GIORNALE SCOLASTICO – Scuola media Gesmundo di Terlizzi

GIORNALE SCOLASTICO – Scuola media Gesmundo di Terlizzi

INTERVISTA con l’on. GERO GRASSI

“Aprile 1971. Era la prima volta che la Scuola ‘Gemsundo’ organizzava una gita. La foto, che mi ritrae dinanzi al Parlamento, è stata di buon auspicio per me. Chi me lo avrebbe potuto dire, in quel lontano 1971, che un giorno ci sarei entrato come Deputato della Repubblica?”

In occasione di una sua “lezione” sui palazzi del potere a Roma, abbiamo intervistato un nostro ex alunno, ora personaggio politico di rilievo. Le nostre domande hanno riguardato, soprattutto, il periodo in cui era uno studente come noi alla scuola media “Gesmundo”.Cosa ricorda del periodo in cui frequentava la scuola ‘Gesmundo’?
Ho frequentato la Scuola Media negli anni 1968-1971. Furono gli anni del sessantotto che anche a Terlizzi si avverti come bisogno di libertà e partecipazione. Di quel periodo ricordo la tanta povertà che anche a scuola si toccava vedendo le cartelle ed i vestiti di tanti ragazzi. Quegli anni furono anche il tempo dello sbarco sulla Luna che destò attenzione mondiale. Il mio voto agli esami di Scuola Media fu Distinto. In seguito ho frequentato il Liceo Classico e la Facoltà di Giurisprudenza.
Ci racconta di un episodio significativo o df una amicizia per lei importante nata tra i banchi di scuola?
Molti ragazzi della classe che io frequentavo presso la ‘Gesmundo’, la sezione C, come me, venivano dalla Scuola elementare ‘Don Pietro Pappagallo’. Insieme eravamo stati alunni del maestro Vincenzo De Chirico. Il caso ha voluto, poi, che abbiamo frequentato in seguito il Liceo Classico. Negli anni della scuola media noi eravamo sempre insieme. Gioco, divertimento, studio. Tutto questo ha portato a conoscerci benissimo e a rinsaldare una amicizia che, indipendentemente dalle vicende della vita e da qualche capriccio, difficilmente, per quanto mi riguarda, si potrà cancellare.
Un giorno, noi ragazzi della 3 C , giocando in classe, durante la ricreazione, rompemmo un banco. All’epoca erano doppi e noi rompemmo il bracciolo di ferro che teneva unita la spalliera al banco stesso. Il preside Berardi ci rimproverò, poi aggiunse che se lo avessimo fatto riparare non ci avrebbe punito. E noi lo fucemmo riparare con una idea stravagante. Lo trasportammo ad un fabbro, che lavorava vicino la nostra scuola, innalzandolo di peso e mettendoci tutti sotto. Eravamo oltre una ventina. Fu una scena ridicola quando scendemmo dal primo piano ed uscimmo di scuola. Anche il preside non potè fare a meno di ridere. Ma imparammo una lezione: i banchi sono nostri e chi rompe paga.
Un altro episodio?
Conservo gelosamente tra le migliaia di foto che possiedo, alcune della gita scolastica fatta a Roma nell’aprile 1971. Era la prima volta che la Scuola ‘Gemsundo’ organizzava una gita. Il puilman non aveva l’aria condizionata e i ragazzi, per economia, viaggiavano anche sugli strapuntini. Ragazzi e ragazze: una esperienza bellissima cui parteciparono anche le professoresse Anna Altamura e Patrizia De Lucia. La foto, che mi ritrae dinanzi al Parlamento, è stata di buon auspicio per me. Chi me lo avrebbe potuto dire, in quel lontano 1971, che un giorno ci sarei entrato come Deputato della Repubblica?
E cosa può dirci dci professori che ha avuto?
Li ricordo tutti e con enorme affetto. Martina Morgese Tempesta insegnava lettere, latino compreso che a quei tempi era in voga. Rosa De Nicolo prima e Francesco Tempesta dopo insegnavamo matematica e scienze. Tutti due scomparsi. La prof. Di Bari prima e Antonio Piscitelli poi, erano i docenti di inglese. Religione era affidata a don Luigi Urbano e musica alla prof.ssa Maria Polini, anche questi deceduti. Applicazioni tecniche al prof Biagio Di Terlizzi ed Educazione fisica da Armando Maurantonio. Ottimo corpo docente. Il preside per i primi due anni fu Giuseppe Vangi di Corato, poi Gaetano Berardi di Ruvo. I professori erano esigenti, ma bravissimi. Seguivano tutti noi ragazzi con grande affetto indipendentemente dal livello di studio che ognuno di noi produceva. Devo dire che io odiavo le materie scientifiche, invece eccellevo in quelle classiche, tant’è che più volte la professoressa di lettere, in occasione dei compiti in classe, mi invitava a non scrivere romanzi perché io, veramente, occupavo cinque o sei fogli protocollo. Ovviamente lo diceva da un lato per invitarmi alla sintesi, dall’altro perché lei era ‘costretta’ a leggere tantissimo.
In che modo la scuola media ha influito sulle sue scelte di vita futura?
La scuola media mi ha insegnato a ragionare. I tanti compiti italiani della prof.ssa Martina Tempesta a pensare, riflettere e scrivere di me stesso e del mondo che mi circonda.
Quali sono i valori della sua vita che pensa possaio risalire al periodo della scuola media?
Lealtà per chi ci crede, onestà e voglia di imparare sempre.
Se non a Terlizzi, in quale città avrebbe voluto crescere e perché?
Sono felicissimo di essere nato e vissuto a Terlizzi. Amo il mio paese anche oggi che vivo spesso fuori per motivi istituzionali. Mi piace la pietra calda e viva dei palazzi nobiliari di Terlizzi. Non ho mai pensato di nascere da qualche altra parte. Devo dire, purtroppo, che spesso i terlizzesi si fanno male da soli. Io sono orgoglioso di essere terlizzese e di raccontare la mia città attraverso i miei libri.
Cosa pensa della scuola oggi?
La scuola odierna è lo specchio della società che viviamo. Purtroppo nella nostra società molti valori autentici sono stati sostituiti dai virtuali e dai modelli televisivi. La scuola, però, rimane il luogo dove si forma la persona e credo debba essere vissuta da tutti con moltissima serietà.
Cosa drebbe o consiglierebbe ad un ragazzo che frequenta oggi la scuola media?
Credo non mi ascolterebbe. . .considerata la mia età. Se invece fosse disponibile, gli direi di studiare, vedere meno la televisione, utilizzare meno i giochi virtuali ed imparare ad amare la vita attraverso la scuola. Gli direi anche di considerare che la nostra città e la nostra Italia sono come noi vogliamo. Se le amiamo, miglioreranno.
La Redazione