IL CONFRONTO DELLE IDEE – Ciccio Santeramo: persona buona, dolce e mite

IL CONFRONTO DELLE IDEE – Ciccio Santeramo: persona buona, dolce e mite

 
Ciccio Santeramo: persona buona, dolce e mite
 
di Gero Grassi
 
Carissimo Ciccio, ti chiamo come ho sempre fatto.
Ci siamo conosciuti in occasione del Levantflor del 1968. Avevo appena dieci anni, tu diciassette. Non ti ho mai chiesto il motivo, ma avevi grande affetto e simpatia nei miei confronti. Mi invitasti prima a frequentare la Gifra, associazione della Gioventù francescana, allora ubicata presso il Convento Cappuccini. Erano gli anni settanta ed iniziai a frequentare il Liceo Classico. La Gifra era una fucina di giovani che giocavano, facevano teatro, condividevano un percorso di gioventù operosa. Tu eri un maestro.
Nel 1975, si votò per la rielezione del Consiglio regionale della Puglia. Mi invitasti a partecipare al Movimento Giovanile della DC, gruppo di ragazzi politicamente impegnati. Ero il più giovane e tu mi accompagnasti in un percorso difficile, ma esaltante. In quel Movimento Giovanile c’erano alcuni dei protagonisti della politica locale: Nino Giangaspero, Renato Brucoli, Cosimo Urbano, Michele Marella, Nicola De Leo, Nunzio Vitagliano, Dino Gemmato, Vito Piacenza e tanti altri ancora.
Erano anni di dibattiti appassionati e di politica militante nella quale tu ed io eravamo contro il potere che gestiva la DC e per questo guardati a vista, in qualche occasione anche discriminati…come quando qualcuno ti invitò a non assumere posizioni oltranziste, perché altrimenti avrebbero danneggiato tuo fratello che era dipendente comunale. Assorbisti il colpo, ma continuasti ad essere te stesso.
Inventasti il giornale dei giovani democristiani ‘Le dieci P’. Un titolo impossibile, difficile da spiegare. Nessuno capiva cosa volesse dire e tu ci dicesti che le ‘Dieci P’ erano abbreviazione per ‘Prima pensa poi parla, perché parola poco pensata, porta pentimento’. Il giornale fu ben accetto nell’ambiente giovanile, fortemente osteggiato dal potere democristiano perché rappresentava e auspicava una DC diversa, alternativa, giovane, aperta e con programmazione. Il partito ci taglio’ i fondi, ma tu non demordesti e grazie ad un tuo zio commerciante, facemmo il giro di commercianti suoi amici e chiedemmo l’oblazione volontaria. Così continuammo a stampare e a fare proposte per aggregare i giovani. Tu eri Direttore della testata. La redazione era composta da Ciccio De Chirico, Nicola De Leo, Angelo De Sario, Michele Marella, Luigi Rotondo ed io stesso.
Eri fidanzato con Emilia, la tua dolce Emilia che la sera andavi a prendere per passeggiare sul lato destro di viale Roma, allora destinato ai fidanzati. Oppure, quando faceva freddo, stazionavamo nella tua Fiat 500 bianca, nei pressi della chiesa dell’Annunziata e progettavamo un futuro migliore. Tu ed Emilia, io e Rosa.
Caro Ciccio, poi nel 1977 ti inventasti ‘Voce Terlizzi’, una autentica follia, ma una esperienza bellissima. Grazie all’imprenditore locale Francesco Vino, detto ‘Srrod,  piazzammo sui pali della pubblica illuminazione che vanno dalla chiesa di Santa Maria sino alla Scuola elementare ‘don Pappagallo’, altoparlanti collegati via cavo alla sede centrale di via Carellario da dove trasmettevamo. 
Tu, come al solito, guidavi un gruppo formato da Angelo De Sario, Franco Mangiatordi, Gioacchino Altavilla, Ciccio De Chirico, poi morto prematuramente nel 1981, a soli 30 anni, io stesso. Non mancarono le difficoltà e i soldi erano sempre pochi. Le trasmissioni si tenevano la sera, mentre i terlizzesi passeggiavano e qualche politico locale si disse infastidito. Andammo avanti fino a quando un giorno dovemmo chiudere, anche perché decidesti di emigrare in cerca di lavoro, essendo ormai laureato da anni.
Mi comunicasti che con Emilia andavi a Castelfranco Veneto ad insegnare. Mi sentii solo, capii che il destino dei meridionali è sempre quello di emigrare o di fare i briganti. Mantenni sempre con te una fitta corrispondenza. Con le lettere mi raccontavi le difficoltà di ambientamento in una terra bella, ma difficile. Poi l’annuncio del matrimmonio e la nascita di Marina, della quale minuziosamente e con grande amore mi dicevi tutto. Marina minuto per minuto…l’ho vista crescere tramite le tue lettere che arrivavano puntuali a scadenza fissa. Era un modo per te di mantenere il legame con Terlizzi. Io contraccambiavo raccontandoti la vita in un luogo amato, ma spesso ostico.
Poi la famiglia si arricchì con Alessandra e Cristina…le tue donne cui eri legatissimo.
Suggellai la mia grande amicizia con te chiedendo, in occasione del battesimo di mio figlio Giuseppe, nel lontano 1985, di esserne il padrino. Ovviamente fui contentissimo della tua presenza.
Dopo anni, il ritorno a Terlizzi e la scelta della pace soveretana con l’insegnamento umano e altamente professionale all’Istituto magistrale dove, in una occasione, mi invitasti a parlare di un tema insolito per la nostra società ‘Il valore dell’amicizia’. In quella occasione parlai di te ai tuoi ragazzi, facendoti commuovere ed arrossire.
Hai sempre seguito il mio impegno politico incoraggiandomi. Lo facevi quasi sottovoce, in una società dove le urla coprono il raffinato ragionamento e la voglia di confrontarsi. Fosti felicissimo quando approdai in Parlamento e non nascondesti la grande gioia.
Ultimamente i tuoi sms avevano sostituito le vecchie lettere ed arrivavano puntuali. Era il tuo modo silenzioso di comunicare. Mi raccontavi tante cose. Non dimenticherò la tua gioia per essere diventato nonno. Il penultimo sms a Pasqua per gli auguri, l’ultimo in maggio. Mi salutavi ed abbracciavi lasciando presagire la tua fine e mi invitavi a tirare avanti, non curandomi delle difficoltà e della gelosia che spesso mi circonda.
Domenica 26 giugno ci hai lasciati per sempre, attorniato dai tuoi cari ai quali mai hai fatto mancare una parola di sollievo.
Vai via in silenzio ed in punta di piedi, quasi chiedendo scusa per averci creato qualche problema.
Quando la dolcissima Emilia e Rino, tuo fratello, in chiesa mi hanno chiesto di ricordarti con un pensiero, ho accettato con immensa gioia, ma tanta sofferenza. Mai avrei immaginato di svolgere questo ruolo.
Credimi, nonostante la grande commozione, ti ho parlato certo che tu mi ascoltassi. Ti ho parlato, consapevole che tu stessi con noi. Perchè, in realtà, per chi ti ha conosciuto ed amato, è difficile immaginare che il tuo volto sorridente, mite e buono non ci sia più.
Credo che tu resterai sempre nel cuore di chi ti ha conosciuto.
Ciao Ciccio, un abbraccio sincero ed affettuoso. Ciao Ciccio…ci ritroveremo. Lassù…sperò.
E continueremo a parlare della nostra amata Terlizzi che vorremmo diversa e migliore.