F35: INTERVENTO DI GERO GRASSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

F35: INTERVENTO DI GERO GRASSI ALLA CAMERA DEI DEPUTATI

Resoconto dell’Assemblea – Seduta n. 39 di lunedì 24 giugno 2013

 
GERO GRASSI : Onorevole Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, parto da una considerazione finale. Lo dico al collega che ha appena finito di parlare. Io non ho firmato la mozione di SEL, sono del Partito Democratico, sono contro gli F-35 e ho sempre votato contro il riarmo nelle due scorse legislature (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non credo di essere un’anomalia.
Sul provvedimento in discussione, secondo me ci sono   due ragioni. Ci sono ragioni di ordine giuridico-economico e ci sono ragioni di ordine morale. A me sembra, per le prime, che nel momento in cui non abbiamo ancora una politica di pace europea – io non la chiamo di difesa, ma di pace europea –, nel momento in cui abbiamo ancora eserciti singoli per le diverse nazioni europee, il cui comportamento spesso è in contraddizione tra loro, nel momento in cui sulla materia in questione ci sono atti pubblici, da parte delle nazioni europee, che assumono una valenza che ci deve indurre a riflettere, perché se l’Olanda si comporta in un certo modo, se l’Inghilterra fa altrettanto, se la Germania – la Germania – assume determinati atteggiamenti, noi per lo meno il dubbio dobbiamo averlo…

Resoconto dell’Assemblea – Seduta n. 39 di lunedì 24 giugno 2013

 
GERO GRASSI : Onorevole Presidente, signor Ministro, onorevoli colleghi, parto da una considerazione finale. Lo dico al collega che ha appena finito di parlare. Io non ho firmato la mozione di SEL, sono del Partito Democratico, sono contro gli F-35 e ho sempre votato contro il riarmo nelle due scorse legislature (Applausi di deputati del gruppo MoVimento 5 Stelle). Non credo di essere un’anomalia.
Sul provvedimento in discussione, secondo me ci sono   due ragioni. Ci sono ragioni di ordine giuridico-economico e ci sono ragioni di ordine morale. A me sembra, per le prime, che nel momento in cui non abbiamo ancora una politica di pace europea – io non la chiamo di difesa, ma di pace europea –, nel momento in cui abbiamo ancora eserciti singoli per le diverse nazioni europee, il cui comportamento spesso è in contraddizione tra loro, nel momento in cui sulla materia in questione ci sono atti pubblici, da parte delle nazioni europee, che assumono una valenza che ci deve indurre a riflettere, perché se l’Olanda si comporta in un certo modo, se l’Inghilterra fa altrettanto, se la Germania – la Germania – assume determinati atteggiamenti, noi per lo meno il dubbio dobbiamo averlo. Dobbiamo avere il dubbio sulla validità di questo progetto, sulla validità di questi aerei, sulla opportunità di questa operazione.
Si può continuare e dire tante cose. Si potrebbe   dire – e io credo che affermare poi, come risposta, che questa è demagogia e populismo sia sbagliato – che in un tempo di spending review accentuata, una da parte di chi può farla, e una spending review che c’è gente che fa non perché decide di farla, ma perché costretta a farla, il dubbio sull’opportunità di questa operazione deve venirci. Si potrebbe dire che il costo della manutenzione e dell’efficienza degli F-35 è tre volte superiore al costo dell’acquisto. Si potrebbe dire che per trent’anni noi saremo vincolati ad una massa di denaro che andrebbe tutta in Pag. 69direzione del riarmo. Si potrebbe ipotizzare che questo denaro fosse devoluto alla scuola. Si potrebbe pensare che questo denaro fosse devoluto all’ambiente. Si potrebbe pensare che questo denaro fosse devoluto al welfare.
Guardate, queste cose che vi sto dicendo le ha sostenute   un vescovo in odore di santità oggi che, con me e con tanti altri amici, sulla fine degli anni Ottanta, ha combattuto la battaglia degli F-16. Quel vescovo, in odore di santità oggi, si chiamava don Tonino Bello e aveva insegnato a noi, giovani di diversi partiti che a quel tempo, però, avevamo la responsabilità di un comune della provincia di Bari, che la parola pace, shalom, non va pronunciata a metà, va pronunciata tutta (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) e che la parola pace non può indurci a calcolare quello che dobbiamo fare su un tema del genere, perché il Vangelo ci dice quello che dobbiamo fare. E perché noi dobbiamo fare quello che vogliamo fare ?
Per un motivo molto semplice, perché la nostra coscienza   non starebbe a posto se destinassimo 50 miliardi agli F-35, perché questa è la somma complessiva dell’investimento, dell’acquisto e della manutenzione per un certo numero di anni. Non si oppongano a questa motivazione le ragioni dell’occupazione. Si tratta di mille dipendenti, che non sono pochi, ma sono mille persone. Non si oppongano a queste motivazioni le ragioni dei Trattati internazionali né si venga a dire che usciamo dall’Europa, perché chi parla vorrebbe più Europa, tant’è che aspira ad un unico Ministro della pace europeo, ad un unico Ministro delle finanze, ad un unico Ministro degli esteri e su queste cose la nostra Italia e i Governi che si sono succeduti sono fortemente in ritardo.
Ecco perché io auspico che domani il Parlamento sia   in grado di approvare un’unica mozione, senza paure, senza infingimenti, senza attribuzioni di paternità o di maternità. Io auspico che il Parlamento domani esprima, quasi gridando, la parola pace. Guardate, non è in contraddizione con il Governo. Non è in contraddizione con quello che noi siamo in Europa.
Io   auspico – e concludo – che la vicenda degli F-35 non aumenti divisioni all’interno di quest’Aula e all’interno del Paese ma, ascoltando solo i bisogni delle persone, il Parlamento sappia destinare la manovra economica che si paventa per l’acquisto degli F-35 a chi ne ha bisogno nella nostra Italia, destinando quest’ammasso di denaro a chi la spending review la subisce, perché spesso non può mangiare, non può curarsi, non può studiare. Non credo che tutto questo sia parlare contro il Ministro della difesa o sia parlare contro il Governo. Tutto questo significa parlare a favore dei bisogni primari delle persone. Io sono uno di quelli che nella mozione inserirebbe anche il divieto della costruzione di armi giocattolo, perché è da lì che si parte nella diffusione e nella consapevolezza di una cultura di pace. Io sono uno di quelli che invita il Ministro a cambiare anche il nome del suo Ministero, non Ministero della difesa, ma Ministero della pace. L’Italia nel Mediterraneo, nel Medio Oriente, nel terzo mondo, quello che volgarmente viene chiamato terzo mondo, non deve diffondere gli F-35, deve costruire, insieme con l’Europa, una grande missione di pace, che significa portare lì sviluppo, sanità, istruzione e benessere. Questi sono i nostri F-35 (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).