattro mani.
Come nasce l’idea?
G – Renato mi ha invitato a curare questo lavoro con lui ed ho accettato volentieri.
B – Nasce in una fredda domenica d’inverno. Riscaldata dal recupero di un’amicizia che pensavamo smarrita. Come far festa? Illustrando un tassello importante di storia locale! Per onorare il coraggio di chi ha pagato a caro prezzo l’ansia di libertà e di giustizia sociale di cui la nostra terra ha ancora tanto bisogno.
Secondo voi la gente si aspettava di vedere le vostre firme congiunte su un testo?
G – Assolutamente no. Credo che nella stagnazione della nostra città, qualsiasi innovazione o movimento crei disturbo. E’ questo il caso.
B – Per nulla. Specie i pochi interpreti della vita politica locale. Ai terlizzesi piace la divisione (il divide et impera), non la collaborazione. La distanza, non l’abbraccio. L’identità, non la contaminazione. Con questo libro dimostriamo di essere in controtendenza.
Da quanti anni vi conoscete?
G – Conosco Renato dalla metà degli anni sessanta quando giocavamo dinanzi al Circolo Unione.
B – Da una vita. Da prima che le BR giustiziassero Moro. Da una vita. Da prima che la DC si dissolvesse per implosione.
E’ il primo libro che scrivete insieme?
G – Si, mi auguro che in futuro si possa nuovamente collaborare.
B – Direi di sì, e credo non sarà l’ultimo.
Dove avete reperito il materiale?
G – Negli Archivi dello Stato di Bari e di Roma.
B – Una parte significativa in Archivio di Stato a Bari: la parte documentale. L’altra, ancora più vera e coinvolgente, l’abbiamo recuperata scandagliando il cuore e la memoria affettiva di chi ha vissuto legami familiari con i personaggi da mettere in luce. A me piace fare ricerca storica così, se possibile.
‘Da Terlizzi a Ventotene, isola di confino’ non è certo un romanzo.
Qual è la sua valenza oggi.
G – Ricordare per non ripetere gli errori del passato. Scrivere pagine di storia locale vere e rivalutare personaggi poco conosciuti.
B – È vita vissuta. È la sintesi di un impegno tenace per sconfiggere il fascismo e recuperare condizioni di vita rispettose della dignità umana. Una sfida che ha procurato, anche a Terlizzi, poche gioie e molte lacrime. L’insegnamento è evidente: i valori civili si conseguono con il sacrificio e l’impegno.
L’antifascismo è costato dolore e sacrificio a molti terlizzesi.
Cosa mette in evidenza il vostro lavoro?
G – Il lavoro evidenzia la passione, il lavoro di coloro i quali al fascismo hanno detto no e per questo hanno pagato duramente. Mette in evidenza anche la capacità dell’uomo libero di rimanere libero, anche quando i regimi si fanno violenti.
B – Il fascismo ha usato pesanti misure restrittive della libertà nei confronti di 99 terlizzesi, 19 dei quali hanno anche sperimentato il confino: lo sdradicamento dalla propria terra e dalla propria famiglia, in quanto comunisti. Con l’aggravante che i provvedimenti confinari venivano adottati dal potere esecutivo e non dalla magistratura. Una barbarie nella barbarie!
Sarebbe come dire oggi a qualcuno: tu non mi piaci per le idee che manifesti, e per questo ti tolgo arbitrariamente il diritto di cittadinanza, ti nego di fatto il lavoro e ti sdradico dalla tua famiglia: al bando dalla comunità! Ecco, siamo entrati in questa storia: appartiene non solo a un passato da non dimenticare ma anche a un presente da non promuovere.
Fascismo e comunismo come sono cambiati nel tempo?
G – Non so se sono cambiati. E’ cambiata la società. Restano, nella sostanza e nella applicazione due sistemi dittatoriali che hanno caratterizzato il secolo scorso con milioni di morti. penso a Hitler, Mussolini, Stalin, Franco. Pinochet ed altri. Tutto questo, però, non va confuso con quanti , sinceramente,  hanno creduto alla nobiltà delle idee, purtroppo rivelatesi perdenti. Ovviamente il riferimento non è ai potenti ma agli uomini come i nostri protagonisti.
B – Le parole non sono più di moda, ma i comportamenti di certa classe dirigente le richiamano. E non mancano i camuffamenti, soprattutto in ambito locale, nel senso che gli estremi tendono spesso a confondersi, a sovrapporsi.
Terlizzi ha avuto un ruolo marginale nell’antifascismo o possiamo affermare il contrario?
