IL CONFRONTO DELLE IDEE – La principessa e il figlio del professore

IL CONFRONTO DELLE IDEE – La principessa e il figlio del professore

Cultura
 
La principessa e il figlio del professore
 
di Giuseppe Gragnaniello
 
Dopo un lungo giro per tutta l’Italia, Gero Grassi ha presentato anche nella “sua” Terlizzi l’ultima fatica da scrittore, “La principessa ed il figlio del professore”. E proprio di una fatica si tratta, per l’impegno che ci profonde, in questa appassionata ricerca di memorie locali che incastona nel quadro storico del tempo. Questa volta per partecipare, come ha tenuto a sottolineare, quello in cui crede, una sanità diversa e migliore al servizio della persona e la possibilità pure per i “poveri cristi” di arrivare a traguardi lusinghieri, oltre al grande amore che nutre per la propria città.
Ma, com’è naturale, dalle pagine traspare anche tutto il resto del suo pensiero: dalla naturale condanna per il fascismo all’inevitabile elogio della democrazia, forse oltremodo idealizzata sebbene nella realtà ancora imperfetta. Perché purtroppo non è sempre vero che la nostra politica sia vissuta “per fare bene alle persone” e non si può certo affermare che in Italia davvero “Il potere, la Nazione, lo Stato sono del popolo”.
Molto spazio nel libro è dedicato alla famosa riforma sanitaria (Legge 833/78), pietra miliare per l’assistenza in Italia, avendo reso uguali tutti i cittadini dal punto di vista della salute secondo il dettato costituzionale, purtroppo mai attuata in pieno e troppo presto modificata da altri provvedimenti legislativi (le riforme bis e ter, i decreti legislativi 502/92 e 229/99) che ne hanno in parte snaturato l’intento universalistico iniziale. Ci sarebbe da chiedersi, infatti, se oggi sul serio “la medicina possa aiutare il popolo a crescere e a stare meglio”!
Personalmente, la lettura di questi “romanzi storici”, proprio secondo la definizione ottocentesca, mi aiuta a conoscere il posto che ho eletto a mia residenza, in cui non sono nato ma che sento mio, vivendoci ormai da così tanto tempo. Per molto, ovviamente, il mio è un lavoro di immaginazione, dato che i luoghi sono profondamente cambiati e non vi sono tante testimonianze illustrate del passato.
Ad un certo punto, però, il romanzo diventa favola: com’è da intendere altrimenti che due giovani, pur brillanti ma di modeste origini, riescono negli anni settanta prima a laurearsi in medicina, poi, ancor più difficile, a diventare primari, e infine lei è addirittura chiamata da un politico importante a fare il ministro… E se non è una favola questa! Manca qualsiasi cenno alla pesante occupazione politica della sanità che, oggi come allora, ne condiziona tutti i molteplici aspetti.
Certo, il finale l’avrei voluto meno tragico. Se non fossero passati così tanti anni, se fossero solo stati un attimo più giovani, li avrei fatti sposare. E poi lei, almeno una volta, com’è ormai consuetudine, avrebbe partorito. Nella gloriosa Divisione di Ostetricia e Ginecologia di Terlizzi, diretta dal Prof. Achille Ianniruberto, che tanto lustro ha dato all’antico “Michele Sarcone”. Altri tempi, ovviamente…