Federalismo sanitario: non può attuarsi senza uno studio attento dei territori

Federalismo sanitario: non può attuarsi senza uno studio attento dei territori

 
di Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
Il federalismo fiscale, come dimostrato dai più grandi economisti del nostro tempo, può rappresentare un’opportunità di crescita per molti territori, ma anche un’occasione di impoverimento per gli stessi, se non verrà attuato con criteri di equità.
C’è una materia che riguarda la totalità dei cittadini, nell’ambito della quale il federalismo può fare grande differenza. Trattasi della sanità.
Il Governo ha presentato il 16 settembre scorso, alla Conferenza delle Regioni, la bozza di decreto legislativo sui costi e i fabbisogni standard per la sanità, in attuazione della Legge delega 42/2009 sul federalismo fiscale.
 
 

di Gero Grassi – Vicepresidente Commissione Affari Sociali Camera dei Deputati
 
Il federalismo fiscale, come dimostrato dai più grandi economisti del nostro tempo, può rappresentare un’opportunità di crescita per molti territori, ma anche un’occasione di impoverimento per gli stessi, se non verrà attuato con criteri di equità.
C’è una materia che riguarda la totalità dei cittadini, nell’ambito della quale il federalismo può fare grande differenza. Trattasi della sanità.
Il Governo ha presentato il 16 settembre scorso, alla Conferenza delle Regioni, la bozza di decreto legislativo sui costi e i fabbisogni standard per la sanità, in attuazione della Legge delega 42/2009 sul federalismo fiscale.
La Legge prevede che i LEA (Livelli Essenziali di Assistenza) siano finanziati integralmente, sulla base di un fabbisogno di finanziamento standard, individuato con apposito decreto.
Si tratta, in sintesi, di avere regole chiare e garantire servizi sanitari essenziali a tutti i cittadini. 
Il diritto alla salute e alle cure è sancito dalla Costituzione italiana, pertanto il federalismo sanitario non può prescindere da questo. Non può generare una sanità completamente diversa da Regione a Regione. Non può permettere che in alcune Regioni la sanità sia eccellente ed in altre non si riescano a coprire neppure i turni al “Pronto Soccorso”.
Se si attuasse un federalismo sanitario iniquo e non attento al rispetto dei LEA, di fatto si aprirebbe una “crepa” nell’unità del Paese, penalizzando le Regioni più povere.
Il rischio non è poi così lontano, visto che la politica dell’attuale Governo di Centrodestra non mira a mettere regole che inducano le Regioni con deficit, a risanare gli stessi nel tempo, ma mira ad utilizzare quei deficit come armi da sfoderare, per relegare le Regioni meno virtuose a posizioni marginali.
Dagli errori si può e si deve imparare, ma se alle Regioni che hanno accumulato disavanzi non si fornisce uno spiraglio di luce, ma coni d’ombra, si andrà incontro a Regioni di serie A e Regioni di serie B.
Il federalismo sanitario non può abbandonare al loro destino le Regioni in difficoltà, deve comunque garantire i LEA ai cittadini che in quelle Regioni vivono. Deve poi fornire regole precise per rientrare negli standard qualitativi e di spesa.
La Conferenza delle Regioni, pur tra molte difficoltà, ha “tenuto” un profilo unitario, consapevole che il crollo delle Regioni più deboli finirebbe per coinvolgere tutti.
La politica di Centrodestra che va avanti con i paraocchi, gioca sul disavanzo di alcune Regioni, per prospettare decisioni che porterebbero ad un federalismo iniquo.
Il Governo di Centrodestra utilizza l’esempio dei disavanzi, per raggiungere scopi lontani dal  federalismo come: ridurre i finanziamenti, ridimensionare il servizio sanitario nazionale e fare spazio alla sanità privata.
Bisogna fare molta attenzione, perché nella confusione è possibile far passare messaggi apparentemente condivisibili, ma che nella sostanza mirano ad avvantaggiare gli uni e a svantaggiare gli altri 
E’ condivisibile la bozza di Decreto laddove conferma che “il fabbisogno necessario alla sanità si determina, con Intesa Stato-Regioni, in sede nazionale, in coerenza con il quadro macroeconomico complessivo. Infatti, quante risorse debbano essere destinate a garantire il diritto alla salute e alle cure è una decisione tutta politica, che rivela quale modello di coesione sociale si vuole in un Paese.”
Il federalismo sanitario non può essere catapultato sui cittadini, negando e togliendo. Deve maturare nel tempo, individuando regole chiare e percorsi precisi, per intervenire capillarmente nei territori, guardando sempre ai bisogni ed alle necessità della gente.