G – Terlizzi non ha avuto affatto un ruolo marginabile nell’antifascismo. Michele dello Russo è stata una figura chiave dell’antifascismo pugliese. Poi la quantità di confinati a Ventotene e di schedati dimostra come nella nostra città fossero vive le idee di libertà e democrazia. La cosa che mi sorprende è la inesistenza di documentazione sull’antifascismo cattolico che, però, va detto ebbe forme e dimostrazioni diverse da quello comunista. A tal proposito bisognerebbe studiare figure come il notaio Lorenzo de Sario ed il giudice Francesco Ruggieri, popolari sturziani o analizzare il pensiero e l’opera di padre Enrico Buonpensiere che, pur vivendo a Roma, mantenne rapporti con don Luigi Sturzo e il giovane mons. Giovanbattista Montini.
B – Terlizzi ha avuto un ruolo centrale nell’antifascismo in provincia di Bari, allo stesso modo della Puglia fra le regioni meridionali. E centrali sono stati i testimoni di quella tensione: alludo a figure come Michele Dello Russo, primo sindaco di Terlizzi dopo la Liberazione, e a Gaetano Vallarelli, a loro volta in contatto con giganti dell’antifascismo come Giuseppe Di Vittorio e a Gaetano Salvemini. Alludo a figure come Giovanni Gesmundo, simbolo dell’oltraggio inflitto a un’intera famiglia, fra le più civili che conosca.
Avete invitato Nichi Vendola a scrivere la presentazione del libro perché è un terlizzese, perché è il presidente della Regione Puglia, perché è un antifascista o perché è una persona di elevata cultura?
G – Credo per tutti questi motivi. Ne aggiungo un altro, usando un tono affettuoso, alla ‘ridendo castigat mores’.  Lo abbiamo invitato anche perchè, ogni tanto, è giusto e doveroso che anche lui faccia qualcosa di sinistra.
B – Per tutte le motivazioni indicate, nessuna esclusa. A cui, semmai, ne aggiungerei un’altra: è persona di spiccata umanità e di rara spiritualità. È l’erede della stagione storica richiamata, ed è fra i pochi in grado di leggere e interpretare con intelligenza politica e maturità umana ciò che accade ancora oggi, quasi per riflesso di quell’epoca, nei sotterranei della storia.
Gero Grassi e Renato Brucoli se avessero la possibilità di scrivere una guida su Terlizzi, quali argomenti metterebbero in indice?
G – Vado per sintesi: a) recupero della identità terlizzese; b) costruzione di una coscienza cittadina; c) educazione alla politica, d) responsabilità nella gestione della res pubblica; e) confronto civile tra opinioni diverse; f) valorizzazione dei giovani talenti terlizzesi; g) ammodernamento del pensare terlizzese che spesso risulta piegato su se stesso.
B – Piuttosto che degli argomenti, metterei in indice dei luoghi. Dove abita la speranza? Dove si manifesta il volontariato? Dove vivono le passioni forti? Dove s’incrociano le fedi? Dove si rafforzano le relazioni umane? Dove cresce la partecipazione? Dove si promuovono le inclusioni interculturali? Di quali beni comuni va evitato l’esproprio istituzionale? Darei risposta a questi interrogativi. Farei una guida orientata al futuro.
Come giudica Terlizzi ed i terlizzesi Gero Grassi?
Terlizzi è un paese che amo. I terlizzesi, popolo geniale e lavoratore, spesso si fanno male da soli. Avantieri distruggendo la bella cattedrale, ieri incendiando il carro trionfale, oggi pensando che ogni cosa è possibile solo piegandosi al potente di turno.
Come giudica Terlizzi e i terlizzesi Renato Brucoli?
Odio e amore: sono i sentimenti che mi appartengono nell’approccio alla città e a chi la abita.
Odio la mediocrità. Amo le risorse da valorizzare (ce ne sono tante!). Odio la mentalità utilitaristica e clientelare. Amo il senso di umanità. Odio la pancia e i piedi per terra. Studio il passato, amo il presente e l’orientamento al futuro.
Tornerete a scrivere insieme?
G – Se ci saranno le possibilità certamente. 
B – Lo desidero. E sarei felicissimo se riuscissimo a coinvolgere in maniera ancora più sostanziosa Nichi Vendola. Ma forse a lui, ben presto, toccherà di scrivere pagine ancora più importanti di storia contemporanea. Glielo auguro!
Se doveste dare un titolo all’opera da cominciare a scrivere domani….
G – Insieme per Terlizzi.
B – ‘A caro prezzo’. Per onorare il debito di riconoscenza nei confronti dei pugliesi che hanno perso la vita alle Fosse Ardeatine. Sono in tredici, fra i cui il nostro don Pietro e il prof. Gesmundo. Ci hanno donato preziosi esiti di libertà da coltivare e far sbocciare, come fossero fiori, per sentirne tutto il profumo.